Per Mattarella urge una difesa comune europea che sia un vero deterrente

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AGI - Solo una difesa comune europea, integrata con la Nato, darà protagonismo alla Ue e sarà il necessario "deterrente" contro le rinate mire russe. Sergio Mattarella esorta ancora una volta i 27 alleati a unirsi per difendere il continente superando l'attuale frammentazione. Mentre Putin parla di un nuovo "ordine mondiale", mentre Zelensky vola nelle capitali europee per costruire una exit strategy dalla guerra, mentre Israele spinge sul confine con il Libano fino a travolgere la missione Unifil, il capo dello Stato suona la sveglia a Bruxelles, ma soprattutto ai governi europei, perché superino le loro divisioni e comprendano che solo uniti possono essere argine alle mire delle nuove potenze, a cominciare da quella di Mosca. Il secondo pilastro del pensiero del Presidente della Repubblica è l'alleanza "irrinunciabile" con gli Usa, che non possono essere lasciati soli a garantire "la stabilità internazionale".

 

A Cracovia per il vertice di Arraiolos, il capo dello Stato segue gli ultimi avvenimenti che coinvolgono anche il nostro contingente Onu, così come le novità sul fronte diplomatico ucraino. E terminato il dibattito con gli altri presidenti dirama la convocazione per il 23 di ottobre del Consiglio supremo di difesa incentrato sugli sviluppi dei due conflitti. Nulla di eccezionale, il Consiglio ha cadenza semestrale e riunisce Presidente, premier, ministri e vertici della Difesa, ma l'occasione sarà quantomai tempestiva per uno scambio di idee sui fronti più caldi.

 

E il tema della difesa è stato centrale anche nel vertice di Cracovia. Mattarella premette che l'ingente impiego di risorse per armi lo riempie di tristezza. Le sue parole risuonano nel giorno in cui il premio Nobel per la pace viene assegnato all'organizzazione giapponese dei sopravvissuti a Hiroshima e Nagasaki, memento contro il riarmo nucleare che si pensava superato. "Personalmente avverto, ancor più che rammarico, tristezza nel vedere immense quantità di risorse finanziarie per l'acquisto di armi, sottraendole a impieghi di carattere sociale" nota il Presidente, cui non saranno sfuggite le voci di chi critica la nuova corsa al riarmo. "Ma" spiega "vi siamo costretti" dal mutato clima dopo l'invasione russa dell'Ucraina. Un tema quanto mai sentito dai padroni di casa polacchi ma anche dai presidenti di Estonia e Lettonia, vicini di casa di Mosca.

 

L'Europa, ribadisce il capo dello Stato, "deve affrontare grandi sfide" e servono con urgenza "passi avanti" per essere efficace e tempestiva. E "tra queste sfide e riforme - indifferibili - vi è quella della difesa comune dell'Unione". La difesa comune era stata avvertita come necessità già 25 anni fa, frenata però dalle divisioni tra paesi e da una certa freddezza statunitense che pare superata, perlomeno dall'attuale amministrazione, in attesa del voto Usa. Del resto è quasi una questione aritmetica capire che uniti si è più forti: "Gli Stati Uniti sono in grado di condurre operazioni complesse. Noi 27, tutti insieme, abbiamo forti limiti e possiamo svolgere operazioni di complessità notevolmente ridotta" avendo "frammentazione in 27 diverse Forze Armate", "duplicazione di funzioni e compiti", "differenti sistemi d'arma con difficile interoperabilità, "27 industrie militari, sovente in competizione fra loro".

 

Intanto ai nostri confini la 'dottrina russa' cerca di introdurre il principio per cui i paesi più deboli hanno davanti "due sole strade, l'allineamento politico, economico, culturale o l'invasione" da parte dei vicini potenti. E rileggendo la recente storia dei rapporti tra Mosca e Kiev, Mattarella nota nella scelta russa due "errori di valutazione". Putin ha pensato che "lo sguardo degli Usa si fosse definitamente distolto dall'Europa e rivolto al Pacifico" e ha ritenuto che la Ue, disunita, non avrebbe "creato difficoltà". Invece "Biden ha rivolto nuovamente, e in pieno, la sua attenzione all'Europa" e "l'Unione è stata compatta - pressoché unanime - nel sostegno all'Ucraina".

 

Ora, alla vigilia del voto del 5 novembre, "il Cremlino si attende che gli Stati Uniti tornino a incentrare la loro attenzione sul Pacifico oppure che tornino a un disimpegno, come avvenne negli anni '20 del secolo scorso". A quel punto "l'Ue non sarebbe, per la Russia, un ostacolo insuperabile". Ecco dunque che "il deterrente è una Unione con adeguate capacità militari che soltanto una vera Difesa comune può assicurare. Garantendo un forte mantenimento dell'Alleanza Atlantica, perché, in piena complementarietà, ne verrebbe rafforzata la Nato".

 

Si sta infatti creando un mondo multipolare, con diverse grandi potenze non sempre rispondenti ai principi che sono alla base delle democrazie americana ed europee. "Per la stabilità internazionale e per contrastare chi calpesta il diritto internazionale, non bastano più gli Usa da soli". "Non dobbiamo lasciarli soli" mette in guardia il capo dello Stato che indica come possibilità unica e indispensabile "quella di acquisire vere, efficaci, capacità militari. Sempre pronti a una cooperazione che allenti le tensioni, nel rispetto di indipendenza e sovranità di ogni Stato". Ovviamente, "nella speranza di non doverle mai usare".

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