AGI - Sullo Ius Scholae "dico che bisogna andare avanti: non sono un pericoloso lassista che vuole aprire a cani e porci, ma perché bisogna guardare avanti". Il ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, Antonio Tajani, intervenendo al Meeting di Rimini, torna sulla proposta di riforma della legge sulla cittadinanza.
"Non sono nè un sovversivo nè un estremista di sinistra, ma dico che bisogna guardare la realtà per quella che è. Insisto sulla cultura perché se tu accetti di essere europeo nella sostanza, sei italiano ed europeo non per il colore della tua pelle ma perché hai quelle convinzioni, quei valori, quell'anima. Se poi i tuoi genitori sono nati a Kiev come Dakar è la stessa cosa", ha aggiunto, "chi è più italiano: chi ha i genitori stranieri ma canta convinto l'Inno di Mameli, o chi è italiano da sette generazioni ma l'Inno non lo canta?".
"Non utilizzare Berlusconi per fare polemiche"
"Io non faccio polemiche, credo di conoscere bene il pensiero di Berlusconi. E non credo che Berlusconi debba essere utilizzato per fare polemiche politiche", ha poi aggiunto il vicepremier a proposito delle frizioni con la Lega, che ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un video con il defunto leader azzurro, "io non ho fatto polemica politica, non intendo fare polemica politica con nessuno. So quello che diceva Berlusconi".
"Berlusconi - spiega Tajani - si riferiva a un corso di studio di cinque anni. Quindi non basta avere avuto l'iscrizione per cinque anni, noi diciamo che serve un corso di studio completo, cioè la scuola dell'obbligo vale a dire fino a 16 anni, non con la semplice iscrizione ma con il raggiungimento del titolo che dimostri di fatto la conoscenza e lo studio della cultura italiana. Questa è una linea che garantisce molta più integrazione di quella che è prevista dalla legge attuale che dice che a 18 anni puoi diventare cittadino italiano". Poi, sottolinea Tajani, "preferisco uno che non ha il cognome italiano e che ha i genitori non nati in Italia e che canta l'inno di Mameli a uno che è nato in Italia e ha genitori italiani e che si rifiuta di cantare l'inno di Mameli".
Sullo Ius Scholae, le differenze di vedute con Matteo Salvini ci sono, dato che "siamo partiti diversi, sennò saremmo un partito unico", spiega: "Noi "siamo per il programma di governo, quello che ci vincola è il programma" e quindi così "come ci sono altri punti che non sono nel programma di governo che vengono sottolineati da altri alleati, ne parliamo. Però non è che perché un tema non è nel programma di governo non se ne può parlare". Ognuno ha diritto a dire" quello che pensa, sottolinea: "Io non impongo niente a nessuno, ma non voglio neanche che nessuno imponga qualche cosa a me, quindi sono libero di parlare".
Al fianco di monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia della Vita, Tajani ha affermato che "bisogna aumentare gli studenti africani che studiano in Italia per avere più esperti, "ambasciatori", che parlano l'italiano oltre alla loro lingua madre. Ma "non voglio parlare degli africani che poi intendono diventare cittadini italiani, non ne parlo sennò qualcuno si arrabbia. Mi riferisco allo Ius Scholae ". "Viva lo Ius Scholae!", ha esclamato in risposta monsignor Paglia.