Trump è la 'faglia' tra Pd e M5s. Calenda: "Noi mai più con Conte"

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AGI - Al di là del posizionamento sull'Ucraina, al di là del 'plauso' per le parole di Trump su Kiev, al di là delle fughe in avanti sulle piazze, "l'avversario da battere rimane Giorgia Meloni". È sulla premier, più che sul potenziale alleato M5s, che i vertici del Nazareno invitano a tenere i fari accesi. Questa la linea che filtra dopo il 'plauso' di Giuseppe Conte a Donald Trump per avere "smascherato la propaganda bellicista dell'Occiedente" sull'Ucraina. Aspirazioni all'unità dei vertici Pd che si scontrano con l'aperta ostilità dei centristi dem - e non solo - nei confronti dei Cinque Stelle.

 

"È stato un errore scommettere sulla vittoria militare di Kiev contro Putin e la Russia", dice Conte. Un errore che ha portato a una "folle escalation militare". Posizione opposta quella dei dem, mai arretrati dalla linea di sostegno al popolo ucraino e dello sforzo di aprire un canale diplomatico, a guida europea, per arrivare a "una pace giusta". La linea di faglia fra Pd e M5s sembra essere tuttavia la posizione rispetto al presidente Usa.

Dal Pd non viene fatta alcuna concessione al tycoon. Anzi. La segretaria Elly Schlein, prima che Conte si esprimesse sulle parole di Donald Trump, si era rivolta alla premier: "Giorgia Meloni venga a dire in aula se ha deciso di indossare la maglia dell'Europa o il cappellino dei Trump". La posizione del Pd è andata poi irrigidendosi dopo le accuse del presidente americano nei confronti di Volodymyr Zelensky. Parole "vergognose", per il responsabile Esteri Peppe Provenzano che stigmatizza gli "insulti di Trump contro l'Europa, contro la verita'".

 

Dalla minoranza dem arriva forte la richiesta di rompere con l'alleato Cinque Stelle. Particolarmente attiva su questo punto è Pina Picierno: "Prendo atto che Conte ha scelto di schierarsi con Trump, con i nemici della democrazia e contro l'Unione Europea, accusandola di essere bellicista. Mi pare che su questo terreno non ci possa essere nessuna alleanza possibile". Su questa linea anche Giorgio Gori: "Giuseppe Conte ha sposato la versione revisionista di Donald Trump. Anzi, l'ha in qualche modo piegata ai suoi presunti sentimenti di pace. E questa è una posizione completamente diversa da quella che noi condividiamo".

Fuori dal Pd, sono i centristi di Azione a porre l'ultimatum a Schlein: "Io non farò più alleanze, nemmeno a livello locale con il M5S, nè, come invece ho fatto in questi mesi, cercherò più di lavorare insieme all'opposizione", dice Carlo Calenda.

 

Da qui l'appello a Elly Schlein perche' il Pd esca dall'ipocrisia e prenda una posizione netta sulle questioni internazionali, aggiunge il leader di Azione annunciando un'iniziativa di solidarieta', lunedi' al Senato. "Spero che nel mentre Elly Schlein prenda una posizione netta", chiosa Calenda. Per i Cinque Stelle è Chiara Appendino, fra i piu' scettici sull'abbraccio con il Pd, a rispondere ai dem: "Siete fuori strada. Il problema non siamo noi, siete voi e la vostra adesione cieca al partito trasversale della guerra. Voi insieme a Meloni avete contribuito ad alimentare il conflitto, a sottrarre soldi a sanità e scuola per comprare e inviare armi e a portare l'Europa al suicidio sostenendo una vittoria militare che mai sarebbe potuta esserci".

 

Il riferimento ai soldi distratti da scuola e sanità per essere investiti in armi riporta ad un'altra fonte di tensione fra Pd e M5s: la 'mossa' da parte di Conte di annunciare la manifestazione contro il governo, che si terra' probabilmente prima della settimana di Pasqua, è stata vista dalla minoranza riformista Pd come un'opa ostile su quei temi che sono prioritari per il Nazareno e che il M5s vuole incrociare con quelli internazionali, a cominciare dalla guerra in Ucraina dove il pd è più sensibile per le diverse sensibilità presenti al suo interno. Tra i due fuochi rimane Avs che su Trump e l'Ucraina ha una posizione propria: vicino a Conte, per quello che riguarda la condanna della "deriva bellicista", come ricorda Nicola Fratoianni, ma nettamente distante da Trump, "avversario frontale". I vertici dem, tuttavia, sono consapevoli che il M5s aspira a conquistare una fetta di elettorato sovrapponibile a quella del Partito Democratico e, dunque, quella di Conte è stata una mossa in qualche modo prevedibile.

 

"Ce ne attendiamo altre da qui in avanti, sarà cosi' fino alle elezioni perché loro cercano di massimizzare il consenso", è il ragionamento. Ora, la linea e' quella di non arretrare rispetto all'impegno preso dal gruppo dirigente Pd di riannodare i fili con i territori, a partire dalle aree interne e montane. La segretaria è impegnata per questo in un lungo tour che serve anche a raccogliere proposte per il programma che verrà: è stata in Veneto e all'Aquila, sarà presto in Calabria. Allo stesso tempo, i vertici intendono perseguire la strada dell'unita' del centrosinistra per battere le destre a cominciare dalla prossima sfida elettorale, a Genova, dove con Silvia Salis si è riusciti a compattare quel fronte largo di centrosinistra che era mancato alle regionali in Liguria. 

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