AGI - Il Consiglio regionale della Lombardia ha votato per l'introduzione di un "mini-vitalizio" ai consiglieri regionali. I vitalizi in Regione erano stati aboliti da una legge del 2011. Il provvedimento, illustrato dal presidente della commissione Affari istituzionali, Matteo Forte, ha ottenuto 49 sì (centrodestra e Lombardia Migliore) e 17 no (centrosinistra).
Le caratteristiche del provvedimento
Il provvedimento prevede un'indennità differita a favore dei consiglieri eletti a partire dalla legislatura in corso, estesa anche agli assessori e ai sottosegretari. Si può aderire o rinunciare all'indennità. È stata introdotta una trattenuta volontaria per costituire un fondo che, al compimento di 65 anni e dopo essere rimasti in carica per almeno 5 anni, riconoscerà ai consiglieri regionali un assegno calcolato col metodo contributivo. I contributi trattenuti saranno rivalutati ogni anno attraverso coefficienti che variano a seconda dell'età anagrafica del consigliere al momento in cui riceverà l'indennità.
Le critiche dell'opposizione
Il capogruppo del M5S, Nicola Di Marco, ha criticato duramente il provvedimento, attaccando la maggioranza: "È scandaloso che nessuno della maggioranza intervenga in aula, questo dimostra che avete la coda di paglia". Intervenendo sull'ordine dei lavori, il consigliere di FI, Ivan Rota, ha sottolineato che "non tutti sono dipendenti pubblici in aspettativa, ci sono dipendenti privati e liberi professionisti".
La difesa della maggioranza
Il relatore del provvedimento, il presidente della commissione Affari istituzionali, Matteo Forte (FdI), ha difeso la misura: "È un provvedimento che penso renda giustizia del fatto che qualunque cittadino che dedica il proprio tempo, una parte della propria vita anche professionale, sacrificando il proprio lavoro per la collettività, al servizio delle istituzioni nel proprio territorio, come qualunque altro lavoratore debba avere un riconoscimento una volta che ha finito la sua attività lavorativa".
Un assegno minimo
Forte ha aggiunto: "Qui stiamo parlando di un'indennità differita, che si comincia a percepire dai 65 anni. Quindi, da questo punto di vista credo che sia uno strumento giusto, equo. Stiamo parlando in fin dei conti di una pensione praticamente minima, 480 euro netti, e soprattutto evita quello che è avvenuto in questi anni".