"Camicie nere" e "zecche rosse". Lo scontro tra Pd e Lega dopo il caso Bologna

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AGI - Due interrogazioni parlamentari e una lunga scia di polemiche. È quanto rimane della 'giornata nera' vissuta ieri dalla città di Bologna, fra cortei di Casapound e presidi antifascisti. A far discutere è, soprattutto, la scelta della prefettura di autorizzare il corteo dei neofascisti, peraltro non lontano dalla Stazione di Bologna, teatro della strage del 2 agosto 1980 per la quale sono stati condannati esponenti dell'estrema destra. "Uno sfregio alla nostra Città", lo definisce Andrea De Maria, deputato del Pd: "Aver consentito lo svolgimento della manifestazione in piazza XX Settembre, malgrado gli evidenti pericoli per l'ordine pubblico, ha rappresentato una scelta davvero inaccettabile", aggiunge De Maria annunciando la prima interrogazione al ministro dell'Interno.

Le opposizioni: "Piantedosi chiarisca"

Il sindaco Matteo Lepore accusa il governo di aver "mandato 300 camicie nere invece" mentre i bolognesi chiedono "i fondi per l'alluvione, i fondi per le infrastrutture, i fondi per le forze dell'ordine che servono per fare il lavoro sul diritto alla sicurezza nella nostra città". È proprio la gestione dell'ordine pubblico a fornire il secondo terreno di scontro politico. Secondo la Silp Cgil, sindacato degli agenti, alcuni leader di estrema destra sarebbero stati sentiti - e ripresi dalle telecamere dei telefonini - mentre impartivano "ordini" ai funzionari in piazza. "Riteniamo inaccettabile quanto abbiamo potuto osservare in alcune immagini che mostrano uno dei leader dei movimenti di estrema destra dare ordini ai funzionari responsabili dell'ordine pubblico", si legge nel comunicato. Immediata la reazione dell'Alleanza Verdi e Sinistra che, con il capogruppo Peppe De Cristofaro, annuncia un'altra interrogazione. "Piantedosi deve venire immediatamente in aula a riferire su queste dichiarazioni e chiarire se a gestire l'ordine pubblico è il Viminale o Casapound", fa eco Riccardo Magi di Più Europa. Se da sinistra arriva la richiesta di chiudere le organizzazioni neofasciste, da destra si chiede di chiudere i centri sociali.

Salvini contro i centri sociali: "Delinquenti, criminali"

Il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, definisce infatti "vergognose e inaccettabili le immagini di ieri da Milano e Bologna. Bisogna chiuderli questi centri sociali occupati dai comunisti e lo chiederò oggi stesso al ministro Piantedosi", avverte Salvini. "Zecche rosse", attacca il ministro, "comunisti, delinquenti, criminali da centro sociale. Non lo so, definiteli come volete". La replica arriva dall'esponente Avs, Filiberto Zaratti: "I centri sociali sono luoghi di vivace e indispensabile cultura e condivisione. Ce ne vogliono di più, contro un ministro come Matteo Salvini che si pone sempre più apertamente contro i valori costituzionali di questa nostra Repubblica".

 

La senatrice dem, Sandra Zampa, legge le parole di Salvini come offese ai cittadini bolognesi: "È gravissimo che invece che scusarsi con la città per avere permesso a decine di militanti in camicia nera di Casapound di sfilare a Bologna, i cittadini debbano oggi subire dichiarazioni violente e offensive da parte di esponenti della maggioranza di governo di destra come quelle di Salvini", sottolinea Zampa.

Il caso dei manifesti

Il segretario di Più Europa, Riccardo Magi sottolinea che "anche oggi Salvini non è al lavoro per risolvere il problema dei trasporti che affligge gli italiani. Un fuoco incrociato alimentato anche dai manifesti comparsi oggi, ancora una volta a Bologna. Vi si vedono i volti, macchiati da due impronte di mani insanguinate, di Giorgia Meloni e della ministra per l'Università Anna Maria Bernini. I manifesti chiamano gli studenti alla mobilitazione per lo "sciopero nazionale studentesco - No Meloni Day" del 15 novembre. Immagini che per il centrodestra sono il frutto di un clima di odio e di intimidazione contro il governo.

 

"È preoccupante che qualcuno suggerisca violenza contro due donne, tanto più se lo fanno studenti universitari che dovrebbero avere qualche rudimento di cultura", dice il presidente dei senatori di Fratelli d'Italia, Lucio Malan. "Annunciare uno sciopero studentesco disseminando Bologna con manifesti dei volti insanguinati della premier Meloni e del ministro Bernini, alle quali voglio esprimere la mia totale solidarietà, dimostra non solo il clima di intimidazione e odio in atto contro il governo, ma l'intenzione di trasformare quella manifestazione nell'ennesimo atto di guerriglia urbana e di aggressione alle nostre forze dell'ordine", sottolinea la senatrice di Forza Italia, Licia Ronzulli. 

 

 

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