AGI - L'ultimo colpo in ordine di tempo lo sferra direttamente Elly Schlein, ospite di 'Che tempo che fà, ribadisce la contrarietà del partito nazionale al terzo mandato. Manca ancora quasi un anno alle Regionali in Campania, ma siamo già a un punto di svolta, perché intorno alla ricandidatura di Vincenzo De Luca ruotano le manovre politiche del centrosinistra e, indirettamente, anche del centrodestra.
Se non bastasse, la segretaria del Pd lancia un'altra frecciata all'attuale 'governatore': "Possono votare tutte le leggi regionali che vogliono - dice sempre in quell'intervista - ma questo non cambia la posizione del partito. Se qualcuno non è abituato, perché prima funzionava direttamente, adesso è bene che si abitui al cambiamento". Il presidente della Regione incassa le parole di Schlein e va avanti per la sua strada. "Io mi ricandido. Chi ci sta ci sta", ripete da tempo come un mantra.
E il partito campano? Sabato la commissione Affari istituzionali del Consiglio regionale ha approvato la proposta di legge che prevede il recepimento della norma nazionale, che dispone la non rieleggibilità alla carica di presidente di Regione per chi, allo scadere del secondo mandato, ha già ricoperto ininterrottamente tale carica per due mandati consecutivi. Il computo, però, decorre da quello in corso all'entrata in vigore della legge regionale, quindi De Luca andrebbe per il secondo mandato e non per il terzo. Dopo riunioni infuocate tra il gruppo dei dem e l'ex sindaco di Salerno e call con il partito nazionale, hanno votato a favore sette consiglieri su otto (Bruna Fiola si è astenuta). In un documento politico firmato da tutta la maggioranza c'è una postilla: il voto sul terzo mandato non si traduce nell'indicazione della candidatura di De Luca, perché il nome del candidato spetta alla coalizione. Se si tratta di un modo per spostare il problema più in là o di una presa di posizione concreta, lo si capirà con il tempo. Intanto domani la norma sul terzo mandato arriva in Consiglio e a De Luca servono 26 presenze in aula per garantire il numero legale.
Il 'governatore' può contare su una maggioranza di massimo 33 voti, quindi quelli del Pd potrebbero essere decisivi nel caso in cui il gruppo si dovesse spaccare. Resta alla finestra il M5s che, in caso di rottura e di ricandidatura di De Luca senza il simbolo del Pd, potrebbe giocare le sue carte per costruire il campo largo, magari mettendo in campo due profili come Roberto Fico e Sergio Costa, sui quali si potrebbe trovare un'intesa anche con i dem. Il centrodestra, intanto, sfrutta le tensioni nel campo opposto e si lancia all'attacco di De Luca e dei dem. "Ci sono due Pd, quello di Roma e quello di Napoli. Semplicemente ridicoli", ironizza il commissario regionale di FdI, Antonio Iannone. Una strategia utile per accentuare le frizioni nel campo opposto e, allo stesso tempo, per mascherare le divisioni interne sulla scelta del candidato. Insomma, se Atene piange, Sparta non ride. Tutte le volte che, negli ultimi mesi, la discussione si è spostata sul nome da scegliere per le regionali, il livello di scontro si è subito alzato.
Dopo l'affaire Sangiuliano-Boccia, che ha di fatto cancellato le possibili ambizioni dell'ex ministro della Cultura, i due nomi al momento più accreditati sono quello del viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, in quota FdI, e di Fulvio Martusciello. Il capodelegazione di FI al Parlamento europeo non ha mai nascosto le sue aspirazioni e, nelle ultime settimane, ha moltiplicato gli attacchi a De Luca e al Pd, arrivando anche a chiedere la fine anticipata della consiliatura qualora venisse bocciata la norma sul terzo mandato. Martusciello ha sempre precisato che il candidato sarà scelto dai leader nazionali, ma il sostegno del segretario nazionale Antonio Tajani appare abbastanza scontato. Il coordinatore regionale degli Azzurri è pronto a giocare tutte le sue carte. E sondaggi interni commissionati da ambienti vicini al centrodestra, lo vedono favorito sia in uno scontro diretto con De Luca, sia in una sfida a tre.
La scelta di correre in Campania, però, può non essere semplice per lui, visto che a Bruxelles ha un ruolo di peso e ha affiancato Tajani nel consolidare i legami con il Ppe. Anche Manfred Weber, però, gli ha espresso sostegno pur dicendo che la sua sarebbe una perdita significativa. De Se FdI e FI rimarcano i consensi ottenuti in occasione delle ultime tornate elettorali nazionali e locali, la Lega non vuole stare a guardare. Niente fughe in avanti e personalismi, sottolinea il capogruppo in Consiglio regionale, Severino Nappi, rimandando la scelta al tavolo nazionale. E non a caso Nappi parla delle prossime Regionali come di una "prova di maturità per la classe dirigente". Un promemoria agli alleati per non ripetere gli errori del passato, quando il centrodestra a Napoli e in Campania è arrivato diviso e in ritardo alle scadenze elettorali, aprendo la strada alle vittorie del centrosinistra alle Regionali e alle Comunali di Napoli.