AGI - "Le intercettazioni si fanno solo dietro all'autorizzazione dell'autorità giudiziaria. Il nostro Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria non ha mai stipulato nessun contratto con qualsivoglia società di qualsiasi tipo. Nessuna persona è stata mai intercettata da strutture finanziate dal ministero della Giustizia nel 2024 e nessuno è stato intercettato dalla Polizia Penitenziaria". Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, rispondendo durante al question time alla Camera a una domanda del deputato Davide Faraone sul caso Paragon e la questione se il sistema di intercettazione sia stato usato dalla Polizia Penitenziaria per intercettare i giornalisti.
Per la segretaria del Pd, Elly Schlein, "il governo Meloni sarà ricordato come il governo della fuga perenne, campioni del mondo di scaricabarile con le proprie responsabilità. Infatti dopo l'inquietante liberazione di Almasri, in cui Giorgia Meloni si è data alla latitanza con il Parlamento, ora il governo tenta di squagliarsela anche sul caso Paragon. Sappiamo che giornalisti e attivisti italiani sono stati spiati con il spyware Graphite, utilizzato esclusivamente da organi dello Stato. E' preciso dovere del governo - ha sottolineato la leader dem - fare chiarezza e dirci chi spiava queste persone e per quale motivo, risposta che oggi lo stesso governo si è rifiutato di dare alle interrogazioni in Parlamento, in cui peraltro si chiedeva se la Polizia penitenziaria avesse mai acquisito o utilizzato Paragon. Prima ancora di rispondere a questa semplice domanda, il sottosegretario Mantovano ha comunicato la classificazione di queste informazioni. Cosa sta nascondendo il governo Meloni? Il Paese - ha concluso Schlein - si merita risposte e il luogo dove fornirle è il Parlamento".
Sul caso Paragon è intervenuto anche Matteo Renzi. "Noi chiederemo accesso agli atti sulle spese per intercettazione di tutte le Procure della Repubblica. E non ci fermiamo. Lo facciamo perchè abbiamo combattuto quando hanno violato la nostra privacy con intercettazioni illegali e perquisizioni illegittime. E allora abbiamo promesso che saremmo andati fino in fondo. Scopriremo presto chi sta mentendo agli italiani - ha scritto su X il leader di Italia viva. Nordio dice in Aula che il ministero della Giustizia non ha mai stipulato contratti con società che hanno Trojan. Se è vero ciò che dice il ministro, e noi abbiamo il dovere di credergli, a questo punto è evidente che nel Governo qualcuno mente", è un altro passaggio del post pubblicato dal leader di Italia viva.
Intanto, sul caso dei giornalisti e degli attivisti spiati anche in Italia, attraverso lo spyware Graphite della società Paragon Solutions, è in arrivo una denuncia contro ignoti alla procura di Roma. E' l'iniziativa straordinaria di Federazione nazionale della stampa italiana e Ordine nazionale dei giornalisti, presentata nel corso di una conferenza stampa nella sede della Federazione alla quale hanno preso parte la segretaria generale Fnsi Alessandra Costante, il presidente Fnsi Vittorio di Trapani, il presidente nazionale dell'Ordine Carlo Bartoli, la segretaria nazionale dell'Ordine Paola Spadari e l'avvocato Giulio Vasaturo, che fornisce a sindacato e Ordine supporto legale a sostegno dell'iniziativa. La denuncia, firmata a conclusione della conferenza stampa, sarà depositata nelle prossime ore.
"Speriamo che siano i magistrati a chiarire i contorni di un caso che potrebbe avere dimensioni molto più ampie di quelle emerse sino ad ora - ha premesso Alessandra Costante - C'è stato un solo giornalista spiato, Francesco Cancellato? Ne siamo sicuri? Noi temiamo di no, pensiamo che altri colleghi abbiano subito la stessa sorte e ci sono indizi in tal senso, a partire dalla decisione di Paragon di sospendere il contratto, per quanto il governo neghi". Per la segretaria generale della Fnsi, "lo spyware potrebbe essere stato utilizzato su larga scala, e a farlo potrebbero essere state anche 'schegge impazzite': vogliamo saperlo, i giornalisti devono essere liberi di fare il loro mestiere. Il Media Freedom Act, il regolamento europeo sui media, sancisce il divieto di intercettare, soprattutto con i software-spia, i cronisti, se non in casi di eccezionale gravità: ma tra i Paesi che si sono opposti con più decisione all'introduzione di questo principio c'erano proprio Italia e Francia... Quello che il governo non vuole dire, magari lo sapremo grazie a qualche giudice a Berlino...".
"Vogliamo sapere chi è stato spiato, da chi e perchè - ha ribadito il presidente Fnsi, Vittorio Di Trapani - non è tollerabile che venga apposto il segreto di Stato su una circostanza di questo tipo ed è per questo che abbiamo deciso di rivolgersi alla magistratura, per sapere ciò che il governo non vuole dire nemmeno al Parlamento. La denuncia è nell'interesse non dei giornalisti ma dei cittadini ed era una iniziativa non scontata: la Federazione poteva restare alla finestra e aspettare e invece ha deciso di giocare la partita nel tentativo di arrivare alla verità. E' importantissimo che con noi ci sia l'Ordine, si tratta di tutelare un valore costituzionale fondamentale quale la libertà di informazione".
"Cancellato - ha ricordato Di Trapani - ha saputo di essere stato spiato non dall'autorità ma da un messaggio Whatsapp: rivolgiamo un appello a tutti i colleghi che avessero ricevuto un messaggio analogo a dirlo, la Federazione è qui, al loro fianco". Anche per il presidente dell'Ordine, Carlo Bartoli, "l'intera vicenda presenta tanti lati oscuri, che non si riesce a chiarire. E' la prima iniziativa della storia di questo tipo intrapresa da Federazione e Ordine, non si sa chi e perché abbia spiato uno o più giornalisti, circostanza che confligge con la democrazia. Non può esserci segreto di Stato su un caso come questo. Dopo 20 giorni di versioni contrastanti non potevamo più aspettare, avremmo preferito che a fare chiarezza fosse chi aveva il dovere di farlo ma ora siamo costretti a rivolgerci alla magistratura. Paragon non si compra al supermercato, il chi e il perché ha spiato Cancellato e forse altri deve venir fuori. La denuncia - ha concluso Bartoli - è l'atto finale ma non molleremo la presa: non difendiamo la privacy di un collega, ma il segreto professionale e con esso la libertà di tutti i cittadini".