Addio ai giorni della Merla: mimose già fiorite e bombe d'acqua 

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AGI - C'erano una volta i giorni della Merla. I giorni che per tradizione dovrebbero, il condizionale è d'obbligo, essere i più freddi dell'anno. Ma poi l'occhio cade sulle piante di mimosa che sono fiorite con largo anticipo rispetto all'8 marzo, un'esplosione di giallo che ci disorienta tanto da farci già sentire il profumo di Primavera.

 

La tradizione dei giorni della merla (29-30-31 di gennaio) prende il nome da una merla bianca che si rifugiò dentro un camino proprio per sfuggire al gelo. Dopo tre giorni uscì dal comignolo, completamente nera. Da allora tutti i merli sono neri. Leggende appunto che si scontrano con le evidenze scientifiche dei cambiamenti climatici che hanno incoronato il 2024 come l'anno più caldo dal 1955 nella nostra regione con un aumento delle temperature medie di 1,3 gradi.

 

Sfasamenti stagionali sempre più ricorrenti che, insieme a inverni senza neve ed estati sempre più bollenti, alimentano l'eco-ansia dei toscani: per tre su dieci i cambiamenti climatici sono la prima preoccupazione. A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base di un sondaggio online secondo cui l'emergenza climatica viene prima di guerra, salute e lavoro. 

 

Italiani rassegnati sul cambiamento climatico

L'inizio del 2025 conferma la tendenza al surriscaldamento e alla tropicalizzazione che si manifesta, come nelle scorse ore, con l'arrivo di violente perturbazioni accompagnate da bombe d'acqua che paralizzano le città e da temperature superiori alle medie stagionali. Non sorprende dunque che il 69% degli italiani sia ormai rassegnato al fatto che occorre ormai abituarsi a convivere con i rischi di catastrofi ambientali e eventi atmosferici avversi, secondo un'indagine Coldiretti/Censis.

Uno scenario che pone l'accento sull'urgenza di correre ai ripari per mitigare i rischi derivanti dagli eventi estremi, sempre più imprevedibili e frequenti, con piogge intense che scaricano le precipitazioni di un mese in poche ore e lunghi periodi di caldo e aridità che favoriscono gli incendi e mettono in ginocchio le campagne. L'agricoltura – prosegue Coldiretti Toscana – è l'attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici con i danni provocati dal maltempo e dalla siccità che costa ogni anno centinaia di milioni di euro agli agricoltori toscani e che, insieme all'aumento dei costi di produzione e ai sempre più ridotti margini, rappresentano la più seria ed imminente minaccia per l'agricoltura toscana.  

 

 

Il progetto con la regione Toscana

Dinanzi agli impatti sempre più evidenti dei cambiamenti climatici, Coldiretti Toscana sta lavorando con la Regione Toscana per semplificare il recuperare i migliaia di piccoli invasi giù censiti e fornire le risorse agli agricoltori per riattivarli. Invasi di piccole dimensioni e laghetti, a fianco dei grandi invasi, consentirebbe di garantire acqua nei periodi di siccità ma anche di limitare l'impatto sul terreno di piogge e acquazzoni sempre più violenti che accentuano la tendenza allo scorrimento dell'acqua nei canali asciutti.

 

L'obiettivo di Coldiretti Toscana è aumentare esponenzialmente la raccolta di acqua piovana garantendone la disponibilità per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica, contribuendo anche alla regimazione delle piogge in eccesso e prevenendo il rischio di esondazioni. Ma non solo. Bisogna continuare a investire sull'agricoltura di precisione, sulla tecnologia e sull'intelligenza artificiale, così come sulle nuove tecniche agronomiche e sulla ricerca per mettere in condizioni le imprese agricole di produrre di più, meglio e con meno utilizzo di risorse ed input produttivi. 

 

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