“Così ho colmato il vuoto della morte di mio padre, John Lennon”, il figlio Sean si racconta

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AGI – “Non ho mai suonato perché ero bravo, ma per riempire il vuoto della perdita di mio padre”. Sean Ono Lennon, figlio di Yoko Ono e della leggenda dei Beatles, John, ha spiegato così, in un'intervista a People, come per lui la musica abbia avuto una funzione catartica nel superamento del lutto più forte nella vita di un bambino. Sean aveva solo 5 anni quando John Lennon fu assassinato da Mark Chapman la sera dell'8 dicembre del 1980, mentre tornava a casa con la moglie, di fronte all'ingresso del Dakota Building dove risiedeva, sulla 72ª strada di Manhattan.

 

“Ho perso mio padre e non sapevo come riempire quel vuoto. Imparare a suonare le sue canzoni alla chitarra è stato un modo per elaborare la perdita con un'attività che mi faceva sentire legato a lui”, ha spiegato il musicista che ha all'attivo una serie di apprezzati dischi da solista e ha collaborato con altri musicisti, tra cui la band alt-rock Cibo Matto.

 

“Quando hai perso un genitore, cose del genere ti motivano, perché stai cercando di ritrovarlo. Fare musica mi ha sempre fatto sentire come se lo stessi conoscendo meglio”.

 

 

“Non ho mai suonato perché ero bravo”. Lennon è stato recentemente nominato per un Grammy Award per il miglior cofanetto in edizione limitata, grazie alla ristampa dell'album di suo padre del 1973, Mind Games.  “L'intero album parla di mia madre”, ha spiegato Sean. “Mio padre dichiarò al mondo che 'John e Yoko' erano una parola sola. Credo che abbia sempre avuto il cuore in mano per lei. Era così innamorato di lei. Avevano un amore leggendario e credo che questo album sia infuso di quell'amore. Lo si può sentire”.

 

Anche i Beatles sono in lizza per i Grammy con il loro ultimo singolo, “Now and Then” del 2023, pubblicato a 53 anni dallo scioglimento della band (e dopo la morte di John e di George Harrison) e registrata e mixata grazie all'intelligenza artificiale. Il brano è in gara nelle categorie “Record of the Year” e “Best Rock Performance”. Il riconoscimento - ricevuto 60 anni dopo il primo per “I Want to Hold Your Hand” del 1965 - ha stabilito un nuovo record per il più lungo intervallo tra una nomination e l'altra, battendo il primato di Tony Bennett.

 

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