AGI - A Napoli l'entusiasmo non si misura, si sente. Le bandiere sono sempre rimaste ai balconi, le sciarpe nei cruscotti, i colori nei vicoli. Ma oggi, dopo la vittoria contro il Torino e il passo falso dell'Inter con la Roma, tutto ha preso un altro ritmo.
Nel centro, nei bar affollati e lungo le strade, si percepisce una fiducia nuova. Niente caroselli né fuochi: Napoli sa che mancano ancora quattro finali e, come sempre, preferisce non pronunciare parole troppo pesanti. “Scudetto” è una parola che molti evitano di dire, per rispetto, per scaramanzia o forse solo per prudenza. C'è chi però si lascia andare.
“Se arrivasse, questo quarto scudetto sarebbe ancora più bello — dice Francesco — perché è quello che nessuno si aspettava all'inizio. Non ce l'ha regalato nessuno: ce lo siamo costruiti giornata dopo giornata”.
C'è chi racconta ancora quello che è successo ieri su un volo Milano-Napoli: “quando l'hostess ha annunciato la vittoria degli azzurri, l'applauso di tutti i passeggeri è stato immediato”. Una felicità che viaggiava leggera a diecimila metri d'altezza.
Non servivano sciarpe o cori da stadio: bastava una voce e una notizia per sentirsi già più vicini a un sogno che, adesso, sembra meno lontano.
“Non è ancora il momento di festeggiare”, dice Salvatore, seduto su una panchina. “Abbiamo imparato che ogni parola pesa. Ogni partita è una storia a sé. Però sì, qualcosa si sente nell'aria: stavolta può davvero essere nostra”. Napoli aspetta, vive, trattiene il respiro. Con la voglia, fortissima, di esplodere al momento giusto.