Razza e la sfida del Piano Mattei: una strategia per rilanciare il ruolo dell'Italia tra E...

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AGI - C’è un luogo che, da millenni, è crocevia di scambi, conflitti, migrazioni e civiltà, le cui coste hanno visto nascere e crollare imperi, e che da troppo tempo, tra sbarchi, naufragi, tensioni geopolitiche e instabilità, viene raccontato e percepito solo come una zona di emergenze e tragedie. Oggi, questo spazio, dopo esser stato colpevolmente trascurato dall’Europa, è tornato a fungere da epicentro strategico sul piano energetico, geopolitico, commerciale e culturale.

Ed è proprio sull’importanza di quel tratto di mare e sulla trasformazione di un’enorme area geografica, che si concentra il libro di Ruggero Razza, da poche settimane in libreria. Nel suo ‘Il Piano Mattei. Come Giorgia Meloni ha riportato l’Europa nel Mediterraneo globale’ (Bonfirraro Editore), l’eurodeputato, numeri alla mano, analizza il perché è necessario tornare a pensare al Mediterraneo come centro e non come confine. E, al contempo - da presidente della delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con i Paesi del Maghreb - spiega le ragioni per cui il governo Meloni ha messo in campo una strategia volta a costituire un nuovo modello di cooperazione con il continente africano. Un’iniziativa da molti osservatori definita la più innovativa e lungimirante in politica estera introdotta dal nostro Paese negli ultimi decenni, considerato che in quelle acque passa circa il 20% del traffico marittimo mondiale e il 65% del traffico energetico diretto nel continente.

Il Mediterraneo che torna globale

Il punto di partenza del libro è semplice quanto cruciale: per decenni, l’Europa ha ignorato totalmente quanto accadeva nel Mare nostrum, oggi sempre più mare globale. Un colpevole abbandono, una sottovalutazione strategica che ha aperto spazi enormi a potenze come Russia e Cina, le quali - spiega Razza - hanno progressivamente consolidato la propria presenza nell’Africa settentrionale e soprattutto in quella subsahariana, anche attraverso la leva migratoria e il controllo delle risorse. All’espansione commerciale di Pechino si è infatti contrapposta la colonizzazione militaristica di Mosca, con l'Occidente sempre più tagliato fuori. E in questo vuoto che si inserisce il cosiddetto Piano Mattei, cavallo di battaglia della presidente del Consiglio sin dalla campagna elettorale del 2022.

Cos’è davvero il Piano Mattei

Il cuore del saggio è un’esposizione puntuale - supportata da numeri, documenti e analisi politiche - di ciò che il Piano Mattei rappresenta: non aiuti unilaterali, non assistenzialismo né ritorni al colonialismo mascherato, ma una piattaforma di cooperazione multilaterale. Il modello proposto è dunque quello di un’iniziativa capace di integrarsi con strumenti europei come il Global Gateway e con le future politiche comunitarie nel Mediterraneo, che ha il potenziale di diventare la cerniera di una macro-area in grado di unire Europa e Africa, arrivando potenzialmente fino all'india.
L’obiettivo è chiaro: garantire sviluppo locale, lavoro, infrastrutture ed energia nei paesi di origine e di transito delle migrazioni. Una visione che si collega direttamente all’idea di “diritto a non emigrare” — espressione non casuale, richiamata dall’autore citando la Dottrina Sociale della Chiesa, da Benedetto XVI fino a Leone XIII.

Non solo strategia: anche cultura, religione, dati

Le oltre due duecento pagine del libro permettono di allargare lo sguardo, perché il Mediterraneo non è solo energia, gasdotti e infrastrutture tecnologiche: è anche cultura, religione, flussi digitali. È il luogo dove passano - letteralmente - i cavi sottomarini che trasportano i dati tra continenti. Ecco perché in quest’area - sottolinea Razza - “il dialogo interculturale non può essere un optional, ma una necessità politica”.
E proprio su questo punto, l’autore dedica ampio spazio anche agli aspetti “intangibili” della cooperazione, sottolineando come la dimensione sociale insieme, appunto, a quella religiosa vada trattata con pari dignità rispetto a quella economica, per ridisegnare i rapporti tra Italia, Europa e Africa. 

Razza, ci ricorda dunque che, in un momento storico in cui il mondo e i suoi assetti geopolitici cambiano giorno dopo giorno, con l’ordine mondiale precedente che non esiste più, dove l’Italia e soprattutto l’Europa rischiano di restare spettatrici dei grandi giochi globali, sostitute da nuove potenze con visioni nel migliore dei casi poco democratiche, nel peggiore autocratiche e totalitarie, il Mediterraneo non è solo il nostro passato, ma può essere il nostro futuro.
Ma solo se saremo in grado di trattarlo con intelligenza, coraggio, visione e rispetto.

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