AGI - È passato poco più di un anno da quando Whatsapp ha introdotto anche in Italia la funzionalità dei ‘channels', i famosi canali, situati nella sezione 'aggiornamenti'. Una tab a sé stante, separata dalle chat che tutti i giorni utilizziamo per gestire i nostri rapporti, più o meno stretti, ma che sta prendendo sempre più spazio, e occupando il nostro tempo. E non è un caso che anche il giornalismo, colpito dalle limitazioni imposte dagli algoritmi di Facebook e Google, se ne sia accorto, creando un filo diretto con il lettore fatto di news e breaking, link e foto. E se la comunicazione appare apparentemente unidirezionale, non si possono commentare i post pubblicati, lo scambio tra gestore del canale e utente è fortissimo. Il motivo è semplice: è possibile esprimere la propria emozione, di fronte al contenuto proposto, attraverso una emoji. Ed è tutto un fiorire di cuori, bicipiti, lacrimucce e pollici alzati. Una sorta di interscambio emotivo fatto di espressioni e segni. L'esaltazione di una complicità a cui bastano gli occhi, gli sguardi, i gesti. E non le parole. Un luogo che appare più autentico, in cui non ci sono commenti tossici, insulti, parolacce, discussioni inutili e pervicaci. Niente protagonisti, solo lettura. Insomma, i leoni da tastiera non trovano sfogo qui (a parte qualche dito medio, qui e lì) e l'autore del post, in base alle reazioni ‘visive', ha a disposizione una serie di dati ed elementi per comprendere come è stato accolto quel contenuto. Per seguire un canale, inoltre, gli utenti non devono fornire informazioni private come numeri di telefono o indirizzi e-mail. Si iscrivono e il gioco è fatto.
Il New York Times, in un lungo pezzo, ha spiegato come molti giornali o siti, dall'altra parte dell'oceano, stiano utilizzando i canali di Whatsapp per anche per entrare in contatto con community e lettori dispersi per il mondo, ad esempio di lingua ispanica o francese. Alcune realtà, come Telemundo, spiegano che il traffico generato da questa nuova forma di interazione con i lettori è già superiore a quello che porta X (soprattutto dopo l'avvento di Elon Musk)e i feedback sono altresì positivi. Certo, i numeri sono ancora bassi rispetto alle piattaforme social più usate dagli utenti per informarsi ma, essendo isole speciali, all'interno di una delle app più usate al mondo, la loro crescita sembra naturale. I giornalisti, in un territorio così vergine, possono poi sperimentare una nuova relazione con i loro seguaci ma sapendo bene che disiscriversi da un canale è facile quanto iscriversi. Per cui è necessaria una costanza nella pubblicazione, una coerenza nel messaggio, una cura continua dei bisogni della propria silenziosa community. Insomma, è un patto che può diventare fragilissimo se il canale viene usato per fare clickbaiting o, più in generale, se tradisce le aspettative iniziali sancite dal lettore. La strategia, nei canali Whatsapp, quindi, vale quanto quella, delicatissima, che scegliamo per Instagram o per TikTok.
I numeri
Se rimaniamo negli Stati Uniti parliamo di canali già molto partecipati: la Cnn, ai primi di ottobre, flirta con i 15 milioni di iscritti, il New York Times è vicino ai 14 milioni, il Wall Street Journal ne ha quasi 5 milioni. In Gran Bretagna la BBC sta per tagliare il traguardo dei 10 milioni. Ma dati in crescita li registrano anche media più recenti come Vox o The Atlantic. Ma ci sono anche usi particolari ed esperimenti. Il Financial Times, ad esempio, ha creato tre canali verticali su argomenti specifici: l'utente può scegliere tra le news sui mercati finanziari (209.000 follower), sulla guerra Israele-Hamas (53.000 follower) e sulle elezioni negli Stati Uniti (22.000 follower).
E in Italia? L'Ansa ne ha 312mila, Il Corriere della Sera quasi 200mila, Repubblica 175mila, il Sole24Ore 149mila, il Messaggero 46mila. Poi ci sono i casi dei canali delle realtà d'informazione nate digital: Tgcom24 ha superato il milione di iscritti (1,5): Geopop ne ha 1,3; Fanpage è vicina con 920mila; SkyTg24 ne ha 387mila; Il Post 133 mila, Will Media 82mila. In un mercato, quello dei social, sempre più saturo e soggetto alle oscillazioni umorali degli algoritmi, i canali di Whatsapp sembrano, per ora, aver aperto una finestra più pulita nel mondo informativo di internet, limitando la deriva linguistica e comportamentale degli account, spesso fake o troll, in giro per il web. È una corsa appena partita che non è destinata a premiare il più veloce, il più strabordante, il più superficiale nella comunicazione giornalistica ma, al contrario, potrebbe dare soddisfazione a tutte quelle realtà capaci di prendersi cura della propria comunità di curiosi, e severi, lettori.
Il ruolo di Meta
E bene non dimenticarsi, però, che dietro lo sviluppo dei ‘Channels' c'è Meta che, con i publisher, ha sempre avuto un rapporto particolare, fatto di alti e bassi, con molti tentativi di stipulare accordi e alleanze, poi sfumati. È difficile quindi prevedere l'evoluzione di questa nuova strada informativa: Crescerà? Si fermerà davanti alla mole di opportunità che ognuno di noi ha per informarsi? Muterà cambiando regole e approcci? Considerando che i canali sono in pista da poco più di un anno probabilmente è ancora troppo presto per capire quale sarà lo scenario futuro.
I vertici di Meta, scrive il New York Times, ritengono che i canali offrano un modo più mirato e personale di inviare articoli e post ai follower, soprattutto perché i contenuti si presentano sotto forma di aggiornamento via SMS (ah, i vecchi, cari, messaggini). Si tratta, quindi, di un'esperienza diversa da quanto avviene nel newsfeed di Facebook dove tutto è mischiato, mescolato, confuso. Ed è anche molto diverso dalle opportunità offerte dalle newsletter, sempre più presenti e sempre più invadenti.
“Non è come usare i social media tradizionali, perché l'utente controlla ciò che vuole vedere e può controllarlo quando vuole”, ha dichiarato al giornale della Grande Mela, Alice Newton-Rex, responsabile del prodotto. “Oltre alla messaggistica privata, le persone volevano sapere di più su determinati argomenti, realtà e organizzazioni attraverso WhatsApp. Ce lo hanno chiesto”. Brand, società sportive, realtà interattive e intrattenitive: i canali offrono tantissimi contenuti ma è sempre l'utente a costruirsi la sua lista, muovendosi tra news, offerte commerciali e legami costruiti nel tempo con aziende o squadre sportive. In questo marasma di contenuti, i canali di Whatsapp rappresentano una nuova opportunità distributiva che l'utente sembra apprezzare. Vedremo fino a quando.