Riscoprire Anna Franchi attraverso Costanza DiQuattro

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AGI - È da poco arrivato sugli scaffali un piccolo libro di grande valore. Sotto il titolo di ‘Indomabili creature’, la casa editrice Apalós ha ripubblicato alcuni testi della giornalista, scrittrice e attivista vissuta a cavallo tra ‘800 e ‘900 Anna Franchi, affidandone l’inquadramento storico/sociale alla penna della giovane drammaturga e autrice di romanzi Costanza DiQuattro. Ne risulta, su pagina, un dialogo ideale tra due donne, tanto lontane nel tempo quanto vicine nel sentire, riguardante questioni civili tramutatesi in diritti grazie alla capacità di visione di chi ha coraggiosamente saputo affrontarle oltre un secolo fa. Su questa originale opera di riscoperta di un’autrice chiave del femminismo italiano, l’AGI ha chiesto delucidazioni proprio a Costanza DiQuattro.

Chi era Anna Franchi?
È stata scrittrice, giornalista e critica d’arte. Nata a Livorno nel 1867, ha vissuto un’esistenza segnata dall’impegno sociale e letterario. Nel 1900 ha ottenuto l'iscrizione all'Albo dei Giornalisti Lombardi, seconda donna dopo Anna Kuliscioff. Fin da giovane ha sostenuto i diritti delle donne, diventando presidente di associazioni femministe e battendosi per la parità salariale e il suffragio. Dopo la separazione dal marito si è dedicata completamente alla scrittura, collaborando con numerose riviste e firmando oltre 40 volumi tra romanzi, saggi e racconti. Durante la Seconda Guerra Mondiale ha aderito alla Resistenza ed è morta a Milano nel 1954.

Qual è il suo rapporto con il presente?
La modernità della Franchi risiede nella sua scelta di sfidare fermamente un sistema maschilista dominante senza esasperare il conflitto in termini di contrapposizione tra sessi. Nel suo libro sul divorzio del 1902, contenuto in ‘Indomabili creature’, esprime l’opportunità di rivedere lo stato delle cose ipotizzando una legge in maniera così moderna da superare l’ideologia del femminismo degli anni ’70. Franchi inquadra l’istituto giuridico come una necessita di entrambe le parti in causa, parlando espressamente di ‘creature infelici in un rapporto infelice che meritano una seconda possibilità’. È il tratto del suo pensiero che più mi ha convinto a scrivere di lei. Abbiamo avuto molte voci di femminismo puro, ma è importante oltrepassare le ideologie accogliendo un’idea ugualitaria che prescinda dal sesso anagrafico. Uomini e donne posso essere infelici allo stesso modo. E per cambiare davvero, una società ha bisogno dell’apporto di entrambi.

Avremmo mai visto ‘C’è ancora domani’ senza di lei?
Contano tutte le Anne Franchi del passato nella crescita del Paese. La sua è stata una voce coraggiosa che ha saputo levarsi in un contesto ostile perché possedeva gli strumenti culturali per farlo. Alla base dell’impegno della Franchi ci sono le capacità di giornalista e scrittrice ed il modello di donna libera che ha sempre mantenuto la propria dignità che ha fornito con la sua stessa esistenza. L’esempio personale dà valore a ciò che si scrive, se ci si batte per questioni etiche. Anna Franchi è stata coerente, affrontando temi scottanti nei primi anni del ‘900 e ponendosi in contrasto anche con la Chiesa, vero ostacolo a una visione più libera dei rapporti matrimoniali. Non è poco. Oggi il suo più grande insegnamento risiede proprio nel coraggio.

Anche il tema del suffragio universale ha visto la Franchi fortemente coinvolta: quanta consapevolezza esiste attualmente del ruolo svolto da personalità oggi semi dimenticate nella costruzione di una società migliore?
Di certo la consapevolezza potrebbe essere maggiore. Le nuove generazioni danno per assodate alcun conquiste, e in un certo senso è giusto e bello sia così. Ma in termini di uguaglianza la Storia racconta altro. Sarebbe utile che nelle scuole e nelle università si svolgesse un lavoro finalizzato a restituire la meritata luce a persone che hanno posto le basi affinché alcuni diritti possano ora essere considerati scontati.

L’ultima domanda riguarda lei: sta scrivendo?
Sono alle prese con la stesura di un nuovo libro, ma è presto per parlarne. Posso solo dire che si tratta della mia prima esperienza di romanzo ‘quasi contemporaneo’: invece che in un lontano passato, come i miei precedenti lavori, sarà ambientato a fine anni ’80 del secolo scorso.

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