AGI - L'India è diventata ufficialmente la nazione da battere negli scacchi. A ribadirlo, una volta di più, è stata l'ultima edizione delle Olimpiadi, che si sono concluse ieri a Budapest. Nelle due manifestazioni principali, Open e Femminile, la medaglia d'oro è andata ai giocatori e alle giocatrici del Paese asiatico che si sono portati a casa anche quattro premi di categoria: nell'Open, Gukesh e Erigaisi sono stati 'i migliori' in prima e terza scacchiera; stesso riconoscimento, in terza e quarta scacchiera, per Divya Deshmukh e Vantika Agrawal nel Femminile. L'Olimpiade prevede che, in ogni match, si sfidino quattro scacchisti per parte ed è il risultato complessivo, ovvero sommato, di questi incontri a determinare chi vince. Ma ci sono altri numeri che contribuiscono a raccontare il dominio indiano: nel torneo Open, su 11 turni complessivi, il bilancio è stato di 10 vittorie (tra cui quelle contro Stati Uniti, Cina, Azerbaigian, Ungheria e Iran) e 1 sola patta (il 2-2 con l'Uzbekistan). Nel femminile il ruolino di marcia è stato simile con 9 vittorie 1 patta (Stati Uniti) e 1 sconfitta (Polonia). Un inciampo, quest'ultimo, che avrebbe potuto costare caro ma che, alla fine, non ha impedito alle indiane di salire sul gradino più alto del podio.
Una grande soddisfazione per la federazione e il governo di Nuova Delhi che, sugli scacchi, soprattutto dopo la vittoria sfuggita a Chennai, in casa, due anni fa, hanno coinvolto personalità e sponsor, investito tante risorse umane e tante rupie per arrivare a questo traguardo. Insomma, come scrivono i media indiani la nuova "Golden Age" degli scacchi è ufficialmente iniziata. L'attenzione, ora, sarà rivolta tutta a Singapore dove, a dicembre, il 18enne Gukesh proverà a strappare la corona mondiale al cinese Ding Liren, riportandola in India dove manca dal 2013 quando Magnus Carlsen la strappò a Viswanathan Anand, il giocatore più forte (finora) mai prodotto dall'India.
E l'Italia?
Per valutare le prestazioni di azzurri e azzurre non bisogna guardare alla posizione finale. il 43esimo posto nel torneo Open, e il 34esimo in quello femminile, raccontano solo che le due compagini hanno lottato per arrivare più in alto possibile ma, anche per via dell'ultima sconfitta, sono rimaste nel gruppone, molto numeroso, dietro alle formazioni più titolate. Per trarre un bilancio è necessario quindi andare ad analizzare un po' più a fondo le prestazioni nelle due singole manifestazioni. Nell'Open, ad esempio, la squadra capitanata da Loek van Wely ha ottenuto 6 vittorie, 1 patta e 4 sconfitte. Cinque successi sono arrivati contro tutte quelle nazionali ritenute 'inferiori' per Elo, rispettando le aspettative di giornata: Antille Olandesi, Kosovo, Paraguay, Messico e Perù. A tutto ciò si aggiunge l'incredibile scalpo ottenuto contro i fortissimi Paesi Bassi, quinti nel ranking mondiale. La patta, contro un altro 'colosso' di questo sport, l'Azerbaigian, può allo stesso modo rientrare nella categoria delle 'imprese', considerata la forza dell'avversario. Le sconfitte contro Inghilterra, Francia, Ungheria e Norvegia (senza Carlsen) sono arrivate tutte dopo ore e ore di lotta sulla scacchiera, a volte per dettagli, altre volte per imprecisioni che sono costate care. Ma sono stati tutti insuccessi di misura che hanno mostrato la crescita di un gruppo ben rodato, composto dai veterani Daniele Vocaturo e Sabino Brunello e dai tre giocatori su cui sicuramente punteremo nell'imminente futuro: Lorenzo Lodici, Luca Moroni e Francesco Sonis. Nessuno di questi 'ha perso' troppo punteggio Elo, frutto di una certa costanza nel complessivo rendimento, con Lodici che, distinguendosi in seconda scacchiera, decimo posto assoluto per lui, ne ha conquistato quasi 20, grazie anche alle prestazioni contro avversari di grande caratura come Anish Giri, Peter Leko e Micheal Adams.
Nel femminile è mancato l'acuto contro una delle 'big' ma il ruolino di marcia, 6 vittorie 2 patte e 3 sconfitte, non può essere di certo considerato come insufficiente. Le azzurre, guidate da Roberto Mogranzini, hanno superato Guernsey, Paraguay, Macedonia del Nord, Filippine, Lussemburgo e Finlandia. Le sconfitte con Cina, Germania e Bulgaria, tutte nettamente più avanti in classifica, potevano starci e le due patte, contro l'abbordabile Iran e il fortissimo Azerbaigian, si compensano da sole. All'interno della spedizione italiana, composta da Brunello, Sedina, Gueci, Zimina e Sala, va certamente esaltata la prima esperienza all'Olimpiade di quest'ultima, 17 anni, imbattuta fino all'ultimo turno con la Bulgaria. Per la giocatrice lombarda ben 18 punti Elo conquistati e una solidità, unità a una bella dose di coraggio, che fanno ben sperare per il suo futuro con la maglia azzurra.
Il tentativo (fallito) di Russia e Bielorussia di tornare nel circuito
Durante le Olimpiadi si è svolta anche l'assemblea generale della Federazione scacchistica internazionale (FIDE) con una votazione molto attesa nell'ambiente scacchistico. Le federazioni, esprimendo il loro generale parere contrario, hanno respinto la proposta di riammissione di Russia e Bielorussia avanzata dal Kirghizistan, che avrebbe potuto creare un precedente pericolo nel mondo dello sport dove, i due Paesi, sono stati sanzionati dopo l'inizio dell'invasione russa in Ucraina. Tuttavia, si prenderà in considerazione la possibilità di consentire ai giocatori di età inferiore ai 12 anni o con disabilità di partecipare agli eventi. "Dopo un'attenta considerazione, la maggioranza dei membri del consiglio della Fide ha concluso che le circostanze attuali non forniscono basi sufficienti per sostenere le mozioni dell'unione scacchistica kirghisa", ha affermato una dichiarazione del consiglio della Fide prima del voto.