AGI - L'obiettivo dei centristi del Pd è doppio, come i due appuntamenti che hanno animato il fine settimana dem, quello dei riformisti a Orvieto e quello dei cattolici a Milano. Riequilibrare l'asse del Partito Democratico, considerato oggi troppo a sinistra, per i primi. Immaginare un soggetto fuori dal Partito Democratico che parli all'elettorato moderato e cattolico, per i secondi. Questo a voler sintetizzare. In realtà le posizioni in campo sono molto più frastagliate.
Lo dimostrano le parole di un esponente riformista di alto grado come Lorenzo Guerini, deputato e figura di riferimento della minoranza dem. Intervistato dall'AGI, Guerini invita ad evitare "il ritorno a vecchie idee su supposte divisioni dei compiti, perché un Pd che rinunci e lasci ad altri il compito di rappresentare pezzi della società italiana non sarebbe più il Pd". Detto questo, l'ex ministro aggiunge che "rafforzare l'offerta riformista dentro il Partito Democratico, senza rinunciare al confronto e alla discussione, è utile al Pd e al centrosinistra. La storia di tutti i grandi partiti è storia di confronto e discussione, condotta lealmente; oggi invece sembra che quando si racconta la politica di racconti il confronto come qualcosa di quasi eterodosso, di qualcosa di negativo. Io penso invece che sia vero il contrario. Non sono tra quelli che dicono che nel Pd non c'è confronto, perché gli spazi per il confronto te li devi guadagnare, non li devi aspettare. Lamentarsi che nel partito non si discute, lascia un po' il tempo che trova, la discussione c'è o non c'è a seconda dei temi che poni e di come li poni".
L'idea di Guerini, dunque, è approfittare di una "fase propizia: fino ad ottobre non ci sono elezioni politicamente significative e può essere un momento utile per rafforzare e definire maggiormente l'offerta dell'alternativa alla destra, che per me non può che essere quella di un nuovo centrosinistra, che parta da quello che c'è già ma provi ad allargarsi e strutturarsi ancora più efficacemente. C'è bisogno di lavorare a questo obiettivo, come ha detto anche Prodi. Il mio compito è farlo contribuendo a rafforzare il Pd che è, anche grazie al lavoro della sua segretaria, il perno di questa alternativa".
Nonostante questo, il pressing sulla segretaria c'è e si fa sentire. Alle tante voci che si sono succedute durante gli appuntamenti di Milano e Orvieto, da Romano Prodi a Paolo Gentiloni, oggi si è aggiunta quella di Matteo Renzi. "Ho l'impressione che il Pd a guida Schlein faccia fatica a rappresentare il mondo del centro che guarda a sinistra", dice Renzi, non nuovo ai 'richiami' nei confronti dei riformisti del Pd.
"Quelli che dicono che vogliono stare nel Pd a tutti i costi che cosa fanno sul referendum sul JobsAct?", chiede Renzi: "Come fanno a votare contro la separazione delle carriere, storica battaglia dei garantisti di sinistra? La mia opinione è semplice: Schlein ha dato nuova linfa al Pd ma lo ha trasformato in un partito molto più di sinistra rispetto a Veltroni o al sottoscritto". E questo "scopre" il lato più centrista, avverte Renzi per il quale "i riformisti devono pensare a un contenitore diverso dal Pd se vogliono occupare questo spazio politico".
Il leader di Italia Viva era finito nel frullatore del toto-federatore di centro assieme alla 'star' dei cattolici riuniti a Milano, Ernesto Ruffini, al sindaco di Milano, Beppe Sala, e a Paolo Gentiloni, tra i relatori di Orvieto. A scandagliare fonti del Pd, Elly Schlein, non ha alcuna intenzione di ficcarsi dentro a una disputa interna che, in passato, ha già mietuto vittime eccellenti fra i segretari dem. La leader è rimasta al lavoro al Nazareno, fucina di quel Programma per l'Italia con la quale candida il Pd e la futura coalizione di centrosinistra a guidare il Paese.
Dal Nazareno si fa sapere che ogni contributo che rafforzi il Partito Democratico è ben venuto, rimarcando al contempo i progressi fatti dai dem dall'inizio del mandato di Schlein, con il recupero nei consensi, la vittoria 6-0 alle amministrative e le vittorie alle regionali in Umbria ed Emilia-Romagna. Risultati che sono ben presenti ai centristi e che rappresentano al momento la migliore polizza assicurativa di Schlein sul Nazareno.
Tuttavia, fra i riformisti e i cattolici del Pd si invita a guardare oltre e a non accontentarsi delle buone perfomance del partito, di guardare al domani, a una proposta di governo. Proposta, è il sottotesto, che non si esaurisce nell'asse con M5s e Avs: su questo si è speso lo stesso Ernesto Ruffini parlando di maggioranza Ursula come alternativa alla destra.
In quanto alla rappresentanza delle forze riformiste, un esponente della minoranza dem rimarca che, se l'obiettivo è conquistare posti in lista, la segretaria ha dimostrato di non avere preclusioni in questo senso. Alle scorse europee gli esponenti della minoranza dem non sono mancati, a cominciare da Stefano Bonaccini, che della minoranza è la figura di riferimento.
Concetto ripreso dal leader Iv: "Se del tutto legittimamente" i riformisti che militano nel Pd "vogliono occupare alcuni posti nelle liste elettorali la prossima volta, allora è un altro discorso", scrive ancora Renzi sul suo blog: "Ma a quel punto il centro rischia di occuparlo la Meloni, il che sarebbe quantomeno paradossale".
Per un soggetto di centro fuori dal Pd si esprime in una intervista anche il sindaco di Milano. "Ne ho parlato molto con la segretaria e non penso di aver inteso male se affermo che anche Schlein auspica una forza che rafforzi anche il Pd", dice Sala.