AGI - "Voglio che il partito si dia una svegliata". Francesca Pascale risponde con un "ma quando mai" a chi, in un lungo colloquio sul Foglio, le chiede se è 'di sinistra', e con altrettanta chiarezza torna a mandare un messaggio a Forza Italia, perché "il partito" al quale si riferisce è quello fondato da Silvio Berlusconi, di cui per un lungo tratto è stata compagna nella vita. Mai nella politica attiva, "per un po' non avevo l'età, serve aver compiuto 25 anni per la Camera, poi - puntualizza - io non ho mai voluto", Pascale rivendica che "la mia idea di politica anche oggi è quella della rappresentanza", e qui torna a dire che "voglio fare la differenza in Forza Italia, non mi interessa un incarico. Non ho la perseveranza".
"Marina con la sua dichiarazione sui diritti mi ha piacevolmente stupito ma - prosegue in un altro passaggio dell'intervista - non mi ha sorpreso. Era la sensibilità che si respirava in famiglia. Comunque non credo che nessuno dei figli Berlusconi scenderà in campo. Loro sono imprenditori. E Silvio era sempre stato contrario. Non voleva che subissero quello che aveva subito lui". "Già nel 2014, dieci anni fa, mi iscrissi all'Arcigay, insieme a un altro non sospettabile di simpatie a sinistra, Vittorio Feltri. E poi mi iscrissi a GayLib. Non so se questo basta per avere la certificazione di origine controllata di attivista. Ma i diritti non sono né di destra né di sinistra", ribadisce Pascale che dedica alcuni 'amarcord' al Cavaliere, alcuni dei quali declinati in politica.
Come quando sul caso Boccia osserva che "si sarebbe fatto una risata, e l'avrebbe certamente gestita meglio". "Ma avrebbe gestito meglio - puntualizza, cambiando radicalmente argomento - anche la questione dei migranti, non avrebbe mai rimandato indietro un barcone di disperati". O quando ricorda che "Berlusconi mica era lontano dai partigiani, si era messo pure lui al collo il fazzoletto nel famoso discorso del 25 Aprile 2009 a Onna. E suo papà era stato perseguitato dai nazifascisti". "Non si può lasciare il tema dei diritti alla sinistra. È un peccato perché la destra per certe cose è avanti", dice ancora Pascale.
"La prima premier donna l'ha fatta la destra. Giorgia Meloni ha fatto un percorso più faticoso e meno ovvio di quello di Elly Schlein che pure stimo. Certo poi dispiace che si faccia chiamare il presidente. Assurdo. Non penso che lei sia omofoba, ma - rileva ancora - credo sia costretta dalla sua tradizione e dal suo partito a prendere posizioni estreme. Dovrebbe capire che aprire ai diritti non significa cancellare i valori ma aggiungerne".