È morto a 78 anni il regista di Twin Peaks David Lynch

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AGI - È morto a 78 anni il regista statunitense David Lynch, uno dei più importanti cineasti dell'era contemporanea. Lo ha annunciato la famiglia in un comunicato sulle reti sociali.

 

"È con profondo dolore che noi, la sua famiglia, annunciamo il decesso dell'uomo e dell'artista David Lynch. Apprezzeremmo un po' di privacy in questo momento. C'è un grande buco nel mondo ora che non è più con noi. Ma, come avrebbe detto, 'tenete gli occhi sulla ciambella e non sul buco'". 

 

 

Nato a Missoula, in Montana, il 20 gennaio 1946, il giovane Lynch studiò pittura ma si dedicò già alla fine degli anni '60 alla realizzazione di cortometraggi. Il suo lungometraggio di debutto, nel 1977, fu 'Eraserhead', un horror in bianco e nero psicotico e disturbante, dalla lavorazione lunga e tormentata, che divenne presto un cult nei circuiti underground. L'apprezzamento della critica arrivò invece nel 1980 con il successivo 'The Elephant Man', un commovente film biografico, ancora una volta in bianco e nero, che racconta la storia di John Merrick, un uomo affetto da una grave deformità che, nella Londra di fine '800, viene salvato da un medico che riesce a strapparlo al circo che lo utilizza come fenomeno da baraccone e ne tenta l'inserimento in società.

 

Salito sulla ribalta, Lynch venne quindi reclutato da Dino De Laurentiis per girare 'Dune', riduzione del classico fantascientifico di Frank Herbert che, nelle intenzioni del produttore italiano, avrebbe dovuto essere una risposta a 'Guerre Stellari' ma si rivelo' un flop colossale. I dissidi tra De Laurentiis e Lynch portarono quest'ultimo a disconoscere l'opera, che fu massacrata dai tagli rendendo pressoché incomprensibile la già complicata trama del romanzo. La pellicola è stata in seguito rivalutata e gode comunque di punti di forza, a partire dagli effetti speciali di Carlo Rambaldi.

 

Lynch, che nel frattempo aveva espresso il suo eclettico talento anche nel fumetto e nella fotografia, era comunque obbligato per contratto a girare almeno un altro film per De Laurentiis. Con "Velluto Blu", uscito nel 1986, Lynch tornò a esplorare le sue ossessioni, dal rapporto tra sogno e realtà a quello tra sesso e violenza. Il risultato fu originalissimo e conturbante, ebbe un enorme successo tra i critici, che lo considerano ancora oggi tra i suoi lavori migliori, fece incetta di nomination agli Oscar ed ebbe pure discreti incassi.

 

Diventato una stella, Lynch iniziò a lavorare con il produttore televisivo Mark Frost a una serie biografica su Marilyn Monroe. Il progetto si arenò e, durante una colazione di lavoro, venne fuori l'idea per l'incipit, il cadavere di una giovane ritrovato sulla riva di un lago, di quella che sarebbe diventata una delle serie più importanti della storia della televisione: 'Twin Peaks', che rivoluzionò il linguaggio e ridefinì i confini del mostrabile sul piccolo schermo. Fu un successo straordinario e mezzo mondo fu scosso da un'unica domanda: chi ha ucciso Laura Palmer? Le indagini sull'identità dell'assassino scoperchiarono un mondo oscuro e soprannaturale che si agitava sotto un'apparentemente tranquilla cittadina dello Stato di Washington. 'Twin Peaks' divenne presto oggetto di un culto che dura ancora oggi.

 

Impegnato nelle riprese di 'Cuore Selvaggio', che si sarebbe rivelato un altro grande successo, Lynch non girò tutti gli episodi della serie ma all'inizio riuscì ad avere un discreto controllo creativo sul prodotto, affidandosi al suo ormai attore feticcio Kyle McLachlan e scegliendo i registi a cui affidare le altre puntate. La decisione della produzione di rivelare troppo presto l'identità dell'omicida suscitò però l'ira di Lynch e fece crollare l'interesse del pubblico. La serie fu interrotta e il cineasta decise di girare un prequel nel 1992, 'Fuoco cammina con me', che suscitò reazioni contrastanti.

 

Dopo altre avventure di corto respiro, Lynch lasciò la televisione e tornò al cinema. 'Cuore Selvaggio', accolto in modo tiepido negli Usa, aveva conquistato la Palma d'Oro al festival di Cannes del 1990. Il thriller surrealista 'Strade Perdute', uscito nel 1997, lasciò però perplessi anche gli estimatori europei. Serviva un reset. Bisognava azzerare tutto. E arrivò così nel 1999 'Una storia vera', dallo stile minimale e dai toni gentili, un fiabesco 'road movie' con protagonista un anziano che intraprende un viaggio in trattore per riappacificarsi con il fratello lontano, colpito da un ictus. Il film prese tutti di sorpresa ma fece rialzare le quotazioni di Lynch, che aveva in serbo un altro capolavoro.

 

Nato da un altro progetto televisivo fallito, 'Mulholland Drive' racconta il lato oscuro di Los Angeles attraverso gli occhi di Naomi Watts e Laura Harring, intrappolate in un universo narrativo sospeso tra sogno e realtà dove si perdono insieme allo spettatore. Nel 2001 arrivò un'altra consacrazione a Cannes, questa volta come miglior regista. Dopo i bizzarri esperimenti seriali di 'Rabbits' e 'Dumbland', distribuite su internet, nel 2016 fu il turno di 'Inland Empire', che resta ancora oggi il suo ultimo lungometraggio.

 

Le strutture narrative multiformi e non convenzionali questa volta convinsero pubblico e critica solo in parte. L'anno dopo arrivò una nuova serie di 'Twin Peaks', l'ultimo progetto di rilievo di Lynch. Gli anni successivi sarebbero stati segnati da collaborazioni, apparizioni speciali e addirittura la lettura di previsioni del tempo. Ma l'anziano maestro intenzione di tornare dietro la macchina da presa non sembrava averne più. Nell'agosto 2024 l'annuncio dell'enfisema che, dopo una vita di tabagismo, lo avrebbe portato alla morte. Ma non è il momento delle lacrime perché "è una bella giornata con un sole dorato e cieli blu dappertutto".

 

 

 

 

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