AGI - Una giornata intensa, quella di oggi, per Giorgia Meloni, con una doppia visita in Medio Oriente: la prima in Giordania, ad Aqaba, dove la presidente del Consiglio è stata ricevuta da re Abdullah II, la seconda in Libano, dove ha incontrato il primo ministro Najib Mikati e il presidente del Parlamento, Nabih Berri. Meloni e Abdullah II hanno discusso della situazione in Medio Oriente e degli sforzi comuni per un cessate il fuoco a Gaza e per il rilascio degli ostaggi israeliani in linea con la risoluzione 2735, ribadendo la necessità di un processo politico che conduca alla soluzione dei due Stati. Insieme hanno concordato di continuare a lavorare in stretto coordinamento per promuovere risposte efficaci e concrete a questa drammatica emergenza.
Anche in Libano Meloni si è confrontata con i suoi interlocutori sulla crisi in atto nella regione e sugli sforzi in corso per giungere a un cessate il fuoco in Libano e a Gaza. Meloni ha ribadito la necessita' di assicurare in ogni momento la sicurezza del personale di Unifil e ha avuto uno scambio su come promuovere una reale e piena applicazione della risoluzione 1701. In questo quadro, ha rinnovato l'impegno dell'Italia a sostenere le capacita' delle forze armate libanesi in modo che possano assumere le responsabilità previste all'interno della risoluzione 1701.
Negli incontri c'è stato anche spazio per l'emergenza degli sfollati libanesi, che si unisce a quella dei rifugiati siriani, su cui l'Italia continuerà a impegnarsi, anche in seno all'Unione Europea, per creare le condizioni per un ritorno volontario, sicuro, dignitoso e sostenibile dei rifugiati. "Sono fiera di essere stata il primo capo del governo a essere venuto in Libano dall'inizio dell'escalation", ha detto Meloni parlando con i giornalisti a Beirut.
"Siamo venuti qui soprattutto a ribadire l'impegno italiano per un cessate il fuoco. L'Italia - ha sottolineato - si è fatta promotrice, insieme ad altre nazioni, di una proposta di cessate il fuoco di 21 giorni. Entrambi i miei interlocutori di oggi, il primo ministro Mikati e il presidente del parlamento Berri, hanno aderito a questa proposta. Credo che adesso serva uno sforzo da parte israeliana". Poco prima, nelle dichiarazioni congiunte con Mikati, la presidente del Consiglio ha affermato che è "inaccettabile attaccare l'Unifil" chiedendo, "ancora una volta, che tutte le parti facciano ogni sforzo per garantire in ogni momento la sicurezza dei soldati".
"Sono pertanto convinta - ha proseguito Meloni - che Unifil debba essere rafforzata perché solo così si potrà voltare pagine. E penso anche che dobbiamo tornare alla missione originale di Unifil". L'obiettivo che tutti quanti abbiamo - ha aggiunto - è quello di mettere le forze armate libanesi nella condizione di poter avere pieno controllo del loro territorio". Assicurando che "come Italia cercheremo di fare di più" nell'ambito della Missione bilaterale in Libano, Meloni ha evidenziato la necessità di "sostenere, rafforzare le istituzioni libanesi in questo scenario complesso che stiamo vivendo. Non sono il tipo di leader che vuole dire agli altri quello che dovrebbero fare - ha continuato - ma questa nazione sta soffrendo e avere istituzioni che funzionano è fondamentale per essere capaci di difendere i propri interessi".
"Sono d'accordo con il primo ministro Mikati sulla necessità di una piena applicazione della risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu 1701: a sud del fiume Litani non deve esserci altra presenza militare se non quella dell'Unifil e delle Laf", ovvero delle Forze Armate Libanesi, ha aggiunto la premier garantendo a Mikati che può "sempre contare sull'Italia" e che "faremo tutto quello che è in nostro potere per far tornare la pace e prosperità in questo Paese amico".
Durante il punto stampa Meloni ha anche risposto ad alcune domande sulla decisione della sezione immigrazione del tribunale di Roma di non convalidare il trattenimento dei migranti all'interno del centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader, in Albania. "È molto difficile lavorare e cercare di dare risposte a questa nazione quando si ha anche l'opposizione di parte delle istituzioni che dovrebbero aiutare a dare risposte", ha detto Meloni definendo "pregiudiziale" la decisione. Poi ha aggiunto: "Troverò una soluzione anche a questo problema. Perderemo ancora del tempo ma ho già convocato il Consiglio dei ministri lunedì anche per risolvere questo problema, perché intendo andare avanti. Gli italiani mi hanno chiesto di fermare l'immigrazione illegale e io faro' del mio meglio per limitare l'immigrazione illegale di massa. Mi dispiace che in un momento nel quale tutta l'Europa guarda con interesse a qualcosa che sta facendo l'Italia, noi tentiamo come sempre di metterci da soli i bastoni tra le ruote, ma è un tema che si risolverà presto".
"Ho convocato un Consiglio dei ministri per lunedì - ha precisato Meloni - per approvare delle norme che servono a superare questo ostacolo, perché io non credo che non sia una competenza della magistratura stabilire quali sono i paesi sicuri e quali no: questa è una competenza del governo. E quindi forse il governo deve chiarire meglio che cosa si intende per paese sicuro". "Penso che la decisione dei giudici di Roma sia pregiudiziale, lo dimostra che alcuni di questi giudici avevano criticato l'accordo con l'Albania ancora prima di entrare nel merito. E temo che debba anche colpire il fatto che questa decisione dei giudici è stata anticipata ieri da alcuni esponenti del Partito democratico", ha infine detto la premier.