Le 4 priorità (e le 4 azioni) votate da 150 top manager per un digitale davvero sostenibile

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AGI - Un tema complesso (non complicato) che necessita di risposte semplici (non semplicistiche). Un'ardua missione quella dei 150 Top Manager che per due giorni si sono confrontati alla terza edizione degli Stati Generali della Sostenibilità Digitale, il think tank costituito nel 2022 dalla Fondazione per la Sostenibilità Digitale, la più importante Fondazione di ricerca riconosciuta in Italia dedicata ad approfondire i temi della sostenibilità digitale.
E quando si parla di sostenibilità e digitale è enorme il rischio di non comprendere la reale portata dei cambiamenti, da un lato, o di perdersi tra soluzioni per nulla concrete, dall'altro. Per questo il vertice si è concluso con l'individuazione di quattro priorità strategiche e quattro azioni scelte da Ceo, Cio, Cfo e altri “C-Level” delle più grandi aziende del Paese (tra le tante Consob, Autorità Nazionale Anticorruzione, ANAS, ISTAT, RAI, ENI, Edison, SNAM, Plenitude). 
“Persone ed organizzazioni devono gestire una dimensione culturale, ripensare non solo i processi ma anche il senso delle organizzazioni e in questo contesto il cambiamento non necessariamente è strutturale o organizzativo ma più umano – ha spiegato all'AGI Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale – il lavoro deve quindi essere portato avanti sul fronte della paura del cambiamento, dell'abbattimento delle zone di confort e degli elementi di freno. E per superare queste barriere funzionali è importante anche semplicemente che le persone che governano le organizzazioni banalmente parlino tra di loro”. 

 

Le priorità più votate dai top manager in materia di Sostenibilità Digitale

  • Rapporti tra i C-Level - votata dal 85,71%. Passare da una visione dell'IA come semplice tecnologia a una considerazione più ampia come suo contenuto e valore strategico, favorendo un approccio integrato e condiviso tra i vari C-Level. 
  • Rapporto con le Big Tech  - votata dal 67,50%. Strutturare rapporti strategici con i grandi provider tecnologici, identificando gli elementi distintivi di un'IA sostenibile che rifletta il patrimonio culturale e i valori dell'azienda. 
  • Policy e ambiti di applicazione dell'IA -  votata dal 57,89%. Identificare le aree in cui l'IA può essere applicata in conformità con le policy aziendali e con l'IA Act, per garantire un uso responsabile e allineato agli obiettivi di sostenibilità. 
  • Relazione con l'organizzazione interna - votata dal 46,34%. Promuovere processi virtuosi, indicando gli elementi su cui è opportuno concentrarsi per sviluppare applicazioni che devono essere progettate considerando sia i contenuti tecnici, sia le ricadute sociali, economiche e ambientali. 

 

Le azioni concrete da mettere in campo secondo i top manager 

  • Data Strategy e Data Governance -  votata dal 90,38%. Utilizzare in modo sostenibile dell'IA, in tutte le sue possibili declinazioni, senza prescindere dall'accuratezza dei dati. 
  • IA nella Digital Strategy - votata dal 74,51%. Inserire nella Digital Strategy delle aziende i principi di un approccio sostenibile nel ciclo di vita delle tecnologie e dei servizi, dalla definizione fino alla dismissione (Sustainability by design), promuovendone la cultura all'interno della Funzione IT.
  • Sostenibilità digitale dei modelli dell'intelligenza artificiale - votata dal 57,69%. Definire e misurare un indicatore di sostenibilità in termini di saldo positivo tra quanto l'applicazione della tecnologia di IA fa risparmiare e quanto la stessa produce in termini di impatto ambientale, sociale ed economico.
  • Scoring model di sostenibilità - votata dal 56,86% dei CIO. Definire i criteri di valutazione per misurare il livello di sostenibilità delle soluzioni di Intelligenza Artificiale con l'obiettivo di integrare in fase di gara, all'interno dei parametri tecnici di valutazione delle soluzioni IA, degli indicatori che favoriscano la sostenibilità digitale delle soluzioni proposte. 

 

“Serve prima di tutto – ha concluso Epifani - il coraggio di dirci la verità: ovvero che ci sono tantissime ricerche che dicono che la sostenibilità è un attivatore di cambiamento ma tante ricerche sono piene di bias all'origine. Il dato concreto è che le persone non sanno cos'è la sostenibilità. E non andremo da nessuno parte fino a quando non la considereremo in un'ottica di bilanciamento intersistemico. C'è la sostenibilità intesa come impatto ambientale ma questa è intrecciato con l'impatto sociale e quello economico. Sono tre bicchieri che devono essere bilanciati. Noi fino ad oggi abbiamo lavorato riempiendo il bicchiere economico, ora bisogna capire come cambiare il modello di sviluppo per ribilanciare. E la tecnologia è unico strumento con cui possiamo pensare di farlo”.

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