Renzi tira dritto verso il centrosinistra ma M5S e pezzi di Italia viva frenano

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AGI - Programma, credibilità, coerenza. Dalla linea ideale che congiunge questi tre punti potrebbe risultare il perimetro del campo progressista. A queste tre parole sembrano affidarsi, al momento, le forze dell'opposizione per mettere da parte veti, diffidenze e resistenze interne ai singoli partiti. Soprattutto per non rischiare di impantanarsi nell'eterno dilemma "Renzi si', Renzi no". La foto dell'Aquila ha riacceso un dibattito che sembrava superato con la scelta del "tridente" Partito Democratico-Movimento 5 Stelle-Alleanza Verdi Sinistra. Quell'abbraccio fra Matteo Renzi ed Elly Schlein è rimasto indigesto a molti, soprattutto dentro Italia Viva. Ancora più indigeste sono state le parole che quella foto hanno accompagnato: "Le elezioni europee ci pongono di fronte a un bivio", ha spiegato il leader Iv: "Un nuovo soggetto centrista o il centrosinistra". Un bivio che Renzi supera con agilità - troppa agilità, per i critici - spiegando che proprio il voto Ue ha certificato uno scenario bipolare che non lascia spazio a Terzi Poli. "Se il Terzo Polo non ha trovato il suo spazio alle Europee, figuriamoci cosa accadrà alle politiche".  Di più: "Il Terzo Polo ha spalancato le porte al bipolarismo", aggiunge Renzi. Tra i critici si iscrive il deputato di Iv Luigi Marattin che, dopo aver lanciato con il deputato di Azione, Enrico Costa, un appello a non rassegnarsi al bipolarismo, ha lanciato una sua newsletter: "Nello scorso congresso (ottobre 2023) Matteo Renzi fu eletto presidente sulla base di un posizionamento politico completamente diverso. Per questo - banalmente per questo - c'è bisogno che un eventuale nuovo posizionamento passi attraverso un altro congresso", spiega Marattin.

 

 

Ma, se è vero che c'è da affrontare l'appuntamento con l'assemblea di Italia Viva prevista a settembre, dove potrebbe essere messa ai voti la mozione per il congresso, è anche vero che Renzi sembra muoversi più spedito di qualsiasi passaggio interno al partito. "Dopo aver ascoltato tutti, ho fatto ciò che deve fare un leader politico: ho indicato una strada", scrive l'ex premier in un post, consapevole che "il sentiero è stretto", ma "un politico non deve inseguire gli altri, altrimenti sarebbe solo un influencer". Un sentiero che nei piani del senatore di Riano sull'Arno porterà a formare "l'ala blairiana del centrosinistra". Strana scelta di termini nel giorno in cui a Montecitorio si rivede Paolo Gentiloni ospite della presentazione del libro a cui ha partecipato il senatore dem Filippo Sensi, già stretto collaborato di Renzi, e dal titolo che in qualche modo richiama la terza via dell'ex premier britannico. "La Quarta Via - Il Changed Labour". E Gentiloni entra direttamente nel cuore del problema quando dice che un rassemblement alla francese, modello Nuovo Fronte Popolare, in Italia non funzionerebbe. "Serve una coalizione costruita su un programma che abbia vocazione di governo".

 

 

 

Il programma, dunque. "La coalizione di centrosinistra e dei progressisti si costruisce sui programmi", ripete il senatore Alessandro Alfieri, membro della segreteria di Elly Schlein: "È il lavoro fianco a fianco e sul territorio che sarà decisivo per la costruzione dell'alternativa credibile di governo di governo", sottolinea Alfieri all'AGI. "È importante che Matteo Renzi abbia preso atto che c'è un sistema bipolare. Bisogna tenere presente che le soluzioni calate dall'alto non funzionano, serve un programma di governo credibile".

 

Una formula, programma credibile di governo, che ripetono anche dalle parti del Movimento 5 Stelle. Subito dopo la "virata" di Matteo Renzi, il presidente Giuseppe Conte ha avvertito la coalizione: "Renzi prima mi attaccava sulla gestione della pandemia e ora dice che sono un interlocutore privilegiato. La politica per noi è una cosa seria". Ancora più netto il capogruppo M5s alla Camera: "Io credo che il campo di Renzi sia il centrodestra. Basta guardare i suoi voti in Parlamento. Dalla giustizia all'ambiente al lavoro, Renzi mi sembra più vicino alla maggioranza", spiega Francesco Silvestri precisando che non di veto si tratta, ma di opportunità. Distanze che, al momento, sembrano incolmabili. Eppure, a scandagliare fonti dem e M5s c'è la consapevolezza che, se si parte dalle battaglie comuni come quella dell'Autonomia differenziata dei passi avanti si possano fare. "La questione non è Renzi sì o Renzi no", spiegano fonti parlamentari M5s sottolineando il fatto che per il Movimento è sempre il programma "la bussola delle convergenze e delle alleanze" e che l'alternativa a Meloni parte dalla definizione di un programma "condiviso, credibile e da una sommatoria di sigle".  

 

 

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