Dal terremoto del 1968 a Capitale italiana dell'Arte contemporanea 2026, è festa a Gibellina 

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AGI - Gibellina è la Capitale italiana dell'arte contemporanea 2026. A proclamarla, oggi 31 ottobre, è stato il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, nel corso della cerimonia che si è svolta a Roma, nella Sala Spadolini del ministero, alla quale sono intervenuti il Direttore Generale Creatività Contemporanea, Angelo Piero Cappello, e la Presidente della Giuria, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.

La cerimonia si è svolta alla presenza dei rappresentanti delle cinque città finaliste: Carrara, Gallarate, Gibellina, Pescara e Todi.

 

Risorta dal catastrofico terremoto del Belice del 1968, Gibellina ha continuato a portarne le cicatrici, ma proprio l'arte è stata la chiave di una ripartenza. Esulta il presidente della Regione siciliana, Renato Schifani: "Questo riconoscimento celebra una città simbolo di rinascita culturale e architettonica, un luogo che, dalla tragedia del terremoto, ha saputo risorgere come punto di riferimento internazionale per l'arte contemporanea e l'innovazione creativa. La scelta della cittadina trapanese sottolinea non solo l'importanza storica e culturale di questo Comune siciliano, ma anche l'incredibile contributo della nostra regione al panorama artistico nazionale".

 

#Gibellina (TP) è una delle 5 città finaliste per la “Capitale Italiana dell'Arte contemporanea 2026” con il progetto “Portami il futuro”.

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— Ministero della Cultura (@MiC_Italia) October 28, 2024

 

La scelta del ministero della Cultura, prosegue Schifani, "rappresenta un'opportunità straordinaria per sostenere nuovi progetti e per far crescere ancora di più l'identità artistica e culturale del Comune. Come avvenuto già con Agrigento, che il prossimo anno sarà la Capitale italiana della Cultura, ci impegneremo affinchè anche Gibellina, al di là del contributo statale, possa contare su ulteriori risorse finanziare che diano impulso a iniziative che valorizzino il territorio e promuovano l'arte contemporanea in tutte le sue forme. Questo è un successo per tutta la Sicilia, che conferma la sua posizione come terra di cultura e creatività". 


Dopo Agrigento Capitale italiana della Cultura, la Sicilia dunque ottiene un altro prestigioso riconoscimento. "Un segno tangibile della straordinaria ricchezza culturale dell'Isola, che rappresenta uno scrigno a cielo aperto dove si fondono e convivono etnie e tradizioni in una unicità irripetibile", per l'assessore ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato. Per Gibellina la designazione ha il sapore del riscatto.

 

Nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968, il terremoto della Valle del Belice la distrusse. Il centro abitato venne raso al suolo e si contarono circa 150 morti. Il paese fu interamente ricostruito a diciotto chilometri di distanza dando vita al museo en plein air più grande del mondo. Numerosi artisti contribuirono, infatti, alla ricostruzione punteggiando il paesaggio con sculture e architetture ardite che si possono ammirare passeggiando per le vie.

Anche i ruderi del terremoto furono trasformati in opera d'arte da Alberto Burri che, ricoprendoli con una colata di cemento, ne fece un enorme Cretto. Al Museo Civico di Arte Contemporanea si possono ammirare le opere dei principali artisti che operarono a Gibellina nel periodo della ricostruzione: Accardi, Consagra, Rotella, Guttuso, Schifano e Sanfilippo, solo per citarne alcuni. Nel periodo estivo, la rassegna delle Orestiadi continua la vocazione avanguardista del luogo con una rassegna di teatro, poesia, arti visive e musica. Sul fianco scosceso della montagna su cui sorgeva Gibellina vecchia, si dispiega un'enorme coltre di cemento bianco, il Cretto di Alberto Burri, straordinaria opera di land art che come un bianco sudario, ricopre i ruderi della città.

 

Per la collocazione Sud-Sud-Est e le vaste proporzioni, risulta ben visibile da lontano e dalle vicine Salaparuta e Poggioreale: l'impressione che suscita è amplificata dal singolare contrasto con l'aspro ambiente circostante, a tratti coltivato con filari ordinati di vigneti sulle colline. Quel grande museo en plein air con sculture ed edifici di pregio, voluto dal sindaco della ricostruzione, Ludovico Corrao, ha voluto ridare vita e senso agli ampi spazi e al contempo aiutare gli abitanti a ricostruire un'identità e una storia. 

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