AGI - La tentazione di usare le AI come ChatGPT per informarsi è una tendenza in crescita e bisognerà che tutti, giornalisti e lettori, ci facciano il callo. "I chatbot dotati di intelligenza artificiale vengono utilizzati per la prima volta come fonte d'informazione", riassume Mitali Mukherjee, direttrice del Reuters Institute for the Study of Journalism, all'inizio del suo rapporto 2025 sull’informazione digitale. Non stiamo parlando solo di uno scenario futuro o di un presente in via definizione ma di un 'work in progress' che, ogni giorno, macina chilometri e chilometri in questa pazza corsa chiamata digital journalism.
E non si tratta solo di fare due chiacchiere con ChatGPT o chiedergli di spiegare le ragioni di un determinato accadimento. Sempre più utenti lo usano per capire cosa succede nel mondo, per informarsi, per ottenere punti di vista e approfondimenti. Anche in tempo reale. Domande del tipo: “Mi sai dire cosa sta succedendo tra Iran e Israele? Puoi citare le fonti?” sono ormai prassi.
Le fonti, ecco il punto. Sarà importante per i media capire come posizionarsi, come essere scelti, come orientare il SEO per questi nuovi "sistemi di ricerca" lontani dai motori tradizionali. Perché è qui che si gioca la partita vera: come verranno selezionati i contenuti, quali articoli verranno mostrati per primi, quali media verranno considerati “affidabili” dai modelli linguistici generativi, come AI Overwievs di Google.
Lo studio del Reuters Institute si basa su sondaggi online condotti dalla società YouGov su un campione di 97.000 persone in 48 Paesi, tra cui Argentina, Brasile e Colombia. Per ora, la percentuale globale di intervistati che afferma di usare l’IA ogni settimana per informarsi è “relativamente bassa” (7%), sottolinea il rapporto. Ma questa proporzione è “più alta” tra i più giovani: sale al 12% tra gli under 35 e al 15% tra gli under 25. ChatGPT viene anche usato come interlocutore, o addirittura come “confidente”, da persone che sentono il bisogno di comunicare con il proprio 'assistente digitale' su temi personali o persino intimi. In Francia, un quarto degli intervistati (26%) ha dichiarato di aver utilizzato l’intelligenza artificiale nella propria vita privata nel 2024: un incremento di dieci punti percentuali in un solo anno, secondo il Barometro digitale pubblicato annualmente.
Perché si usano le AI per informarsi
Il rapporto del Reuters Institute, affiliato all’Università di Oxford, è considerato un punto di riferimento in materia. ChatGPT (sviluppato dall’azienda statunitense OpenAI) è l'AI più utilizzata come fonte d’informazione, davanti a Gemini di Google e Llama di Meta, rilevano gli esperti. Gli utenti giudicano queste tecnologie utili per personalizzare le notizie e adattarle meglio ai propri bisogni. Insomma, contribuiscono a costruire le famose bolle social, quelle in cui ci troviamo sempre molto bene (ma che rischiano di appiattire il pensiero critico).
Le ragioni di questa scelta sono molteplici. Si tratta, ad esempio, di poter riassumere articoli per leggerli più velocemente (27% degli intervistati), di tradurli in altre lingue (24%), di ricevere raccomandazioni personalizzate (21%) o di porre domande di attualità (18%).
Nonostante questo uso in crescita, gli intervistati nella maggior parte dei Paesi “rimangono scettici sull’impiego dell’IA nel giornalismo e preferiscono che gli esseri umani mantengano un ruolo centrale”. Si teme, con sempre minore convizione, che l’informazione prodotta principalmente dall’intelligenza artificiale sia “meno trasparente” e “meno affidabile”.
I modelli di AI, infatti, vengono addestrati su contenuti presi da Internet, compresi articoli di stampa, per poter generare testi o immagini in risposta a semplici comandi in linguaggio naturale. Per monetizzare, alcuni media hanno scelto di siglare accordi con i player dell’AI. Altri, invece, hanno intrapreso azioni legali per violazione del diritto d’autore. Il tutto in un contesto in cui la fiducia nei media tradizionali è in calo, secondo altri numerosi sondaggi pubblicati negli ultimi anni. “Questo cambiamento ha permesso a politici come Donald Trump negli Stati Uniti e Javier Milei in Argentina di aggirare i media tradizionali”, avverte il rapporto.
Il rapporto aggiorna anche alcune tendenze già emerse negli anni precedenti. La fiducia complessiva nelle notizie resta stabile, ferma al 40%. Ma cresce la quota di persone che scelgono di evitarle, spesso perché avvertono un impatto negativo sull’umore o si sentono sopraffatte dalla quantità di informazioni, soprattutto su guerre e politica nazionale: oggi si tratta del 40% degli intervistati a livello globale, contro il 29% registrato nel 2017. Rimane invece bassa, seppur in crescita, la disponibilità a pagare per accedere alle notizie online. A meno che non si voglia premiare un particolare progetto capace di lavorare bene sull'affidabilità dei contenuti, sulla cura della community e sulla propria reputazione online.
Le alternative social a X non decollano
Nonostante le polemiche, la piattaforma X, di proprietà di Elon Musk, continua a essere un punto di riferimento globale per il dibattito pubblico, nonostante le critiche dei media e l’uscita plateale di numerosi enti, personalità pubbliche e aziende. I giornalisti e i politici, tutto sommato, non hanno levato le tende e molte 'breaking news' partono proprio da lì. “È sorprendente notare che la capacità di X di raggiungere il pubblico sul piano informativo non sia diminuita nonostante l’esodo di molti utenti di sinistra e giornalisti, compresi alcuni media di rilievo”, scrive il Reuters Institute.
L’11% degli intervistati ha affermato di aver usato X per informarsi nella settimana precedente al sondaggio: una percentuale identica a quella degli anni precedenti. Il social rimane dietro Facebook (26%), YouTube (21%), Instagram (16%, l’unico in crescita) e WhatsApp (15%). Le reti presentate come alternative a X – come Bluesky, Threads o Mastodon – hanno invece un impatto molto limitato, essendo citate da non più del 2% degli intervistati.Negli Stati Uniti, l’uso di X per informarsi è persino aumentato, anche grazie alla vittoria conservatrice di Donald Trump e il ruolo di Musk: lo usa il 23% degli intervistati, con un incremento di 8 punti rispetto al 2024.
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