AGI - L'appuntamento è per la fine di settembre e l'inizio di ottobre con due o tre giorni che promettono di imprimere una "sterzata" alla storia del Movimento 5 Stelle. L'assemblea Costituente a cui sta lavorando il presidente Giuseppe Conte assieme allo stato maggiore del M5s si pone l'obiettivo ambizioso di prendere i valori fondativi del Movimento e farne un trampolino per il futuro: dalla democrazia diretta alla democrazia partecipativa, per sintetizzare.
Il tema forte è, infatti, la gestione dei processi collegiali partecipativi che sarà esterna al gruppo dirigente del Movimento 5 Stelle. Si passerà, viene spiegato, dalla democrazia diretta - quella di Grillo e Casaleggio, con i vertici che fissano i temi su cui chiamare la base a votare - alla democrazia partecipativa, dove l'intero processo decisionale sarà gestito dalla "comunità del M5s" intesa come iscritti, elettori e simpatizzanti, attraverso l'ausilio di una agenzia: un organo indipendente specializzato nella gestione di processi decisioni collegiali.
Non ci sarà, se non in veste di "osservatore", lo stato maggiore del Movimento e lo stesso Giuseppe Conte. Il presidente M5s, con lo scambio epistolare avuto con Grillo, ha chiarito che sul percorso avviato il Movimento non intende tornare indietro. Niente "riunioni" all'Hotel Forum, prima di avviare questo percorso: se deve decidere la base, deciderà la base senza bisogno di "caminetti". Una sfida a Grillo sul suo stesso campo: quello del rovesciamento del paradigma dei partiti che prevede che le decisioni vengano prese dal vertice della piramide e fatte discendere alla base.
Ma c'è di più. Beppe Grillo ha sempre osteggiato le ipotesi di accordi e alleanze organiche fra Pd e M5s. Fin dall'esordio in Parlamento, quando Roberta Lombarda e Vito Crimi - allora portavoce M5s - respinsero con una risata l'offerta di Pierluigi Bersani di stringere un patto per formare il governo. Era il 2013.
Sei anni dopo, i Cinque Stelle si trovarono alleati del Pd nel secondo governo Conte, nella veste di "soci di maggioranza" della coalizione di governo. "Pur non essendo auto-sufficienti e - per questo - costretti a confluire in due distinti governi di coalizione, nei governi Conte I e Conte II abbiamo realizzato un vasto progetto riformatore, attuando all'incirca l'80% degli impegni presi con i cittadini", rivendica Conte nella lettera di risposta a Grillo.
La caduta del governo Conte e la nascita del governo Draghi pareggiò questa condizione, ma riaccese le tensioni fra i due partiti, lasciando una lunga coda di polemiche e risentimenti. Tanto da rendere impossibile, alla caduta del governo Draghi, qualsiasi ipotesi di accordo fra dem e M5s alle politiche.
"Purtroppo la genuinità e coerenza del nostro impegno politico è stato offuscato dall'appoggio al Governo Draghi", sottolinea Conte, "che ci ha costretti nella scomoda posizione di dover votare molti provvedimenti che non erano affatto in linea con la richiesta di cambiamento dei nostri elettori".
A due anni dalla nascita del governo Meloni, e con Elly Schlein in plancia di comando al Nazareno, la nascita del campo largo o, come preferisce chiamarlo Conte, del campo progressista non sembra più un'utopia. E il nuovo corso che Conte sembra avere inaugurato respingendo la richiesta di incontro di Grillo - "Devo informarti che non posso accogliere la tua proposta di discutere 'preventivamente' i temi da sottoporre all'assemblea costituente" - sembra poter agevolare questa soluzione, attraverso un ruolo più forte della base.