AGI - Auf Wiedersehen campioni in carica. L'arrivederci arriva all'Olympiastadion, dove tutta un'altra Italia salì sul tetto del mondo colorando d'azzurro il cielo di Berlino. Questa volta, invece, lo stadio della capitale tedesca è il teatro dell'addio a una delle Nazionali più brutte degli ultimi tempi, anche più di quella che contro gli elvetici non andò oltre a due pareggi che le sbarrarono la strada per Qatar2022. La Svizzera vince 2-0, con merito, senza mai temere di non potercela fare, proprio perchè l'Italia non dà mai l'impressione di esserci. Chissà i troppi cambiamenti probabilmente non giovano, l'identità di squadra (elvetica) evidentemente paga. Sì perchè Spalletti cambia ancora: 4-2-3-1 nelle prime due gare, 3-5-2 nella terza, 4-3-3 agli ottavi. Debutta Mancini che affianca Bastoni e prende il posto di Calafiori, mentre a coprire la sinistra c'è Darmian e non Dimarco. C'è un altro esordio dal primo minuto ed è quello di El Shaarawy, esterno sinistro offensivo, ma che al bisogno va a coprire l'intera fascia quando il gioco 'fluido' tanto amato dal ct, ridisegna l'Italia in un 3-5-2. Dall'altra parte c'è Chiesa che, a differenza del Faraone, si occupa solo della fase offensiva per dar man forte a Scamacca.
Due novità anche a centrocampo con Cristante e Fagioli nell'11 iniziale e a creare un nuovo triangolo mediano con Barella. Fuori Jorginho, Frattesi e Pellegrini. Dall'altra parte Yakin sceglie il 3-4-2-1 e punta sugli 'italiani' Sommer, Rodriguez, Aebischer, Freuler e Ndoye. Il turco indovina, Luciano da Certaldo no. Lo dice la partita e lo dice sin da subito. La Svizzera è padrona del campo e del palleggio, Spalletti alla vigilia chiedeva un'Italia sciola e con personalità, la trova molle e timida, tanto da trasformare gli elvetici in "furie rosse". I buchi in difesa cominciano a contarsi sin da subito, sul centro-destra ci sono voragini: Di Lorenzo e Mancini sono in balia degli avversari, Xhaka e Freuler lo capiscono e lì insistono.
C'è anche Cristante da quelle parti, ma se doveva dare solidità il piano è fallito. Fagioli si sforza di ragionare, è l'unico che lo fa, ma senza inventare chissà cosa. Il dominio della Nati non è testimoniato dalle occasioni: poche e qui c'è la differenza con la Spagna che invece in porta andava sempre. Al 24° però, Mancini sparisce e Donnarumma è miracoloso su Embolo. La risposta azzurra è in una serprentina di Chiesa, ma Sommer può continuare a sonnecchiare. Il capitano azzurro, invece, capitola al 37°: ancora un buco, Bastoni fuori posizione, Fagioli non chiude su Freuler che di sinistro sigla il meritatissimo 1-0. E se si va al riposo sotto di un solo gol è perchè il palo aiuta Donnarumma sulla punizione di Rieder.
Primo tempo da dimenticare, c'è ancora la ripresa, sulla carta sperare si può. Spalletti inserisce Zaccagni per El Shaarawy, ma dopo 30 secondi arriva il raddoppio con un bel destro a girare di Vargas: 2-0, giusto così. C'è un auto-palo di Schar sul cross di Fagioli con Sommer spiazzato e immobile. Potrebbe essere la miccia...neanche a parlarne, non si accende nessun fuoco. Entra Retegui per Barella per un disperato 4-2-4 che partorisce un tiro (il primo azzurro) dell'italo-argentino al 28° e, un minuto dopo, il palo di Scamacca a 4-5 metri dalla porta e in sospetta posizione di offside sull'assist di Zaccagni. Finisce 2-0, Svizzera meritatamente ai quarti, campioni d'Europa meritatamente e malamente a casa.
Spalletti "E' mancato il ritmo, per ora non possiamo di più"
"La rete all'inizio del secondo tempo ci ha tagliato un po' le gambe": lo ha ammesso il ct azzurro, Luciano Spalletti, commentando a caldo il ko con la Svizzera ai microfoni Rai. "Ci sono mancati il ritmo, la freschezza, che fanno sempre la differenza", ha osservato, "stasera ho cambiato dei giocatori ma in questo momento non siamo in grado di fare più di questo".
"Nelle individualità c'era un passo differente", ha riconosciuto Spalletti. Quanto alle qualificazioni per i mondiali del 2026, il ct ha osservato: "La strada è lunghissima, è un discorso che si farà piano piano. Ci vuole più ritmo, più continuità, più sacrificio. Non siamo arrivati all'Europeo con una condizione eccezionale".