L'allucinante "guerra della sete" per il petrolio di 70 anni dopo

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AGI - Quando il 12 giugno 1935 veniva apposta la firma sul cessate il fuoco stipulato due giorni prima, facendo cessare di fatto una guerra scoppiata nel 1932, il Paraguay poteva ritenersi vincitore e la Bolivia sconfitta, ma in realtà ambedue le nazioni erano totalmente spossate. Il Paraguay aveva dovuto mobilitare 150.000 soldati su una popolazione inferiore ai 900.000 abitanti, una cifra monstre, perdendone almeno cinquantamila oltre a circa settantamila civili in quella che per esso era una vera e propria “guerra totale”. La Bolivia, che aveva poco più del doppio della popolazione del nemico (2.150.000), aveva lasciato sul campo di battaglia centomila uomini. Un salasso demografico spropositato per l'escalation dal 1929 sulla voce di ricchezze petrolifere nella regione del Chaco, un terreno arido e inospitale che però consentiva uno sbocco al mare di cui i due Stati latinoamericani erano privi e che ambivano possedere per i commerci.

 

 

Dalle scaramucce alla mobilitazione di massa

Tensioni e scontri si erano verificati già nel biennio precedente, ma con isolate scaramucce tra militari che la diplomazia aveva cercato di disinnescare. Per un conflitto su larga scala occorreva però organizzarsi, e fu esattamente ciò che ambedue i contendenti fecero svenandosi per acquistare armi di ogni tipo dagli Stati Uniti e dall'Europa, le cui industrie belliche fecero affari d'oro rifornendo Bolivia e Paraguay di pistole, fucili, mitragliatrici, cannoni, mortai, camion, blindati, persino alcuni carri armati, aeroplani e navi. Anche l'Italia, pur in procinto di essere impegnata a sua volta su altri fronti (Etiopia), ci mise di suo. Si ritiene che due grandi industrie petrolifere, l'americana Standard Oil e la britannica Royal Shell, fossero economicamente schierate rispettivamente dalla parte della Bolivia e del Paraguay, per indirizzare l'esito di una guerra e raccogliere in futuro dal vincitore il dividendo per l'esplorazione e la trivellazione delle vagheggiate ricchezze del sottosuolo.

A confronto le scuole militari di Francia e Germania

Quando il riarmo si ritenne completato, la crisi deflagrò. La Bolivia si avvaleva di istruttori militari tedeschi (il ministro della guerra era il generale Hans Kundt), mentre il Paraguay di consiglieri francesi, riproponendo in qualche modo lo scontro delle due dottrine del primo conflitto mondiale e anticipando quello che sarebbe divampato nel 1939. A fronte della sorprendente modernità degli armamenti, la qualità della componente umana era scarsa e anche assai eterogenea (non solo dal punto di vista etnico), con soldati scarsamente equipaggiati e ben poco motivati, espressione fedele di due Paesi poveri. Il 13 giugno 1932 un raid boliviano ebbe come conseguenza la distruzione di un fortino paraguaiano, con la rappresaglia scattata l'indomani per la riconquista della zona del presidio nei pressi di un lago. La crescita dell'intensità del confronto su scala militare rese impossibile la composizione diplomatica della disputa, che in fondo rispecchiava il desiderio delle rispettive classi dirigenti e in parte dei ceti popolari. La guerra mise in mostra la spregiudicatezza strategica paraguaiana votata all'attacco, che si avvaleva di migliori linee logistiche e di rifornimento, e l'incapacità boliviana far valere la supremazia numerica e organizzativa. Al di là delle incursioni in profondità, lo scontro assumeva sempre gli aspetti di un conflitto di logoramento con una serie di sanguinose battaglie non risolutive.

 

 

La sciagurata impresa con diecimila morti senza sparare un colpo

Questo porta alla fine del 1934 il generale Kundt alla decisione di infliggere al Paraguay un colpo decisivo che dovrà abbatterlo e risolvere una volta per tutte quella guerra. Il piano è di far inoltrare nel Gran Chaco un esercito di diecimila uomini per prendere alle spalle le forze del Paraguay e annientarle in una morsa. I boliviani devono portare con loro scorte d'acqua sufficienti a dissetarsi in quel clima infernale e insopportabile, e far marciare i mezzi motorizzati fino al pozzo Iridangue, da dove poi muovere contro il nemico per la battaglia risolutiva. Ma il controspionaggio paraguaiano riesce ad avvisare della mossa boliviana il comandante in capo, generale José Féliz Estigarribia, che allora invia una colonna a distruggere il pozzo: se i boliviani riusciranno a rifornirsi il suo esercito messo tra due fuochi sarà fatto a pezzi. È una corsa contro il tempo, vinta dai paraguaiani sul filo dei minuti. Iridangue viene distrutta rendendo impossibile attingere acqua. Dell'armata boliviana non resterà nulla. Gli uomini, non potendo né tornare indietro né proseguire, sono destinati a una morte orrenda: impazziranno per la sete, e molti preferiranno farla finita suicidandosi. Il numero più grande di caduti in quella guerra avviene senza che sia sparato un solo colpo.

 

 

Due nazioni esauste per il conflitto più sanguinoso del XX secolo in America del Sud

Ma sia la Bolivia sia il Paraguay non possedevano più la forza per vincere sul campo di battaglia una guerra destinata a diventare come la più sanguinosa combattuta nel continente nel XX secolo. Il Paraguay aveva occupato circa due terzi del territorio conteso (circa 150.000 km²), ma riuscire a tenerlo con la forza delle armi era un'altra cosa. Gli eserciti di ambedue i contendenti erano di fatto annientati e i due Paesi erano sull'orlo del collasso in tutti i settori: impossibile continuare con quello stillicidio di vite, di energie e di soldi, ribattezzata tragicamente “la guerra della sete”. Una tregua nelle ostilità sarà concordata per mezzogiorno del 10 giugno 1935, orario annunciato da un furibondo fuoco incrociato, un po' come era avvenuto in Europa prima delle 11 dell'11 novembre 1918 per l'“onore” di sparare l'ultimo colpo, col solo risultato di aggiungere inutilmente altri numeri alla contabilità della morte. Il 12 giugno 1935 veniva firmato il cessate il fuoco, ma occorreranno quasi tre anni per arrivare alla tregua vera e propria, che sarà sottoscritta nel 1938 a Buenos Aires. Niente rispetto ai decenni che occorreranno per ratificare la linea di frontiera, con cerimonia ufficiale del 27 aprile del 2009. Quanto alle ricchezze millantate per dare esca al prestigio nazionale e all'espansione territoriale, non ce ne sarà traccia fino al 2012 e al 2014, quando il Paraguay scoprirà l'esistenza di giacimenti di gas e di petrolio. Nella parte residuale del Chaco assegnata invece alla Bolivia sarà rinvenuto, solo di recente, uno dei più grandi giacimenti di gas dell'intera America Latina.

 

 

 

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