Un piano per rinascere di Giuseppina Torre: "La musica mi ha salvato"

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AGI – “La musica mi ha tenuto in vita, scrivere è stato un atto di verità, di liberazione”. Giuseppina Torre, pianista e compositrice siciliana, non ha dubbi sull'effetto salvifico delle note e degli spartiti nella sua vita. Ha deciso di raccontare la sua esperienza nel libro “Un piano per rinascere” (Solferino Editore), scritto insieme a Barbara Visentin.

È un testo sofferto, che affronta temi attuali legati a una relazione segnata da violenza psicologica e fisica. Una storia “impegnativa”, fortemente personale, dove spicca l'amore per la musica con tutto il suo potere artistico e umano.

Un atto di verità per tante donne

“C'è tantissimo di autobiografico – spiega all'AGI l'artista –. Ogni pagina nasce da una ferita vissuta, da un silenzio attraversato, da una conquista personale. Ho deciso di raccontare senza filtri, con sincerità, perché sentivo che era arrivato il momento di dare voce non solo alla mia storia, ma anche a quella di tante donne che hanno vissuto momenti difficili.

La musica mi ha tenuta in vita, mi ha permesso di esprimere ciò che non riuscivo a dire a parole. Scrivere questo libro è stato un atto di verità e di liberazione. È la mia storia, ma spero che chi lo leggerà possa riconoscersi, sentirsi meno sola e magari trovare un po' di forza in più”.

Musica come rifugio e rinascita

“Per me la musica non è mai stata solo una passione – aggiunge Torre –. È stata rifugio, respiro, resistenza. Nei momenti più bui, quando tutto sembrava crollare e le parole non bastavano o facevano troppo male, è stata la musica a tenermi in piedi. Mi ha dato voce quando non riuscivo a parlare, forza quando non ne avevo più. Sì, la musica è stata salvifica.

Ogni nota che ho suonato mi ha aiutata a ritrovarmi, a ricostruirmi, a sentirmi viva. Ancora oggi, il pianoforte è il luogo in cui posso essere pienamente me stessa, senza paura e senza maschere. È lì che ritrovo il senso di tutto”.

Le influenze artistiche e spirituali

Nel suo lavoro, Torre ha dei riferimenti ben chiari: “Sì, e li porto dentro come guide silenziose. Uno su tutti è Roberto Cacciapaglia, che ha avuto un ruolo fondamentale anche come supervisore artistico del mio album The Choice. La sua visione musicale profonda e spirituale mi ha insegnato che la musica può essere un ponte tra mondi invisibili, un linguaggio che arriva dritto all'anima.

Mi ispiro a chi fa arte come forma di verità, come strumento di connessione. Amo gli artisti che non hanno paura di scavare, esporsi, emozionare senza filtri. La mia voce e la mia musica nascono da lì: da un ascolto profondo, prima degli altri e poi di me stessa”.

Amare di nuovo dopo la ferita

Tornare ad innamorarsi è un atto di coraggio. Dopo certe ferite – sottolinea Torre – l'amore non è più un abbandono spensierato: è una scelta consapevole, quasi un rischio calcolato del cuore. Si ha paura di rivivere il dolore, di perdere sé stessi.

Ma arriva un momento in cui smetti di guardare indietro e cominci a guardare negli occhi qualcuno che non ti chiede di cambiare, ma solo di essere. Prima però bisogna ricostruirsi, ritrovarsi, imparare ad amarsi. Solo allora l'amore torna a essere un dono e non una rinuncia. Io ci sto arrivando. Con lentezza e rispetto per le mie fragilità. Ma ci credo ancora. Perché l'amore vero non fa male. L'amore vero cura”.

Relazioni tossiche e consapevolezza

Non esiste una formula per non cadere nella trappola – aggiunge la pianista –. A volte ci entri senza neanche accorgertene, perché l'amore all'inizio sa essere seducente anche quando è sbagliato. Le dinamiche tossiche si insinuano piano, quasi con dolcezza, e quando apri gli occhi sei già dentro.

Con il tempo impari a riconoscere i segnali, a non ignorare le voci interiori che ti avvisano. La consapevolezza è la prima difesa, ma spesso arriva troppo tardi. Ho conosciuto molte donne che hanno vissuto storie simili. Ci somigliamo nei silenzi, nella vergogna, nel senso di colpa che ci portiamo addosso come se fossimo noi le colpevoli.

Il contesto sociale e culturale conta tantissimo. In certe realtà si cresce ancora con l'idea che una donna debba sopportare, giustificare, salvare. Ci insegnano la pazienza, non il diritto al rispetto. Per questo è così importante parlarne, rompere il silenzio, raccontare. Perché il dolore condiviso diventa forza, e la forza diventa libertà”.

Una storia-denuncia per accendere speranza

“Sì – sottolinea Torre – è anche una storia-denuncia. Non è solo la mia storia: è la storia di tante donne intrappolate in relazioni tossiche non per debolezza, ma per mancanza di alternative, di sostegno, di ascolto. C'è chi resta per paura, chi per i figli, chi perché non ha i mezzi per andarsene. Questo è il vero dramma: sentirsi sole, senza via d'uscita.

Con questo libro non pretendo di dare soluzioni, ma mi auguro che possa accendere una scintilla. Che faccia sentire meno sole, meno sbagliate, meno colpevoli. Che aiuti a riconoscersi prima, ad ascoltarsi di più, a dire basta. Mi auguro che diventi uno strumento di consapevolezza e di speranza. Perché uscire si può. E dopo, si rinasce. Con più forza, più dignità, e la certezza di meritare amore.

Mi auguro che questo libro possa rompere il silenzio, alimentare il dialogo, sensibilizzare. Che contribuisca a cambiare sguardo con cui si guardano certe storie: non con il giudizio, ma con consapevolezza, rispetto e responsabilità collettiva. La violenza, anche quella silenziosa e invisibile, non è un fatto privato. È un problema sociale e culturale. E va affrontato con coraggio e verità. E senza più girarsi dall'altra parte”.ì

Dopo il libro, il tour e nuovi progetti

“In questo momento sono impegnata in un intenso percorso artistico che mi sta portando in giro per l'Italia. Da una parte, sto presentando il mio libro, che rappresenta un passaggio molto intimo e significativo; dall'altra, porto in concerto il mio ultimo album The Choice, nato da un'urgenza espressiva profonda, che intreccia musica, vita e consapevolezza.

Ogni tappa è un'occasione preziosa per incontrare il pubblico, condividere emozioni e riflessioni, e creare spazi autentici di ascolto e connessione che solo l'arte sa generare. Parallelamente, sono in piena fase creativa e sto già lavorando a un nuovo progetto pianistico”.

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