AGI - Gli anni Settanta fanno da sfondo all’Italia di “Mrs Playmen”, la serie che da oggi 12 novembre arriva su Netflix e che delinea la figura di Adelina Tattilo, moglie di Saro Balsamo ed editrice della prima rivista erotica italiana. A interpretarla è Carolina Crescentini, che in un’intervista ad AGI racconta la trasformazione della sua protagonista, la sfida di essere donna in un mondo maschile e il maschilismo ancora così presente nella nostra società.
Netflix continua a raccontare storie di donne poco conosciute della nostra Italia: dopo Lidia Poët, è la volta di Mrs Playmen con Adelina Tattilo e Carolina Crescentini non ha dubbi sul valore di questo personaggio. “Lei è una donna che si scopre forte – spiega – e da quel momento prende in mano le redini, prima della sua vita e poi della società che si trova a gestire. Pian piano cerca anche di lasciare degli indizi sul mondo in cui vive, perché vuole contribuire al cambiamento.”
All’inizio della serie, la sua protagonista è guardata con sospetto dal team maschile che la circonda: “Adelina viene vista con sospetto perché è una donna, perché è la moglie dell’editore e perché molti pensano che debba limitarsi a fare la ‘signora con la pelliccia’, che controlla solo i conti dello shopping. Invece è una donna preparata, studia, ha tanto da dire e non ha nulla di meno rispetto a un uomo. Anzi, forse può educare ancor di più sul fronte maschile: l’atteggiamento ostile che hanno gli uomini verso una donna in una posizione di potere è un problema loro, non nostro.”
Anche nel 2025, osserva Crescentini, il pregiudizio contro le donne nei ruoli apicali esiste e resiste: “Mi sorprende e mi rattrista. Noi non abbiamo nulla da temere. Ma non c’è solo un maschilismo maschile, basato sulla paura o sul pregiudizio: esiste anche un maschilismo intrinseco radicato e portato avanti da molte donne, cresciute con quel pensiero e che continuano a portarlo avanti.”
La consapevolezza e la crescita forte di Adelina è il cuore della serie: “È una trasformazione vera. Da donna insicura, che vive un dramma e potrebbe lasciarsi andare, diventa una donna che sceglie di reagire. Indossa una maschera, fa finta di non sentire le cattiverie e prende in mano la società e poi la sua vita.”
In una delle scene più forti, la protagonista parla di una donna “che meritava di morire perché era una prigioniera”. Un passaggio che tocca il tema della violenza di genere, argomento caro a Crescentini: “Mi sembra di aver letto che a Macerata avevano assolto in appello uno stupratore perché la vittima non era vergine. Ti rendi conto? Io questa domanda non la farei a me, la farei al presidente del Consiglio o a chi ha il potere di cambiare davvero le cose. Perché, scusami il francese, io sono incazzata nera.”
La conversazione si sposta poi sui social network e sul tema della pornografia accessibile ai giovanissimi: “La mercificazione delle donne sui social è spaventosa. Io stessa ho scoperto per caso che su uno di quei gruppi c’erano anche mie foto prese da Internet: immagini normalissime, io che passeggio con mio marito per Roma. Ti chiedi cosa ci sia di stuzzicante. I social dovrebbero avere dei limiti, soprattutto per l’età, perché oggi li usano anche bambini di otto o dodici anni. Serve un controllo serio.”
E sul taboo nel parlare liberamente di pornografia, aggiunge: “È sempre esistita, ma bisogna trasformarla con un’azione culturale, non ridurla a voyeurismo meccanico. Uomini e donne la cercano, quindi bisogna lavorare in quella direzione.” Infine, alla domanda se le piacerebbe tornare a vestire i panni di Adelina in una seconda stagione su Netflix , Carolina Crescentini conclude con un sorriso: “Certo, magari!”







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