No del governo a una proroga per il concordato preventivo, commercialisti pronti allo sciopero

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AGI - Con le quattro giornate di audizioni in Commissione Bilancio, che prendono il via lunedì 4 novembre e si concluderanno giovedì 7 con l'intervento del ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti, entra nel vivo il percorso alla Camera della legge di bilancio. Nel frattempo, il governo chiude la porta alla possibilità di prorogare la scadenza del concordato preventivo biennale, in calendario oggi nell'ultimo giorno per presentare la dichiarazione dei redditi, come caldeggiato invece dai commercialisti che si dicono pronti a scioperare.

 

L'entità delle risorse raccolte tramite il concordato dovrebbe essere nota nella seconda metà di novembre, i proventi potrebbero essere utilizzati dal governo per ampliare il taglio del cuneo fiscale a una parte del ceto medio. "Non si era mai visto lo sciopero dei commercialisti, ci voleva la Manovra finanziaria di Meloni e Giorgetti. La scelta di questa categoria nasce da un mancato ascolto che è metodo di Governo", commenta Marco Grimaldi, vicecapogruppo Avs alla Camera.

 

Anche in questi giorni festivi, viene riferito, la maggioranza lavorerà per cercare di limare alcuni articoli del testo: sono attese revisioni sia in materia di tassazione dei profitti delle criptovalute - con l'introduzione di una maggiore progressività rispetto al balzo attuale dal 26 al 42% - sia della norma che prevede la presenza di funzionari del Mef negli organismi di controllo di società o enti che percepiscono fondi pubblici.

 

La maggioranza, a quanto filtra, preme per apportare modifiche alla manovra, il tentativo è quello di arrivare al via libera prima di Natale ma non è detto che si riesca a raggiungere l'obiettivo. Soprattutto Forza Italia e Lega temono che non ci siano sufficienti spazi, anche se alcuni punti fermi, come il tema della tassazione sui bitcoin, della web tax e di un sostegno maggiore al ceto medio, sembrano essere a portata di mano. Ma il convincimento tra le forze di governo è che soldi a disposizione non ce ne sono, da qui l'incertezza che prevale e una certa irritazione verso i 'tecnici' del Mef. 

 

"C'è questa sciocchezza colossale voluta da qualche burocrate del Mef per far forse incassare qualcosa di più ai dirigenti di quel ministero, per cui si decide che per i revisori dei conti delle società che hanno un finanziamento da parte dello Stato deve esserci un rappresentante del Mef. Una cosa che non sta né in cielo né in terra, da Stasi, da Germania Orientale", rimarca il vice premier e leader di Forza Italia Antonio Tajani.

 

Il 6 novembre la Lega dovrebbe fare il punto con il ministro Giorgetti. Il governo, oltre all'incontro con le parti sociali fissato per il 5 novembre a Palazzo Chigi, potrebbe incontrare anche i rappresentanti della maggioranza. Nel frattempo il titolare del Mef rivendica: "La legge di bilancio inviata al Parlamento la scorsa settimana realizza in pieno per il prossimo triennio gli obiettivi del Piano". Per Giorgetti un contesto politico "stabile e una politica fiscale prudente stanno dando i loro frutti, favorendo le prospettive di crescita dell'Italia". Tra i nodi che restano da sciogliere anche quello del fondo automotive, con le associazioni del settore che continuano a rimarcare il taglio da 4,6 miliardi dei fondi dedicati per i prossimi anni. 

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