Salvini scommette sui Patrioti di Orban, Meloni prova a blindare Ecr

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AGI - Matteo Salvini è sempre più vicino ai 'Patrioti' fondati da Viktor Orban. Una "strada giusta" - l'ha definita il segretario leghista -, quella avviata dal primo ministro ungherese, insieme agli austriaci dell'Fpo e i cechi di Ano. L'obiettivo è quello che Salvini insegue da anni: ovvero dare vita a un grande gruppo alternativo alle sinistre in Europa. E il primo passo è la costruzione di una alleanza aperta a chi è stato escluso dall'accordo sui top job tra Ppe, Socialisti e Liberali, definito "colpo di Stato" del vice premier italiano. Il risultato auspicato quindi sarebbe la creazione di un eurogruppo più ampio di Identità e democrazia, dove attualmente la Lega siede insieme ai francesi del Rassemblement national.

 

Ai 'Patrioti per l'Europà già aderiscono Fpo, storico alleato della Lega, tra i fondatori di Id, e, da oggi, i portoghesi di Chega, di recente molto vicini al gruppo nato dall'intuizione di Salvini e Le Pen. In attesa di vedere cosa farà il Rn - che potrebbe non scegliere prima dell'esito del secondo turno delle legislative di domenica -, quindi, il leghista mette una fiche sul progetto di Orban, che pare invece non interessare ai Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, quantomeno allo stato.

 

FdI è in trattativa con gli alleati del PiS, insieme al quale co-presiede i Conservatori europei. I polacchi però potrebbero aderire ai nuovi 'Patrioti', superando le distanze storiche con Orban, considerato un tempo troppo filo-russo. "Siamo in trattativa con Ecr e questo è l'elemento principale che deciderà del nostro futuro", ha detto, nei giorni scorsi, l'ex primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, specificando che il PiS è tentato di andare "in entrambe le direzioni". "Direi che la probabilità è del 50-50", ha spiegato, aggiungendo che "non è garantito" che il PiS rimanga in Ecr. Entro mercoledì dovrebbe esserci una decisione. In FdI non si crede che alla fine il PiS possa realmente lasciare Ecr ma niente è escluso allo stato. Si tratterebbe di una delle ipotesi meno vantaggiose per il primo partito di governo italiano, perché ridimensionerebbe considerevolmente la consistenza del gruppo che Meloni presiede, che, perdendo i 20 del PiS, passerebbe cosi' da 83 a 63 eurodeputati.

 

Chi non ha dubbio alcuno di ricollocamento è Forza Italia, parte integrante dei Popolari europei. Per tutta la campagna elettorale, il segretario nazionale di FI Antonio Tajani si è speso a favore dell'apertura di un dialogo tra il Ppe e i Conservatori di Meloni, a discapito dei Verdi. Tajani lo ha ribadito anche in giornata, sostenendo che la maggioranza che sosterrà la nuova commissione di Ursula von der Leyen in Europarlamento dovrà essere solida e avrà quindi bisogno dei voti di FdI.

 

Von der Leyen oggi ha avuto un primo incontro con i Verdi. La trattativa è appena entrata nel vivo e appare prematura ogni previsione sul voto dei 24 eurodeputati di FdI. Meloni, che si è comunque lasciata la porta aperta astenendosi sulla indicazione di von der Leyen in consiglio europeo, lascia tutte le opzioni sul tavolo in attesa di capire quale ruolo può ottenere per l'Italia nel nuovo esecutivo. L'obiettivo dichiarato della premier è di "fare meglio" di quanto fatto dal Pd nel 2019 e quindi ottenere un portafoglio economico importante e una vice presidenza della commissione per il candidato italiano che sembra essere il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto. Il voto di FdI in Europarlamento dipenderà tutto da come andrà il negoziato. 

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