AGI - Rafforzare il Partito Democratico senza 'cannibalizzare' gli alleati. Il compito che si trova davanti la segretaria dem è tutt'altro che semplice. Elly Schlein ha atteso trentasei ore prima di presentarsi in conferenza stampa per commentare le regionali vinte in Umbria ed Emilia-Romagna. Un passaggio che ha restituito l'immagine di un Partito Democratico in salute come non era da anni. I numeri snocciolati dicono che i dem crescono di 8 punti rispetto alle precedenti regionali, di 7 rispetto alle europee, di 15 sulle ultime politiche. L'altra faccia della medaglia è che i partiti alleati, Movimento 5 Stelle in testa, vedono erodere i propri consensi ad ogni passaggio elettorale. I Cinque stelle si sono fermati sotto al 5 per cento, l'Alleanza Verdi e Sinistra, che pure aveva toccato la doppia cifra alle europee, si è fermata poco sopra il 6, i centristi sono sotto la soglia del 3 per cento. Poco per sperare di contendere il governo alla destra.
Il punto di vista di Prodi
Il primo a rendersene conto è Romano Prodi, che di coalizioni fragili ne sa qualcosa: esattamente vent'anni fa, l'11 ottobre 2004, il professore teneva a battesimo la Grande Alleanza Democratica, ribattezzata pochi mesi dopo L'Unione, con la quale sarebbe arrivato a Palazzo Chigi nel 2006 rimanendovi due anni. Forte di quegli anni 'vissuti pericolosamente', fra voti di fiducia appesi a un filo, stoccate fra alleati riluttanti e minacce di dimissioni, Prodi elargisce un paio di consigli alla leader dem. Il primo è quello di "dotarsi di programmi riformatori" che possano tenere insieme le varia anime della futura coalizione nazionale. Il secondo consiglio è quello di non dimenticare l'elettorato moderato, "senza il quale non si vincerà". La segretaria dem, fino ad oggi, si è data la regola di non "perdere nemmeno un minuto in polemiche interne". Regola seguita alla lettera anche dopo la sua apertura a Matteo Renzi, seguita dal 'niet' del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra. "Non spetta a me dire agli altri cosa fare. A me spetta il compito di mediare", dice oggi la segretaria. Schlein è consapevole che "avere alleati solidi è nell'interesse del partito Democratico" e sembra fare suoi i consigli di Prodi quando annuncia che "la mobilitazione per la sanita' andra' avanti", ma sarà accompagnata anche "da una proposta per una riforma complessiva del settore".
Parole che arrivano mentre a Piazza Santi Apostoli, a poche decine di metri dal Nazareno, era in corso la manifestazione degli operatori sanitari, medici e infermieri. È un punto sul quale Prodi si sofferma nel corso di una intervista: "La battaglia sul finanziamento alla sanità è giusta e doverosa, ma le opposizioni devono dire cosa ne pensano, ad esempio, sui medici di famiglia o su cosa si vuol fare sul modello organizzativo. Il Pd ha il dovere di proporre politiche attive".
I programmi di Elly Schlein
L'idea di Schlein è quella di proporre una riforma complessiva del settore che vada nella direzione "di una sanità di prossimità, che arrivi vicino alla casa delle persone. La campagna della sanità pubblica si intreccia per questo con la nostra mobilitazione nelle aree interne, per pagare meglio medici, infermieri e anche insegnanti". Non c'è, tuttavia, solo il tema della sanità a tenere insieme le opposizioni. I 'pilastri' su cui erigere una coalizione che "possa mandare a casa la destra" passa per i temi che hanno portato alla vittoria il 17 e 18 novembre: "Sanità, scuola lavoro, politiche industriali, clima e diritti. Cinque cose su cui le convergenze ci sono già". Insomma, per Schlein "non si parte da zero". Un lavoro che passa anche dal Parlamento, con la battaglia comune delle opposizioni sul "salario minimo". Tra gli emendamenti segnalati alla legge di bilancio figura anche uno delle opposizioni che chiede di corrispondere ai lavoratori una retribuzione sufficiente e proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro prestato, ovvero il salario minimo. Il testo è firmato, tra gli altri, dai leader delle opposizioni Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Matteo Richetti, Elly Schlein, Angelo Bonelli e Riccardo Magi.
Date le ostilità interne al campo progressista, tornate a manifestarsi poche ore dopo il voto, il percorso appare lungo. Ma Schlein e gli alleati hanno tempo per provarci. Alle elezioni politiche, salvo sorprese, mancano due anni e prima ci saranno i test nelle sei regioni al voto nel 2025: Valle D'Aosta, Veneto, Toscana, Marche, Campania e Puglia. Elezioni alle quali Schlein arrivera' con il vento in poppa, come scommette un dem in Transatlantico. Il ragionamento è che la segretaria avrà la possibilità di preparare la campagna con un Pd pacificato dalle vittorie e dalla crescita dei consensi. Toscana e Puglia, dove i dem governano, possono essere confermate agevolmente, se non si sbagliano i candidati. Il grande punto interrogativo è, invece, la Campania con l'incognita De Luca. Il governatore ha già fatto sapere che ha intenzione di candidarsi, sfidando apertamente Schlein che, invece, vuole tenere la barra dritta sul limite dei due mandati. Tanto più dopo aver incassato il via libera del Consiglio regionale al terzo mandato. Uno scenario da incubo per il Pd che potrebbe segnare la rottura definitiva da Vincenzo De Luca che, schierandosi contro il candidato Pd, potrebbe essere espulso dal partito. Intanto, Schlein può godersi l'elezione di Gaetano Manfredi alla presidenza dell'Anci. Il sindaco di Napoli, viene riferito, era la prima scelta della segretaria che ha lavorato in prima persona tenendo insieme i sindaci e chiudendo l'accordo sul primo cittadino di Napoli.