Mattarella: "In dieci anni ho promulgato leggi che non condivido, è mio dovere"

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AGI - "In quasi dieci anni mi è capitato più volte di dover adottare decisioni che non condivido, ovviamente. Il presidente della Repubblica promulga leggi ed emana decreti e ha delle regole da rispettare, più volte mi è capitato di promulgare una legge che non condivido, ritenendola sbagliata o inopportuna. Ma è stata varata dal Parlamento e ho il dovere di promulgarla. Solo in un caso posso non farlo, quando rilevo che nel testo vi sono evidenti incostituzionalità e allora ho il dovere di non promulgarle. Ma deve essere evidente, non basta un dubbio, altrimenti usurperei i compiti della Corte Costituzionale". Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella nel corso dell'evento '25 anni di Osservatorio Permanente Giovani-Editori', presieduto da Andrea Ceccherini.

 

I poteri dello Stato "non sono fortilizi contrapposti che cercano di strappare territorio l'uno all'altro", ha affermato ancora il Presidente della Repubblica, rispondendo agli studenti "i poteri dello Stato sono tutti chiamati a collaborare ciascuno nel suo compito, rispettando quello degli altri. È il principio del check and balance, dei contrappesi, dei limiti e degli equilibri, perché è importante per qualunque organo, per qualunque potere, il potere degli altri organi, perché non vi sia nessuno nel nostro ordinamento che abbia troppo potere. Il contenimento dei propri limiti è fondamentale come il controllo di organi imparziali".

Il presidente è arbitro e meccanico

"Il Presidente della Repubblica entra particolarmente in attività quando il sistema si blocca, quando per una qualunque causa c'è un inceppamento del sistema, può avvenire perché non tutto è prevedibile nemmeno nelle norme costituzionali che proprio per questo hanno un elemento di elasticità. Quando il sistema si blocca il Presidente della Repubblica interviene per aiutare a rimetterlo in funzione. Oltre che un arbitro è come un meccanico, interviene per riparare, per rimettere in funzionamento il sistema che si è inceppato", ha detto ancora Mattarella. 

 

 "La metafora dell'arbitro è ben scelta, non sempre sono amati, ma indica imparzialità", ha continuato, "sono stato 25 anni in Parlamento, ho avuto posizioni politiche, ma il presidente della Repubblica deve essere assolutamente fuori dalla competizione politica, accantonare i comportamenti conseguenti alle sue idee". La metafora del Presidente della Repubblica "come arbitro l'ho usata anche io, nel mio primo discorso di insediamento alle Camere, e ho detto anche che i giocatori devono aiutarlo nell'applicazione delle regole, la coralità del rispetto delle regole è fondamentale", ha detto ancora il capo dello Stato.

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