AGI - All'indomani dell'invito lanciato da Papa Leone XIV a "disarmare le parole" per "disarmare la terra", le "Lettere" dell'artista contemporaneo Lorenzo Marini sbarcano "nel tempio della parola e del pensiero", il Parlamento. Una coincidenza fortuita che non è sfuggita a Fabio Rampelli, vicepresidente FdI della Camera e promotore di 'Lettere al Parlamento', l'ultimo progetto espositivo di Lorenzo Marini, artista eclettico e caposcuola della cosiddetta TypeArt, la corrente artistica che celebra la bellezza estetica delle lettere.
La mostra, allestita nel monumentale corridoio dei Busti di Montecitorio, adiacente alla Sala della Regina, resterà aperta fino a venerdì 23 maggio e sarà visitabile anche in occasione della 'Notte Bianca' dei musei del 17 maggio. "L'apertura di Montecitorio, in concomitanza con la Notte dei Musei, è una tradizione che si rinnova e che ricorda ai cittadini che la Camera è aperta per loro", ha tenuto a sottolineare Rampelli inaugurando l'allestimento con l'artista.
"E, poi, era inimmaginabile - ha proseguito - non portare qui, nel tempio della parola e del pensiero, una mostra sulle lettere: lettere che combinate insieme fanno scorrere il genio umano, la sua sensibilità, la sua esigenza di mettersi in relazione".
Lorenzo Marini, caposcuola della TypeArt con le sue lettere-opere d'arte reinterpretate, riprodotte e ricomposte porta infatti, nel luogo del dibattito e del potere per antonomasia, una suggestiva riflessione sul potere delle parole e del linguaggio. Ma c'è di più, fa notare Rampelli: "come ha detto ieri Papa Leone XIV, le parole a volte sono usate in modo improprio e anche aggressivo. Si avverte invece la necessità di una parola disarmata, una parola dolce, che sia conciliante e che riavvicini le persone, favorendo il confronto e la sintesi".
L'invito di Papa Leone XIV e la mostra di Lorenzo Marini
L'auspicio pronunciato ieri dal Pontefice, ha aggiunto il vicepresidente FdI della Camera, "lo interpreto come un segno augurale per questa mostra". Dopo il successo ottenuto con la mostra 'Il Tempo del Futurismo' alla Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma (sua la 'Pioggia di lettere' futuriste, una delle installazioni più 'instagrammate' della mostra), Marini presenta a Montecitorio una selezione di dodici sue opere tra quelle più rappresentative. Protagoniste assolute, ovviamente, "Le Lettere" che, nell'iconica grammatica dell'artista, 'giocano' con l'alfabeto che viene destrutturato e ricomposto con l'ausilio del colore, dell'illustrazione e del disegno.
La mostra a Montecitorio
Per lavorare sulla lettera - precisa Marini - "non uso il grandangolo ma il telescopio". "La lettera tolta dal contesto e privata di logica - spiega - può nascondersi e diventare fluida, oppure diventare simile a pietra", come nell'opera 'Le parole non siano pietre', "e diventare lo specchio della nostra anima". In mostra a Montecitorio, tra le altre opere, anche 'Futurtype', una nuova composizione dove le lettere lasciano la griglia della pagina e iniziano la danza della non-lettura dinamica grazie a un inserto che rimanda all'idea del libro pieghevole.
Le lettere reinterpretate e ricreate da Marini diventano uniche e autonome come pezzi d'arte, l'emblema di una complessità e di un disordine che sono anche tratti caratterizzanti dei nostri tempi. "Ogni lettera diventa un pezzo unico, sottolinea infatti l'artista, esattamente come l'uomo". Ecco allora che la mostra, in altre modalità, fa riecheggiare a sua volta un appello non dissimile da quello lanciato da Leone XIV. Un appello artistico, se non ancora politico, a far sì che la parola torni a essere fonte di bellezza e il linguaggio strumento per costruire e non distruggere.