Caso Patarnello, l'ira del centrodestra e l'intervento del Csm

1 mese fa 24

AGI - Un'interrogazione parlamentare alla Camera e al Senato in cui si invita il Guardasigilli Carlo Nordio a disporre un'ispezione e a procedere con un'azione disciplinare; una segnalazione al Consiglio superiore della magistratura per valutare l'ipotesi di trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale: sono solo alcune delle mosse che il centrodestra - compresa quella di presentare un esposto ad hoc - sta predisponendo contro il sostituto procuratore di Cassazione, Marco Patarnello. La sua mail inviata il 19 ottobre scorso, pubblicata dal quotidiano 'Il Tempo' e rilanciata ieri dalla premier ("Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte, e anche molto più pericolosa la sua azione") è nel mirino di tutta la coalizione di governo.

La reazione di Salvini

"Il magistrato Marco Patarnello andrebbe licenziato in tronco - ha detto il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini - perché dimostra di non avere equidistanza e serenità". Secondo quanto apprende l'AGI i componenti laici di centrodestra del Csm hanno chiesto un'apertura pratica di tutela della autonomia e indipendenza della magistratura e di eventuale procedimento disciplinare nei confronti del "dott. Patarnello e di procedura sulla sua incompatibilità ambientale". 

"I sottoscritti Consiglieri prof. Felice Giuffre', avv. Isabella Bertolini, avv. Daniela Bianchini, avv. Claudia Eccher e avv. Enrico Aimi, con la presente istanza - si legge nel testo della richiesta - intendono preliminarmente richiamare l'attenzione del Comitato di Presidenza e del Consiglio Superiore della Magistratura sulle dichiarazioni di cui all'oggetto, del Sostituto Procuratore presso la Corte di Cassazione dott. Marco Patarnello che appaiono gravemente lesive dei caratteri di indipendenza e imparzialità che ogni magistrato deve, secondo il dettato della Costituzione, possedere".

"In particolare, tali affermazioni - si legge ancora - minano con tutta evidenza la credibilità e la terzietà del magistrato, essendo altresì rivelatrici dell'inclinazione di taluni magistrati e di alcune frange della magistratura associata, ad interferire, con un'azione unitaria e coordinata, in attività che nell'ordinamento costituzionale sono riservate agli organi di indirizzo politico, vale a dire al Parlamento e al Governo".  "Tali affermazioni - si aggiunge - hanno avuto enorme rilievo mediatico e non risultano smentite dal dott. Paternello determinando un gravissimo vulnus nei rapporti tra magistratura e politica".

I componenti laici del Csm: "Intervenga il Consiglio"

"Lasciate che dica che noto un silenzio assordante di molti, di troppi, sulle dichiarazioni di un magistrato, Paternello, su cui non ho bisogno di fare commenti", ha detto oggi il presidente del Senato Ignazio La Russa. 

Secondo i componenti laici di centrodestra del Csm le affermazioni del magistrato Patarnello "richiedono l'intervento del Consiglio Superiore a tutela della maggioranza dei magistrati italiani, i quali intendono continuare a svolgere le funzioni che sono loro affidate in modo credibile e, dunque, con rigore, terzietà e senza pregiudizi ideologici o politici".

"Tali magistrati, invero, risultano danneggiati da chi, piuttosto, con propri atti, dichiarazioni e condotte, pubbliche e private, mostra di perseguire, con sistematicità e preordinazione, finalità del tutto estranee ai compiti che la Costituzione assegna all'ordine giudiziario e certamente contrarie ai canoni dello Stato di diritto, invocando una compatta opposizione rispetto ad indirizzi legittimamente fissati da un Presidente del Consiglio e da un Governo che - come pure riconosciuto dallo stesso dott. Patarnello - "non si muovono per interessi personali", ma per legittime "visioni politiche", si sottolinea nella richiesta.

"Al riguardo, per giustificare le gravi affermazioni del dott. Patarnello - secondo cui l'azione del Presidente del Consiglio in carica, dell'intero Governo e della maggioranza parlamentare che sostiene i primi sarebbe "pericolosa" e da "combattere" con una azione unitaria dell'intera magistratura - non valgono certo né il rituale appello alla libertà di manifestazione del pensiero del cittadino-magistrato, né, tantomeno, il trito ed ideologico richiamo ad un presunto "ruolo della magistratura nella società", si aggiunge. "Nello Stato costituzionale di diritto, infatti, non esistono diritti o libertà che - si sottolinea ancora - possano giustificare qualsivoglia esenzione dall'obbligo di rispettare i doveri di continenza connessi alla funzione pubblica che si deve svolgere "con disciplina e onore" e "al servizio esclusivo della Nazione" (art. 54 Cost.); né, tantomeno, esistono "ruoli nella società" che possano prescindere dal dovere di osservare i confini tra le proprie e le altrui attribuzioni costituzionali".

I componenti laici del Csm chiedono inoltre l'audizione del Presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati. "Gli appartenenti all'ordine giudiziario che, in forma singola o associata, mostrano di non avere la coscienza dei limiti costituzionali a cui sono sottoposti determinano, dunque, un gravissimo danno alla Magistratura nel suo complesso e ai suoi singoli componenti, la maggioranza dei quali, con rigore e senso delle istituzioni, svolge quotidianamente il proprio lavoro, nel rispetto del dovere di osservanza della Costituzione e delle leggi (art. 54 Cost)", sottolineano i componenti laici del centrodestra del Csm. "Cio' premesso, i sottoscritti Consiglieri chiedono - sottolineano - l'apertura urgente di una pratica nei confronti del dott. Marco Patarnello, ai sensi dell'art. 55 del RI, anche al fine di tutelare l'autonomia, l'indipendenza e il prestigio dell'ordine giudiziario e della maggioranza dei suoi componenti, che appaiono anche essi lesi dalle gravissime e inopportune affermazioni innanzi richiamate. Oltre a quanto sopra, in merito alla condotta del dott. Paternello si chiede di valutare la sussistenza dei presupposti per richiedere l'attivazione dell'azione disciplinare e l'eventuale trasmissione della pratica alla Prima commissione per l'applicazione dell'art. 2 della Legge guarentigie".

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