AGI - Secoli di isolamento hanno reso unico il profilo genetico dei groenlandesi che mostrano varianti ritrovate solo nell'Artico. È quanto emerge da uno studio del Queen Ingrid's Hospital di Nuuk, Groenlandia, pubblicato su Nature, che ha esaminato i genomi di circa 6.000 groenlandesi suggerendo che gli antenati Inuit erano una popolazione tendenzialmente stanziale, che ha effettuato pochi e limitati spostamenti da quest'isola scelta come habitat circa 1.000 anni fa.
Ciò ha avuto anche un impatto sulla salute, ad esempio si è osservato che persone provenienti dalle aree della Groenlandia hanno maggiori probabilità di sviluppare malattie genetiche tipiche e differenti rispetto a quelle che si possano manifestare nelle persone di altre parti del mondo. Questo studio indica quindi come la genetica possa costituire uno strumento per migliorare l'assistenza sanitaria alle popolazioni artiche.
Sono, infatti, scarse ad oggi le indagini genetiche condotte su piccole popolazioni indigene, compresa quelle della Groenlandia, in quanto la maggior parte dei database genetici contenenti informazioni sul DNA proviene da persone di origine europea, a fronte di questi dati che suggeriscono invece come l'ambiente artico abbia profondamente alterato la composizione genetica dei groenlandesi, di cui per la maggior parte hanno origini miste Inuit ed europee.
Sequenziando il DNA di 5.996 groenlandesi, circa il 14% della popolazione adulta, e confrontando i genomi completamente o solo in parte sequenziati, è stato possibile dimostrare che la Groenlandia era originariamente popolata da un piccolo gruppo di viaggiatori, meno di 300 persone, che arrivarono dalla Siberia attraverso il Nord America, negli ultimi 1.000 anni, stabilendosi in quest'area confinata che avrebbero finito con il plasmare i tratti e le varianti genetiche, tipicamente artiche, della popolazione residente. Ad esempio, molti Inuit della Groenlandia presenterebbero la stessa variante di un gene coinvolto nel metabolismo degli acidi grassi e ciò potrebbe essere collegato al consumo di alimenti ricchi di acidi grassi omega-3, come la carne di foca e di balena.