AGI - "Stiamo sui temi". Un mantra, quello di Elly Schlein, che si accompagna all'altro del "testardamente unitari". Le due cose, d'altra parte, vanno insieme e la leader del Pd è intenzionata a provarlo già domani con l'avvio del tour in venti tappe nel mondo del Terzo Settore. Si comincia con Monterotondo, alle porte di Roma, dove Schlein è già stata, prima delle amministrative di primavera 2024, a visitare il distretto industriale e a dare una spinta alla rielezione del sindaco Pd.
Un tour che risponde ad almeno tre esigenze: riannodare i fili del Pd con i territori, specie quelli delle aree interne e montani; raccogliere suggerimenti per quel "Progetto per l'Italia" cui Schlein sta lavorando e che, nelle speranze della segretaria, dovrebbe rappresentare l'ossatura del futuro programma per il centrosinistra; dare una scossa a tutto il Pd e al centrosinistra, tornato ad avvitarsi sul tema delle alleanze dopo il 'lodo' Franceschini: presentarsi divisi alle elezioni, per quello che riguarda la parte proporzionale della legge elettorale, e cercare accordi con le altre forze di opposizione nei collegi maggioritari.
Una prospettiva che ha riscosso un certo successo soprattutto fra i Cinque Stelle e in alcuni 'big' del Pd come Goffredo Bettini. Il resto del partito, sia la maggioranza che la minoranza interna, è rimasto però freddo. E ieri Schlein è tornata sul tema dicendo: "Io continuo a insistere su questo, sono testardamente unitaria perché ce lo chiede la nostra gente nelle piazze. Prima degli accordi tattici io sono per fare una coalizione per mandare questa destra a casa", sono state le parole pronunciate da Schlein nell'intervista a Corrado Formigli: "Diamoci prima la coalizione e diamoci un progetto, come abbiamo fatto in Umbria. Con le altre opposizioni abbiamo già fatto proposte comuni", ha aggiunto la segretaria.
"Un itinerario in 20 tappe, quante sono le regioni italiane", spiega Marta Bonafoni, coordinatrice della Segreteria Pd con delega al Terzo Settore e all'Associazionismo: "Incontreremo quel tessuto fondamentale del Paese, fatto di cooperative sociali, associazioni laiche e cattoliche, mondo del volontariato e della cittadinanza attiva, che è un'ossatura preziosa della coesione sociale".
Uno sforzo a cui fa da controcanto l'attivismo di quei 'big' di cui si parlava. Goffredo Bettini, per esempio, sceglie di annunciare oggi, a un mese di distanza, l'evento che lo vedrà allo stesso tavolo con il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, con l'ex ministro Andrea Orlando e, soprattutto, con Ernesto Ruffini, ovvero colui nel quale sono riposte le speranze dei cattodem di federare i cattolici dentro e intorno al Pd. Proprio Bettini si è mostrato entusiasta dell'idea di correre divisi e colpire uniti. Una formula che toglierebbe la stessa Schlein d'impaccio nel tentare di federare i riottosi alleati, da Giuseppe Conte a Matteo Renzi.
Ma tra i critici nei confronti del 'lodo' proposto dall'ex ministro si sottolinea che il primo effetto di questo sistema sarebbe quello di mettere in discussione proprio il ruolo di federatrice e, quindi, di leader del centrosinistra che i numeri del Pd assegnerebbero a Schlein. La memoria, infatti, corre al 2018 quando Luigi Di Maio e Matteo Salvini si trovarono alleati e con un governo da formare. Per superare le difficoltà nel decidere chi dei due dovesse fare il premier, optarono per il 'papa straniero' - o quasi - Giuseppe Conte. Schlein e i suoi sono consapevoli di questo, ma soprattutto del fatto che sarebbe complicato affrontare una campagna spiegando agli elettori che, mentre di là ci sia una coalizione compatta e guidata da una leader forte nei consensi, il campo del centrosinistra si riserva di decidere dopo il voto l'alleanza e il o la presidente del Consiglio.