Il Pd accantona il nodo Renzi. Resta il niet del M5s

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AGI - La margherita del 'Renzi sì, Renzi no' ha esaurito i suoi petali: è ora di concentrarsi sui temi per incalzare il governo e sui programmi delle prossime regionali. Dirgenti della segreteria nazionale ed eletti del Partito Democratico sembrano concordi su questo punto. E la segretaria dem, Elly Schlein, lo ribadisce indirettamente presentandosi al fianco dei lavoratori della Industria Italiana Autobus di Bologna, in agitazione dopo la lettera che li informa dello spostamento della produzione in Campania, a 600 chilometri di distanza.

"Nei fatti, un licenziamento collettivo", spiega la leader dem sottolineando la necessità di dotare il Paese "di un vero piano industriale". È uno dei temi cari al Pd e sui quali la segretaria ha impostato la sua estate militante.

Assieme a questo, la sanità, il salario minimo, le pensioni che rischiano di diventare la prima vittima di una manovra di bilancio che, dicono i dem, si accanirà "contro il ceto medio e le fasce più deboli". A nessuno, tuttavia, sfugge che per la Liguria passano le chance del centrosinistra di assestare una spallata potenzialmente letale a un governo che appare ai dem sempre più "lacerato" fra il braccio di ferro sullo Ius Scholae fra i due vicepremier, le diverse sensibilità riguardanti la guerra in Ucraina e il caso Sangiuliano.

Su questo dossier si concentra, ad esempio, il leader del M5s Giuseppe Conte che chiede a Sangiuliano di riferire i Parlamento: "Il Ministro Sangiuliano deve venire in Parlamento a riferire su come sono stati usati soldi e informazioni delicate del Governo, se sono andati nelle disponibilità di una imprenditrice e perché", attacca Conte: "È imbarazzante assistere a questo spettacolo con la premier Meloni che viene smentita in diretta dai documenti pubblicati sui social da una privata cittadina", aggiunge.

Per tutte queste ragioni dal Nazareno si moltiplicano le voci di chi chiede di mettere da parte il rebus Renzi per dare battaglia al governo. D'altra parte, in Liguria i giochi sembrano fatti dopo il via libera di Giuseppe Conte ad Andrea Orlando.

Il 'nodo' Renzi, tuttavia, è tutt'altro che sciolto, come dimostra anche l'avvertimento lanciato dall'ex rottamatore agli alleati: "Se la linea nel centrosinistra la dà il Pd con Elly Schlein - nessuno metta veti, si costruisca un'alternativa al governo Meloni/Salvini - noi ci stiamo e siamo decisivi. Se la linea nel centrosinistra la dà il Fatto Quotidiano con Marco Travaglio - veto contro il centro, si riavvicinino i grillini alla destra - noi non ci stiamo e siamo orgogliosamente fuori da questa roba qua", dice Renzi.

I dem, tuttavia, rilanciano la richiesta ai renziani di tagliare i ponti con l'amministrazione Bucci a Genova, come ripete anche oggi l'esponente della segreteria dem, Marco Sarracino: "Vanno sciolte tutte le ambiguità a partire dall'insostenibile presenza di alcune forze all'interno della giunta Bucci". Il fatto è che gli esponenti renziani in giunta e consiglio comunale a Genova non sembrano avere intenzione di lasciare l'incarico, anche perché sono stati eletti all'interno di una lista civica.

Uno schema, quello di presentare propri esponenti dentro una lista civica, che i renziani potrebbero replicare anche per la Liguria. Una prospettiva che i Cinque Stelle respingono con decisione: quella dell'alleanza con Renzi non è una opzione praticabile, dicono da Campo Marzio liquidando la questione con un lapidario 'No' alle alleanze con Renzi, tanto a livello locale, quanto a livello nazionale. Dello stesso avviso la sinistra a sinistra del Pd, a partire da Ferruccio Sansa e Linea Condivisa di Gianni Pastorino. Intanto, Andrea Orlando si appresta a fare il primo intervento da candidato in carica alla Festa Nazionale dell'Unita' a Reggio Emilia.

Mancherebbe, sulla carta, il via libera ufficiale da parte di un tavolo di coalizione che non si è ancora convocato, ma le posizioni dei leader dei partiti non sembrano lasciare spazio a dubbi sul sostegno a Orlando. Dopo qualche tentennamento e richiesta di rassicurazione al candidato sugli investimenti in grandi opere, anche Carlo Calenda si è espresso a favore di Orlando: "Ero al governo con Orlando, non posso avere pregiudizio personale su di lui", dice il leader di Azione prima di fissare alcuni paletti: "Veniamo da mesi in cui la sinistra ha solo utilizzato l'inchiesta giudiziaria per attaccare. Io ho detto ai miei che non si usano le inchieste, a destra come a sinistra, per fare campagna elettorale, e poi che le infrastrutture sono essenziali. Se le due condizioni ci sono, va bene allearsi, ma prima il programma e poi i nomi". 

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