AGI - Al momento non è stata depositata una proposta di legge ad hoc, ma la vicenda Almasri - con lo scontro in atto tra la politica e la magistratura - ha rilanciato in Parlamento il dibattito sull'immunità parlamentare e sulla possibilità di cancellare quella modifica inserita "sull'onda della piazza nel 1993. Fu un errore", il 'refrain' di tanti deputati e senatori, soprattutto del centrodestra. Improbabile, però, che si arriverebbe ai due terzi richiesti per una modifica costituzionale, per una battaglia che ai più appare come un auspicio più che una eventuale indicazione dei leader.
Qualcuno sottotraccia ci pensa, "in realtà - osserva un esponente delle forze politiche che sostengono l'esecutivo - solo il Movimento 5 stelle si schiererebbe contro in maniera compatta". Sta di fatto che per ora solo il portavoce di FI, Raffaele Nevi, esce allo scoperto. "E' ora di finirla con questa prassi di mettere sotto inchiesta i politici per qualsiasi cosa", argomenta. Sulla stessa lunghezza d'onda il leghista Claudio Borghi: "Bisogna - osserva il senatore - ritornare allo spirito dei nostri padri costituenti, riportare la volontà che animò i membri dell'Assemblea Costituente nel 1947 quando scrissero l'articolo 68 della Carta fondamentale della Repubblica".
Tante le proposte del genere anche nella passata legislatura ma in questo clima (che tra l'altro allontana ancora di più l'accordo sull'elezione dei giudici mancanti della Consulta) potrebbe essere infruttuoso riproporre, senza alcuna modifica, il medesimo testo di allora. "Se arriva una proposta di questo tipo la esamineremo", dice un 'big' di Fdi, partito che sta studiando una norma ad hoc per evitare che i giudici delle sezioni specializzate per l'immigrazione vengano trasferiti nelle Corti di appello. FI si interroga più che altro sul motivo per cui la riforma della prescrizione è ferma al Senato e, con il deputato Enrico Costa, ha intenzione inoltre di rimettere sul tavolo l'idea di una commissione parlamentare sull'ordinamento giudiziario che punti i fari sugli errori dei magistrati, sulle nomine del Csm, sulle valutazioni di professionalità.
Al centro del dibattito resta il provvedimento sulla separazione delle carriere (il ddl di riforma costituzionale andrà avanti al Senato senza ulteriori cambiamenti) e il caso del generale libico (martedì ci sarà una conferenza dei capigruppo che potrebbe decidere chi del governo sarà delegato ad informare il Parlamento). Le opposizioni promettono battaglia, accusano la premier Giorgia Meloni di "fuggire". Intanto prosegue la polemica del centrodestra nei confronti del procuratore Lo Voi. "Avrebbe potuto anche trasmettere al Tribunale dei ministri una semplice notizia di reato senza iscrizione", afferma il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto. "Mi pare sia opportuno voltare pagina alla Procura di Roma", dice il capogruppo di FI al Senato, Maurizio Gasparri.