Woody Allen: "90 anni? E' un po' triste ma non ho scelta"

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AGI - "Non credo che festeggerò perché so che sto invecchiando e chiaramente gli acciacchi aumentano, non è un momento così felice da festeggiare, non sono 25, sono 90 questa volta. In realtà non sento alcun sollievo nell'invecchiare, anche se si dice che si diventa più intelligenti, più saggi, ma in realtà il corpo sviluppa sempre più difficoltà. È un po' triste probabilmente, ma la vita funziona così, non abbiamo scelta". Lo ha detto Woody Allen, ospite eccezionale questa mattina a Radio2 Social Club condotto da Luca Barbarossa e con Ema Stokholma. Il celebre regista è intervenuto in collegamento, dopo aver pubblicato il suo primo romanzo 'Che succede a Baum?' e in vista del suo 90° compleanno che cadrà il prossimo 30 novembre.

"Personalmente non penso che ci sia qualcosa oltre la vita terrena, posso solo fare delle ipotesi, però nessuno lo sa, ma non penso che sia possibile", ha detto ancora il regista. Poi ha aggiunto: "Se dovessi esprimere un desiderio vorrei buona salute per me e per la mia famiglia, non mi interessa l'aspetto fisico, o essere dotato di un talento particolare, l'importante è essere in forma e avere una famiglia che ci ama. L'amore non credo sia una cosa pianificabile - ha spiegato - bisogna immergersi in ambienti sociali, aprirsi, e forse succede. Ma sono solo probabilità".

Il primo romanzo: 'Che succede a Baum?'

Dal 23 settembre è uscito in Italia (in contemporanea con gli Stati Uniti) il suo primo romanzo 'Che succede a Baum?' pubblicato da La nave di Teseo (collana Oceani, traduzione Alberto Pezzotta, pagg. 192; 20 euro). "Ho sempre voluto scrivere un libro, ma non avevo mai tempo tra un film e l'altro - ha spiegato ancora Woody Allen - finalmente sono riuscito ad avere un bel lasso di tempo necessario per riflettere e mettere insieme le idee". E ha aggiunto: "Ho trascorro molto tempo da solo, come chiunque scriva, però quando finisco esco con tantissime persone perché devo realizzare i film e questo richiede mesi di lavoro e tanta, tanta gente".

Il processo creativo e l'umorismo di Allen

"Con me stesso non ho mai bisogno di parlare in realtà - ha proseguito - non mi è mai capitato di essere proprio in disaccordo con i miei pensieri, ma ci sono una serie di questioni che emergono quando penso e delle volte è un po' difficile decidere anche quale parte vuoi poi far emergere. Volevo scrivere un libro serio, che avesse un senso vero e proprio, ma anche interessante, come è lo sfondo di molti miei film. Questo è il modo in cui normalmente lavoro: in maniera molto seria, ma sempre con un pizzico di umorismo".

Realismo e iperbole nei suoi film

E a proposito dei suoi film ha spiegato: "Generalmente non mi capita di fallire come succede ai miei protagonisti, spesso le persone si identificano nei personaggi dei miei film, che emergono da storie che ho vissuto io stesso, letto nei giornali. Ma troppo realismo sarebbe poco interessante e per questo tendo ad utilizzare l'iperbole".

Woody Allen, un mito tra successo e controversie

Woody Allen è un uomo di successo e la sua popolarità non è mai calata malgrado le vicissitudini giudiziarie e le accuse, da cui è stato assolto, di violenza nei confronti della figlia Dylan da parte della ex compagna Mia Farrow (e del loro figlio naturale Ronan Farrow). Ed è cosciente che questa popolarità lo faccia vedere agli occhi del pubblico come una sorta di mito. "Mi è successo nella vita di incontrare delle persone il cui lavoro era per me grande oggetto di ammirazione - ha spiegato - ci vuole qualche minuto per riprendere la concentrazione, capire chi è la persona che stai guardando sullo schermo, che hai sempre ammirato, e iniziare a fare delle chiacchiere pensando che è una persona comune, come te. Questi miti non sono così diversi da lavoratori normali: hanno gli stessi problemi, anche se nello show business si guadagna qualcosina in più".

Il lavoro come rifugio dai problemi

"Il lavoro è prendere la propria mente ed estraniarla da quelli che sono i problemi più seri della vita - ha raccontato poi il regista - la parte migliore di questo è che richiede del tempo che ti impone di pensare, tenendo la tua mente occupata e lontana dalle cose veramente serie e preoccupanti della tua vita. Il lavoro può avere risultati negativi ma non distruggerti. Bisogna sempre fare del proprio meglio quando si fa una scelta: a volte si sbaglia, a volte no, ma nella vita non c'è niente di certo".

Il commosso ricordo di Diane Keaton

Infine, non è mancato un commosso ricordo per Diane Keaton, sua ex compagna e collega di lavoro, nonché amica di una vita (lo ha difeso sempre dalle accuse di Mia Farrow), recentemente scomparsa: "È stata una parte enorme della mia vita. L'ho amata, abbiamo vissuto insieme per qualche anno, e lei è sempre stata la mia grande amica - ha spiegato - ha avuto anche grande influenza sul mio lavoro che ho sempre voluto condividere con lei e avere la sua opinione prima ancora di realizzare film, ma anche dopo averlo realizzato. Ho riso tantissimo con lei, milioni di volte, perché abbiamo un senso dell'umorismo estremamente compatibile - ha aggiunto - gran parte del mio modo di vedere la vita è come se io l'avessi guardata attraverso i suoi occhi, e ho visto cose che non ho mai visto prima. Posso dire che la sua influenza su di me è stata un'influenza grandissima e lei rimane per me la più grande".

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