Il Pd contro la stretta sulla canapa". E cita Mussolini

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AGI - Tutto pur di cancellare l'articolo 18 del decreto sicurezza, quello che vieta ogni attività economica relativa alle infiorescenze della canapa industriale. Anche la citazione di Benito Mussolini. Se poi a riprendere le parole del fondatore del fascismo è un deputato del Partito Democratico, significa che il tema è quanto mai sentito.

Le parole di Mussolini sulla canapa

"La canapa è stata posta all'ordine del giorno della nazione, perché per eccellenza autarchica è destinata ad emanciparci quanto più possibile dal gravoso tributo che abbiamo ancora verso l'estero nel settore delle fibre tessili. Non è solo il lato economico agrario, c'è anche il lato sociale la cui incidenza non potrebbe essere posta meglio in luce che dalla seguente cifra: 30.000 operai ai quali dà lavoro l'industria canapiera italiana".

A dirlo, spiega Stefano Vaccari, "non è un consumatore di cannabis, ma Benito Mussolini. Spero che questo convinca la maggioranza che nella canapa industriale non c'è niente di illecito e che i produttori non sono pericolosi spacciatori", aggiunge l'esponente del PD durante la conferenza stampa a Montecitorio assieme alle organizzazioni degli imprenditori del settore.

Le ricadute dell'articolo 18

L'obiettivo comune è quello di richiamare l'attenzione del Parlamento, del Governo e dell'opinione pubblica sui gravi effetti economici, occupazionali e giuridici derivanti dall'entrata in vigore dell'articolo 18 del Decreto Sicurezza.

Il provvedimento, che vieta ogni attività relativa alle infiorescenze di canapa industriale, così come scritto, compromette lo sviluppo di una filiera innovativa, sostenibile e con forte presenza giovanile, viene spiegato in conferenza stampa.

La norma governativa è "ingiustificabile sul piano della salute e della sicurezza ed è un attacco incomprensibile a un settore che è volano di economia sostenibile e occupazione giovanile", dice Vaccari, sottolineando la "necessità di una revisione urgente della norma durante la discussione parlamentare".

Rischi occupazionali

Raffaele Desiante, presidente di Imprenditori Canapa Italia, evidenzia le conseguenze occupazionali: "Oltre 3.000 aziende e più di 30.000 lavoratori rischiano di trovarsi senza futuro. Senza ammortizzatori sociali, migliaia di famiglie potrebbero rimanere senza reddito da un giorno all'altro".

Profili di incostituzionalità e violazioni UE

Ma anche sul piano giuridico, rileva il professor Alfonso Celotto, si riscontrano profili di incostituzionalità e incompatibilità con il diritto UE: "La norma è sproporzionata e non supportata da evidenze scientifiche, oltre a violare i principi di libera circolazione delle merci e della Costituzione, art. 3 e 41".

Sui vincoli europei si sofferma anche Stefano Masini di Coldiretti: "La canapa è riconosciuta come coltura agricola legittima se il THC è sotto lo 0,3%. Il divieto italiano discrimina le imprese nazionali e danneggia l'intera organizzazione economica della filiera.

Occorre tenere aperto un tavolo di lavoro con il governo e il Parlamento per trovare soluzioni utili alla salvaguardia degli interessi economici della filiera".

Dal punto di vista economico e occupazionale, Ivan Nardone (CIA - Agricoltori Italiani) ha ricordato che "la filiera genera oltre 2 miliardi di euro l'anno e impiega 23.000 persone, in gran parte giovani qualificati. Bloccarla significa interrompere un'esperienza di successo anche sul fronte del ricambio generazionale".

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