AGI - L'orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) presenta un difetto genetico, la cui comprensione apre le porte a nuove strategie per la difesa di questa specie iconica degli Appennini. È quanto emerge da uno studio sviluppato nell'ambito del progetto italiano Endemixit (endemixit.com) presentato al 69 Biophysical Society Annual Meeting di Los Angeles. L'orso bruno marsicano è una sottospecie unica e in grave pericolo di estinzione di orso bruno che si trova solo nelle remote e aspre montagne dell'Appennino centrale in Italia. La sua popolazione è rimasta isolata per secoli, sviluppando caratteristiche fisiche e comportamenti unici che lo distinguono dagli altri orsi bruni. Con una popolazione stimata di soli 50 individui, l'orso bruno appenninico affronta un grave rischio di estinzione a causa della perdita di habitat e della vulnerabilità genetica.
La nuova ricerca ha identificato una specifica mutazione genetica nei mitocondri, le "centrali energetiche" delle cellule, che compromette la produzione di energia cellulare degli orsi, con potenziali ripercussioni sulla loro salute generale e sulla loro sopravvivenza. La mutazione è nella subunità ND5 del Complesso respiratorio I. E usando una combinazione di modelli computerizzati avanzati ed esperimenti di laboratorio, i ricercatori hanno scoperto che questa mutazione interrompe la funzione dei mitocondri, portando a una ridotta produzione di energia e a un aumento di sottoprodotti nocivi come le specie reattive dell'ossigeno. È come una fabbrica con un generatore rotto: produce meno energia e più inquinamento.
"Questa mutazione sembra avere un impatto significativo su questi orsi", spiega Nunzio Perta, uno studente laureato nel laboratorio di Daniele Di Marino presso l'Università Politecnica delle Marche, ad Ancona, Italia. "È come se fossero costantemente a batterie scariche. Questo potrebbe rendere più difficile la loro sopravvivenza, soprattutto in un ambiente difficile". Ma poiché hanno notato che gli orsi producono specie di ossigeno più reattive come risultato di questa mutazione, altri ricercatori stanno ora esplorando modi per aiutare gli orsi a elaborare questi sottoprodotti nocivi.
Un modo per farlo, continua Perta, è aiutarli a mangiare più cibo con antiossidanti, magari piantando più piante di bacche autoctone nel loro habitat. "Comprendendo la base molecolare di questi problemi genetici, speriamo di creare un piano per proteggere questi orsi nel loro ambiente naturale", afferma Perta: "gli orsi sono una parte cruciale dell'ecosistema davvero unico che abbiamo qui in Italia".