I lavoratori del cinema portano la protesta alla Mostra, settore bloccato e occupazione a rischio

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AGI - "Allo stato dei fatti i gravi ritardi della riforma della cosiddetta 'legge cinema' hanno portato al quasi blocco del lavoro nazionale che, oltre al danno erariale sta causando anche il depauperamento dei risparmi dei singoli operatori del settore". Lo scrive il Comitato Lavoratrici e Lavoratori del Cine Audiovisivo, composto dalle principali associazioni italiane di professionisti del settore, in una lettera aperta indirizzata al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, al sottosegretario Lucia Borgonzoni e al presidente del Consiglio Giorgia Meloni che hanno deciso di rendere pubblica in occasione dell'81ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.


"Gli stessi ritardi hanno anche fortemente disincentivato, creando incertezza sul sistema Italia, le Case di Produzione straniere - scrivono i lavoratori dell'audiovisivo - che nel 2024 hanno primariamente scelto altre destinazioni per le loro produzioni creando un ulteriore perdita di opportunità d'impiego per le maestranze e tecnici italiani".


"A fronte di questa evidente contrazione di mercato - prosegue la lettera - ci chiediamo se gli strumenti legislativi recentemente svelati e che intende adottare il Ministero della Cultura siano a garanzia e tutela delle nostre attività contraddistinte da atipicità e discontinuità. Ci chiediamo come intenda questo Governo salvaguardare la storia, il presente e il futuro della Cultura italiana, della quale il Cinema è punta di diamante. Per questo motivo ribadiamo, con rinnovata forza, la richiesta non più procrastinabile di compiere analisi puntuali per mettere in campo tutti gli strumenti necessari atti a scongiurare il crollo dell'occupazione in particolare nel settore della produzione cinematografica", scrivono.

 

Per cui le associazioni chiedono, "per evitare una forte crisi del Cinema italiano" di "aprire un dialogo costruttivo sui decreti relativi al tax credit".

 

"Questi, cosi' come concepiti, renderanno pressoché impossibile, per le piccole e medie imprese, ottenere i finanziamenti indispensabili per produrre un film - sui legge nella lettera - cosa che, oltre a mettere a rischio i livelli occupazionali, decreterà, nella maggior parte dei casi, il fallimento e la chiusura di una parte di esse che fino a oggi ha dato la possibilità ai nostri giovani talenti di debuttare, esprimersi e sperimentare nuovi linguaggi".


"Ricorderemo il mondo attraverso il cinema", concludono le associazioni citando Bernardo Bertolucci, "il cinema è la nostra identità, la nostra storia, e non permetteremo al cinema di tornare all'Anno Zero".


La lettera esprime quindi il forte dissenso del mondo del cinema verso le riforme proposte dal governo, evidenziando "la preoccupante situazione di stallo che affligge l'intero comparto produttivo". Nella lettera, letta durante un incontro organizzato all'Italian Pavilion dall'Associazione Italiana Registi (AIR3) dal titolo "Stati Generali del Cinema Indipendente", firmata da un ampio numero di associazioni del settore i professionisti del cinema parlano delle pesanti difficoltà in cui versano i 250.000 lavoratori e lavoratrici del nostro settore. Senza lavoro da mesi, con il Codice dello Spettacolo rinviato, senza sostegno al reddito, senza un welfare adeguato. Inoltre denunciano il drastico calo della produzione domestica e la mancanza di un welfare adeguato dovuta anche al rinvio del Codice dello Spettacolo, fattori che si aggiungono anche a una forte diminuzione di produzioni straniere in Italia. 

 

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