Renzi agita i liberal e la sinistra nel Pd, ma regge la 'pax Schlein'

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AGI - "Here we go again", esclama occhi al cielo la ex deputata Pd in visita a Montecitorio: "Ci risiamo". Il riferimento è all'eterno dibattito "Renzi sì-Renzi no" che è tornato ad animare il partito dalla foto dell'Aquila. Un abbraccio, quello fra Elly Schlein e Matteo Renzi, che è il passato e il presente del Pd. Forse anche il futuro, se le cose andranno come l'ex rottamatore spera: "Voglio costruire l'ala blairiana del centrosinistra". Parole che hanno messo in allerta la sinistra del Pd. Ma non solo.

Poco dopo la pubblicazione della foto da parte di Renzi, un esponente di rilievo della sinistra 'ortodossa' del Pd come Andrea Orlando è tornato a chiedere al parlamento di "sciogliere i nodi evidenziati dalla consulta sul Jobs Act". Un caso, forse, ma il messaggio sembra essere indirizzato allo stesso Renzi. Ieri, inoltre, l'ex ministro è intervenuto sui social per dire che è un bene che si torni a discutere di centrosinistra, sempre che non sia una discussione fatta con lo specchietto retrovisore, utilizzando esclusivamente riferimenti al passato.

 

La chiosa è ironica: "Tornano la cool Britannia, Blair, l'Ulivo, il trattino del centrosinistra. Manca solo la colonna sonora delle Spice Girls. Benvenuti negli anni '90!". Un riferimento al convegno che ha riportato a Montecitorio Paolo Gentiloni e che aveva per tema proprio la Gran Bretagna, il 'changed labour' di Keir Starmer, e la 'quarta via'. Al convegno partecipava Filippo Sensi che, senatore del Pd che risponde con un post in cui segnala che, nonostante Corbyn avesse preso più voti di Starmer, il primo ottenne meno deputati del secondo.

"Come ti prepari e schieri la squadra conta. Questo vuol dire intelligenza dei processi, cultura di governo, non farsi fregare, non correre dietro al fatto di flettere i muscoli e fare il pieno delle piazze". Che è, poi, la riproposizione in salsa british dell'antico dualismo fra socialisti e liberal nel Pd. Ma la sinistra del partito non è sola ad agitarsi.

Anche fra la minoranza riformista dei dem c'è chi nutre qualche dubbio sull'impatto che un ritorno di Renzi nell'alveo del centrosinistra potrebbe avere. Ci si domanda, ad esempio, quale sarà il futuro dei riformisti del Partito Democratico, se a fare l'ala blairiana dovesse essere Renzi.

Il timore è che l'allargamento porti a un Pd "de-centrizzato". La sfida, osserva allora un parlamentare dem di area liberal, è riuscire a farsi interlocutori privilegiati di mondi come quello degli imprenditori, dei cattolici e dei liberal. Nell'attesa di conoscere le mosse dei protagonisti di questo processo, a parlare è il Transatlantico: deputati e senatori di Italia Viva conversano a braccetto con colleghi del Partito Democratico come non si vedeva da anni.

L'agitazione all'interno dei "due corni" del Pd, tuttavia, è destinata a rimanere solo all'interno della chat e delle chiacchiere fra parlamentari. Elly Schlein, che di Renzi non parla se non per dire che lei "non pone veti e non ne accetta da nessuno", sente di avere il vento in poppa dopo i risultati delle europee - con l'insperato 24 per cento che ha fatto del Pd il primo partito all'interno del gruppo S&D - e delle amministrative. La speranza è quella di andare a vincere anche in autunno con un tre a zero sul centrodestra.

Una vittoria in Umbria ed Emilia-Romagna è considerata "alla portata" dai vertici del Nazareno. Ma anche in Liguria, se alla fine si voterà, le chance che i dem si danno sono alte. È per questo stesso entusiasmo che la partita sulle nomine europee è passata praticamente sotto silenzio in casa dem. La segretaria ha condotto in perfetta solitudine le trattative. Lo aveva annunciato al Nazareno incontrando i neoeletti, subito dopo il voto europeo, ricevendone un via libera unanime.

 

Ma la scelta ha generato lo stesso qualche malumore. Nella minoranza Pd si dice che, da prassi, è il capogruppo a condurre le trattative sui ruoli politici. Invece, viene fatto notare da parlamentari di minoranza, Nicola Zingaretti è stato eletto, all'unanimità, dopo che i giochi erano stati fatti e il capogruppo uscente, Brando Benifei, non è mai entrato veramente in partita. O, almeno, così è apparso a esponenti della minoranza Pd. Certo, fanno notare, se si confrontano i numeri dei parlamentari Pd con gli incarichi conquistati "non siamo andati avanti rispetto alla scorsa legislatura".

Secondo un'altra lettura, però, Elly Schlein, rinunciando oggi ad alcuni incarichi, ha maturato un credito nei confronti di spagnoli e tedeschi a metà legislatura. È ancora in piedi, infatti, l'ipotesi del ticket fra Iratxe Garcia Perez e Stefano Bonaccini. E, se fra due anni Antonio Decaro dovesse andare a fare il presidente della Puglia, Alessandra Moretti potrebbe prenderne il posto alla Commissione Ambiente. 

 

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