AGI - Sui referendum riguardanti il Jobs Act i riformisti esercitano libertà di coscienza. Durante una riunione della minoranza interna che si è tenuta l'altra sera il tema dei tre referendum riguardanti la legge simbolo dell'era renziana è stato affrontato. Non si è arrivati a enunciare una linea vera e propria, ma chi ha partecipato alla riunione registra l'orientamento prevalente dei riformisti a votare i due referendum su cittadinanza e responsabilità dell'impresa committente e a non votare o a votare contro le proposte abrogative del Jobs Act (licenziamenti illegittimi, indennità per licenziamenti nelle piccole imprese e contratti a termine).
"Ognuno, nel Pd, ha una sua posizione e si esprimerà secondo la propria storia", fa sapere un esponente della minoranza dem. La linea della segretaria Elly Schlein, che ha firmato tutti e cinque i referendum, è quella di votare cinque sì.
Il ruolo di Bonaccini e l'equilibrio interno al Pd
Contrario all'idea che dalla riunione dei riformisti potesse uscire una linea "alternativa" a quella della segreteria è stato innanzitutto Stefano Bonaccini, presidente del Partito Democratico e punto di riferimento di Energia Popolare, l'associazione interna al Pd che riunisce gli esponenti della minoranza.
Nonostante questo, la leader dem ha sottolineato durante l'ultima direzione che "non saranno chieste abiure a nessuno", come ricordano ancora i riformisti. Tra le file riformiste c'è anche chi assicura che voterà il solo quesito sulla cittadinanza.
Renzi e la critica al nuovo Pd
Intanto, il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, fa sapere: "Il fatto che il Pd abbia detto di votare sì è la prova certificata che il Pd non è più quello di prima", ma "per vincere il Pd ha bisogno anche dei riformisti di centrosinistra".
E lancia un messaggio alla minoranza dem: "Ai riformisti dico: le porte di Italia Viva sono aperte. Noi vogliamo costruire una coalizione in cui il peso delle nostre idee conti. Senza di noi si perde, lo abbiamo visto".
La posizione della maggioranza dem
La posizione della maggioranza dem è agli antipodi: i quesiti referendari "non devono essere una rivincita sul Jobs Act, ma l'occasione per chiudere una stagione in cui si è pensato che la competitività si potesse realizzare con maggiore flessibilità e la svalutazione del lavoro", spiega Andrea Orlando.
"Questa non è la strada. Dopo un anno dall'approvazione del Jobs Act, finiti gli incentivi, in diversi segnalammo come fosse cessata la spinta alle stabilizzazioni dei rapporti di lavoro. Oggi, a fronte della scarsità di manodopera e alla difficoltà alla sua qualificazione, la priorità non è, semmai lo è stata, la flessibilità ma la protezione e la valorizzazione del lavoro anche come fattore di competitività", conclude Orlando.
Schlein e la prova del referendum
Una partita importante anche per il futuro di Schlein in sella al Pd. Se al referendum voterà un buon numero di persone, anche senza raggiungere il quorum, la segretaria avrà dato prova di saper mobilitare gli elettori su un tema per lei identitario come il lavoro e segnerà un punto nella partita interna, contro i riformisti che rivendicano la bontà del Jobs Act.
Dalle fila riformiste, tuttavia, si fa notare che se la segretaria vorrà fare della tornata referendaria una prova muscolare per saggiare la sua capacità di mobilitare l'elettorato, l'eventuale assenza del quorum apparirebbe come una sconfitta personale. Se andrà bene, Schlein si troverà ad affrontare la campagna elettorale per le regionali d'autunno con il vento in poppa, si ragiona ancora in ambienti Pd. E così come alle amministrative di maggio, anche alle regionali i dem che sostengono la segretaria scommettono su un risultato importante.
Strategie regionali: la Toscana come laboratorio
Oltre a Puglia e Marche, dove il Pd schiera due campioni di preferenze come Antonio Decaro e Matteo Ricci, si punta sulla conferma di Giani in Toscana e sulla Campania, dove la coalizione larga sembra garanzia di vittoria.
Passi avanti si registrano in queste ore in Toscana, dove una riunione della segreteria regionale guidata dal deputato Emiliano Fossi ha definito il percorso che porterà alle prossime elezioni regionali.
"L'obiettivo è quello di aprire una nuova stagione politica che veda sempre più protagonista il Pd con una nuova coalizione ampia ed un programma innovativo, in linea con il cambiamento avvenuto negli ultimi anni, in particolare negli ultimi mesi, dove tutti i diritti delle persone, a partire dalla salute e dal lavoro, hanno ripreso centralità nell'amministrazione regionale", si legge in una nota.
Si parte, insomma, dalla gestione moderata e riformista di Eugenio Giani "temperata" dalle istanze della sinistra dem impersonate dal segretario regionale Emiliano Fossi.
Il programma e l'allargamento della coalizione
Per la redazione del programma e la conseguente formazione della coalizione sono stati creati due gruppi di lavoro: il primo, coordinato da Giacomo Cucini e supportato dal lavoro della vicesegretaria del Pd Toscana Stefania Lio e Brenda Barnini, che avrà l'obiettivo di definire il programma elettorale, frutto anche del lavoro di ascolto e confronto fatto con tutte le realtà del territorio e le federazioni.
Il secondo gruppo di lavoro si occuperà invece di avviare il percorso di consultazioni con i rappresentanti dei partiti che il Pd chiama a fare parte della coalizione con la quale si presenterà alle prossime elezioni regionali, "che dovrà essere il più ampia possibile e dovrà fare della Toscana e del centrosinistra un modello e laboratorio più avanzato d'Italia per costruire un'alternativa alla destra di Meloni".
Obiettivi che, prima ancora della partenza delle consultazioni, vengono condivisi da Italia Viva: "Il laboratorio più avanzato d'Italia contro le politiche del Governo Meloni: Italia Viva condivide integralmente l'obiettivo del Pd toscano e del segretario Fossi", dice Francesco Bonifazi, deputato di Italia Viva. "Anche da parte nostra confermiamo la disponibilità a lavorare insieme, partendo da storie e valori diversi ma condividendo l'obiettivo di allargare la coalizione. Siamo pronti a portare le nostre idee al tavolo del programma elettorale fin da subito", conclude Bonifazi.