AGI - Tenere fuori dalla maggioranza i conservatori di Ecr facendo entrare i Verdi Europei. Il sentiero a cui guarda Elly Schlein è più stretto di quanto si pensi e le incognite non mancano. La segretaria ha preso in mano la partita europea dei dem, come annunciato nell'assemblea con i neoeletti del 14 giugno. Durante la sua missione a Bruxelles, ha condotto personalmente i colloqui con i leader della famiglia socialista europea e non solo. Al momento le strade per arrivare a 'dama' ed eleggere la commissione senza i voti dei conservatori sembrano due. La più naturale è quella che porta ai Verdi che, come Schlein ha spiegato, condividono con la famiglia socialista molti temi a partire dalla necessita' di andare avanti con gli investimenti comuni e il Green Deal. "Il Pd è intenzionato a fare valere il proprio peso. Lo abbiamo fatto in campagna elettorale, lo abbiamo fatto firmando un impegno a dire no a qualsiasi tipo di alleanza co il gruppo Ecr guidato da Giorgia Meloni cosi' come con il gruppo Id di cui fanno parte Le Pen e Salvini. Per noi sarebbe molto importante allargare ad altre famiglie democratiche come i verdi europei con i quali ci sono tanti obiettivi condivisi a partire dalla difesa del green Deal e dalla necessita' di accompagnarlo con tutte le risorse che servono per una conversione che non lasci indietro nessuno".
Ma i Verdi, come ogni gruppo al parlamento europeo, hanno al loro interno sensibilità diverse e non è garantito che si riesca a portare tutti a votare von der Leyen. Voto che, va detto, è elettronico e segreto. Dunque, il rischio di 'brutte sorprese' è sempre dietro l'angolo. D'altra parte una forza come il Movimento 5 Stelle che aspirava a entrare nel gruppo dei Verdi solo fino a pochi mesi fa, si è detta contraria alla rielezione di Ursula von der Leyen. "Von der Leyen è passata dalla transizione verde a quella verde militare. Noi non la sosterremo, non sosteniamo chi dice di voler spendere 500 miliardi in armi", spiega il capogruppo del M5s alla Camera, Francesco Sivestri. Questo mentre Giuseppe Conte guarda alla formazione di un nuovo gruppo progressista, magari unendo le forze con la delegazione di Smer che fa capo allo slovacco Robert Fico, anch'essa senza un tetto nel parlamento europeo. Gli eletti senza un gruppo di appartenenza son in totale 87. Per questa ragione le trattative in questi giorni sono convulse. E questo porta alla seconda strada che potrebbe seguire von der Leyen se volesse tenere fuori dalla maggioranza l'Ecr. Una serie di trattative 'a la carte' con singoli esponenti ed eletti, anche senza 'casa' europea per spingerli a trasferirsi in uno dei partiti che comporranno la maggioranza. Come accadde per la formazione della maggioranza Ursula (che comprendeva i Cinque Stelle).
Il primo sentiero, quello dei Verdi, per quanto stretto è il più naturale. E tuttavia, rilevano fonti parlamentari del Pd, potrebbe richiedere dei sacrifici proprio ai dem. Perché per entrare nella maggioranza, i Verdi potrebbero pretendere una contropartita in termini di posti chiave nelle commissioni. E i dem hanno aperta, in questo momento, la stessa partita. Lo 'switch' tra Iratxe Garcia Perez e la dem Camilla Laureti fra due anni e mezzo è una possibilità, al momento. Una intesa. Ma da qui a metà legislatura tante cose potrebbero cambiare. Per questa ragione, nella minoranza Pd, c'è chi sottolinea la necessità di portare a casa almeno un "pareggio", ovvero un accordo che eguagli il peso del Pd nella scorsa legislatura: vicepresidenza del Parlamento Europeo e una commissione di peso. Il campione di voti, Antonio Decaro, ha già fatto sapere di essere interessato alla Commissione Regi, quella che si occupa dello sviluppo economico delle regioni. "Cerchero' di occuparmi di fondi europei, che sono le risorse che abbiamo utilizzato, soprattutto nel Meridione, che ho seguito come presidente dell'Anci", ha detto l'ex sindaco di Bari.
Un'altra commissione che potrebbe fare al caso di Decaro è, poi, quella dei trasporti e del turismo, la Tran. Nonostante questo, tanto Decaro Quanto Matteo Ricci sono dati come possibili candidati del Pd alle prossime regionali di Puglia e Marche. Una ipotesi che circola soprattutto all'interno della maggioranza del partito. Altra casella da riempire per il Pd e' quella del capodelegazione. A sentire fonti dem, in pole position ci sarebbe Nicola Zingaretti, al secondo mandato europeo e, per questo favorito su Stefano Bonaccini. Per l'ex presidente dell'Emilia Romagna potrebbe aprirsi la strada per una delle vicepresidenze del Parlamento di Bruxelles, incarico più istituzionale e meno tecnico che consentirebbe a Bonaccini di mantenere il ruolo di presidente del partito. Il ruolo a cui più tiene la segretaria, tuttavia, è quello di capogruppo S&D. Fonti Pd rilevano infatti che i dem hanno già fatto un passo indietro lasciando agli spagnoli del Psoe la guida del gruppo. Fra due anni e mezzo, a metà legislatura, il quadro potrebbe cambiare se Iratxe Garcia Perez dovesse subentrare a Metsola alla guida del Parlamento Ue. A quel punto i dem potrebbero rivendicare, in quanto gruppo più numeroso della famiglia socialista, l'incarico di capogruppo per un esponente dem. E, in quel caso, il nome dato in pole sarebbe quello di Camilla Laureti, fedelissima della segretaria. "Nei negoziati interni al gruppo S&D il Partito democratico ha ottenuto, in cambio della conferma della spagnola Iratxe Garcia Perez alla presidenza del gruppo, la presidenza del Parlamento Ue nella seconda parte della legislatura o la presidenza del gruppo, sempre nella seconda parte della legislatura", spiegava pochi giorni fa Brando Benifei, capo delegazione del Pd.