AGI - "Voterò convintamente a favore del quesito sulla cittadinanza, una proposta di civiltà che sostengo con forza, e di quello sulla responsabilità delle imprese appaltanti in caso di infortunio. Non ritirerò la scheda sul Jobs act, nè sui licenziamenti nelle piccole imprese e sui contratti a termine perché le criticità del mondo del lavoro non riguardano l'articolo 18, ma i salari e la perdita di potere d'acquisto, specie del ceto medio". Lo anticipa Pina Picierno, vicepresidente dem del Parlamento europeo riferendosi all'appuntamento referendario di giugno.
"Per far ripartire il Paese è necessario legare la produzione e il lavoro alla conoscenza. Occorre riconoscere il valore giusto del lavoro con una legge per il salario minimo e rendere effettiva la partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese", sostiene. "Non trovo corretto che uomini delle istituzioni invitino a non andare a votare. La loro non è una posizione illegittima, ma potrebbero evitare", aggiunge con riferimento alle posizioni espresse da Antonio Tajani e Ignazio La Russa.
"Non c'è nessuna resa dei conti in corso" nel Pd, assicura.
"Io dico che non serve una divisione nel mondo sindacale fondata sui tentativi di abiura e rimozione di una stagione politica e di governo", sottolinea. Timori di esprimersi contro Elly Schlein? "Non ho informazioni di questo tipo, ma sarebbe particolarmente grave se ciò accadesse, visto che abbiamo scelto l'aggettivo democratico, non come orpello estetico, ma perché pensiamo che le diversità di vedute siano una ricchezza".
"A chi critica dalla maggioranza vorrei ricordare che l'ultima vera stagione di riforme fu concretizzata proprio dal Pd. Dal governo finora solo annunci". Anche sulla posizione dem sulla guerra in Ucraina, Picierno non vede particolari problemi. "Alla fine contano i voti e quando c'è stato da votare, seppur con qualche sfumatura diversa, abbiamo ribadito una posizione unitaria e difesa di Kiev".