Pd, si riaccende lo scontro interno. L'ipotesi di un'assemblea a maggio

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AGI - Un chiarimento dentro il Partito Democratico è necessario. Le parole di Goffredo Bettini sono di solito ben pesate. Il 'guru' della sinistra dem le pronuncia in una intervista in cui si sofferma sul piano di riarmo europeo, nervo scoperto dei riformisti Pd. Ma il concetto si può estendere ad altro, dal referendum sul Jobs Act, che vede i riformisti contrari all'abrogazione della legge che fu di Matteo Renzi, allo schema delle alleanze. Un chiarimento sull'identità stessa del partito.

Le parole di Bettini

"Credo che la segretaria saprà scegliere il momento opportuno per arrivare ad un chiarimento interno". Quel momento, riferiscono fonti Pd, potrebbe arrivare a maggio con la convocazione dell'assemblea nazionale. Un appuntamento "di rito", viene spiegato, dato che il Pd è tenuto, da statuto, a celebrare un'assemblea ogni sei mesi. Ora, la regola è stata spesso aggirata, ma questa volta la convocazione dell'assise potrebbe tornare utile a Schlein e alla maggioranza che la sostiene. Primo, per serrare i ranghi in vista dell'appuntamento referendario. Secondo, per lanciare la campagna elettorale che porterà il Pd alle regionali d'autunno. Due appuntamenti segnati in rosso sul calendario della segretaria perché da quelli dipenderà molto del suo futuro in plancia di comando.

Il referendum e il futuro di Schlein

Se al referendum voterà un buon numero di persone, anche senza raggiungere il quorum, Schlein avrà dato prova di saper mobilitare gli elettori su un tema per lei identitario come il lavoro e segnerà un punto nella partita interna, contro i riformisti che rivendicano la bontà del Jobs Act. Non si sa ancora per certo se questo avverrà prima o dopo l'assemblea, ma a sentire fonti parlamentari Pd sembra quasi certo che l'assise sarà convocata prima dell'8 e 9 giugno, quando si voterà per il referendum e per i secondi turni delle amministrative. Se andrà bene, Schlein si troverà ad affrontare la campagna elettorale per le regionali d'autunno con il vento in poppa, si ragiona ancora in ambienti Pd.

Le sfide elettorali e le prospettive

E alle regionali i dem che sostengono la segretaria scommettono su un risultato importante. Oltre a Puglia e Marche, dove i dem schierano due campioni di preferenze come Antonio Decaro e Matteo Ricci, si punta sulla conferma di Giani in Toscana e sulla Campania, dove la coalizione larga sembra garanzia di vittoria. Una vittoria per quattro a uno, con l'incognita Veneto. Il primo passaggio, dunque, è l'assemblea che servirà a Schlein per ribadire l'impianto identitario che, ormai a cicli regolari, torna ad agitare le anime dem.

Lo scontro fra Bettini e i riformisti

Lo scontro fra Bettini e i riformisti del Pd è stato solo l'ultimo capitolo di una lunga serie. Bettini riconosce alla segretaria Elly Schlein di aver retto il partito con una tenacia e accortezza senza la quale i dem sarebbero esplosi. Ora, però, è arrivato il momento di chiarirsi le idee, spiega nell'intervista che riaccende gli animi tra i riformisti. Pina Picierno ribatte accusando Bettini di "un ripiegamento identitario lontano anni luce dalle origini del Pd".

La difesa della sinistra dem

La sinistra dem fa muro a difesa dello storico esponente Pci-Pds-Ds-Pd: "Davvero occorre un dibattito che con serenità affronti il tema di come si sta in questo tempo nuovo senza essere ostaggio degli schematismi del passato", sottolinea Andrea Orlando. Tra gli esponenti Pd di lungo corso c'è anche chi si spinge a prefigurare cosa accadrebbe nel caso di 'percorso netto' di Elly Schlein: un risultato buono sotto il profilo dell'affluenza al referendum e una vittoria alle regionali, potrebbero rappresentare una tentazione di anticipare il congresso che, a quel punto, sarebbe una buona 'vetrina' in vista delle politiche.

Una possibile vittoria al Congresso

Al momento, poi, non si vedono all'orizzonte candidati in grado di sfidare la segretaria alle primarie aperte. E una vittoria coronata da un pieno ai gazebo sarebbe anche una ipoteca importante sulla futura leadership del centrosinistra. Ma i "se", a questo punto, diventano troppi per disegnare uno scenario attendibile: "È troppo presto, per ora si guarda a maggio", frena un esponente della maggioranza interna.

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