AGI - Dopo l'intervento contenuto nella riforma Nordio, che elimina il reato di abuso di ufficio, approvata in via definitiva ieri dalla Camera, e che contiene anche lo stop all'ascolto delle conversazioni telefoniche tra difensore e indagato, il governo si prepara a mettere mano alla disciplina delle intercettazioni nel suo complesso.
A spiegarlo è stato lo stesso Guardasigilli: "Stiamo lavorando a una riforma organica delle intercettazioni per dare un'attuazione radicale all'articolo 15 della Costituzione, che indica nella segretezza delle conversazioni l'altra faccia della libertà", ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, interpellato dai cronisti in Transatlantico. E la sottosegretaria ai rapporti con il Parlamento, esponente di Forza Italia, Matilde Siracusano, ha confermato: "Nel ddl Nordio è previsto il divieto di pubblicazione delle intercettazioni di persone terze, estranee alle indagini. In questo Paese, purtroppo, l'abuso delle intercettazioni è diventato un problema ordinario, ed infatti il ministro sta lavorando ad una riforma organica orientata proprio a evitare gli abusi".
Intanto è a livello parlamentare che si compiranno le prime prossime mosse: al Senato è Forza Italia a spingere per un esame veloce dei testi a prima firma Zanettin.
Trasformato in emendamento al ddl Nordio approvato, la maggioranza è già intervenuta sul divieto del "sequestro e di ogni forma di controllo delle comunicazioni comunque riconoscibili come intercorrenti tra l'indagato e il proprio difensore, salvo che l'autorità giudiziaria abbia fondato motivo di ritenere che si tratti di corpo del reato. La comunicazione si presume intercorrente tra indagato e difensore in tutti i casi in cui sia operata su utenze telefoniche a costoro riconducibili".
L'altro testo targato FI ha già incassato il primo ok del Senato e deve essere esaminato dalla Camera. Ha al centro il tema del sequestro di smartphone e dispositivi digitali: si inserisce nel codice di procedura penale l'articolo 254-bis in cui si dispone che l'autorità giudiziaria possa procedere al sequestro mediante decreto motivato che indichi espressamente: a) le ragioni che rendono necessario il sequestro in relazione al nesso di pertinenza fra il bene appreso e l'oggetto delle indagini; b) le operazioni tecniche da svolgere sul bene appreso e criteri che verranno utilizzati per selezionare, nel rispetto del principio di proporzione, i soli dati effettivamente necessari per il prosieguo delle indagini. Nel caso in cui vi sia pericolo che il contenuto dei dispositivi possa essere cancellato, alterato o modificato, l'autorità giudiziaria adotta le misure tecniche e impartisce le prescrizioni necessarie ad assicurarne la conservazione e a impedirne a chiunque l'analisi e l'esame fino all'espletamento, in contraddittorio con gli interessati, delle operazioni di selezione dei dati".
Infine, gli azzurri spingono per un esame veloce del testo che mira a porre un limite base di 45 giorni alla proroga delle intercettazioni, fatta eccezione per i reati di mafia e terrorismo.
Il testo è già stato licenziato dalla commissione Giustizia di palazzo Madama e ora dovrà essere calendarizzato in Aula. Proprio il capogruppo azzurro ieri ha spiegato di aver chiesto un'accelerazione. In sostanza, il ddl modifica l'articolo 267 del codice di procedura penale e vieta le intercettazioni oltre la durata di 45 giorni. Al momento, invece, le intercettazioni sono prorogabili senza limiti dal gip su richiesta del pm.