AGI - "Deputato o no sarò sempre per la vita Vostro". Il 24 settembre del 1880, Giuseppe Garibaldi, rieletto deputato, si congeda dai suoi elettori del 1° collegio di Roma con una lettera aperta. "È con dolore ch'io devo rinunziare a rappresentarvi nel parlamento - prosegue - Coll'anima sarò con voi fino alla morte [...] Tutt'altra Italia io sognava nella mia vita". I profili social della Camera dei Deputati pubblicano la lettera di dimissioni dell'Eroe dei Due Mondi.
Garibaldi, promotore insieme a Felice Cavallotti del movimento in favore del suffragio universale - all'epoca largamente minoritario nel Parlamento - conclude la sua lettera affermando: "Al suffragio universale e non ai voti di pochi privilegiati, si addice il compito di mandare a rappresentarla uomini che possano e vogliano fare la grandezza e la prosperità della gran patria Italiana".
Contemporaneamente il generale, sempre dalla sua Caprera, indirizza al Presidente della Camera una più formale lettera di dimissioni, che la Biblioteca Nilde Iotti conserva nella sua collezione di autografi. L'Assemblea non le accoglie, e approva la proposta del deputato Giovanni Nicotera, già con Garibaldi a Roma nel 1849 e in diverse campagne militari, di accordare all'”Eroe dei due mondi” un congedo di tre mesi.
In delicate condizioni di salute, Garibaldi morirà a Caprera il 2 giugno 1882.