Taranto, 9.000 tonnellate di cozze uccise dal caldo

1 mese fa 21

AGI - Novemila tonnellate di cozze andate distrutte, valore economico di 8 milioni di euro azzerato, perdita del 90 per cento del seme, il che pregiudica la produzione ittica del prossimo anno: sono i dati che riassumono l'estate nera vissuta dalle cozze e dalla mitilicoltura a Taranto, dove le prolungate alte temperature, surriscaldando il mare, hanno "asfissiato" la produzione. I dati sono emersi in un incontro alla Regione Puglia. "Dobbiamo testare una quindicina di approcci diversi, intendo strategie, per fare in modo che la cozza tarantina possa resistere a temperature anche maggiori".

 

E' in sintesi lo studio che sulla difesa della mitilicoltura ha presentato il commissario di Governo per la bonifica di Taranto, Vito Uricchio, nel confronto in Regione Puglia. "Alcune di queste strategie sono di carattere pratico, empirico, suggerite dagli stessi mitilicoltori e le proviamo, proviamo tutto - dice Uricchio -. Altre, invece, sono cose un pò più raffinate. Agiscono dal punto di vista genetico. Selezioniamo quali sono le specie che sono state in grado di resistere alle temperature alte e cerchiamo di capire i meccanismi genetici che lo consentono, visto che poi la natura si adatta normalmente.

 

In Cina, per esempio, dove il problema si è presentato prima che a Taranto, ci sono ormai cozze termofile, che vivono a 34 gradi. Li' il problema l'hanno risolto in quanto è partito prima. I mitili si sono adattati. Ce li hanno già. Sicuramente - osserva il commissario - anche le cozze allevate in Italia si adatteranno, però l'adattamento può verificarsi anche in molti anni. E noi non possiamo certo aspettare tanto tempo. Quindi dobbiamo accelerare questo processo dal punto di vista scientifico".

 

"Giovedi' prossimo alle 12.30 - annuncia Uricchio - ci vedremo dall'assessore alle Politiche agricole, Donato Pentassuglia, e affronteremo il tema con progetti concreti. Un aiuto può arrivare direttamente dall'assessorato all'Agricoltura". E' emerso, inoltre, che il commissario, nominato a marzo scorso dal ministero dell'Ambiente, è ancora privo sia della struttura di missione, che dei fondi di funzionamento. Attualmente Uricchio ha una disponibilità di 52 milioni di euro rinvenienti dal precedente commissario (l'ex prefetto di Taranto, Demetrio Martino) ma soggetti a limitazioni, per cui non possono essere impiegate per il Mar Piccolo, dove c'è una parte della coltivazione dei mitili. A ciò si aggiunga che il Cis, il Contratto istituzionale di sviluppo per Taranto, frutto di una legge del 2015, ha ritenuto la bonifica del mare tarantino non praticabile perché eccessivamente oneroso. Sono stati stimati grosso modo 3 miliardi di euro. 

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