Meloni a Washington. Oggi l'incontro con Trump per facilitare il dialogo Usa-Ue

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AGI - Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è atterrata alla base di Andrews, nei pressi di Washington, in vista dell'incontro programmato per le 18 (orario italiano) - alla Casa Bianca con il Presidente americano, Donald Trump. Meloni e la delegazione italiana saranno ospiti del Presidente americano presso la Blair House, dove alloggeranno fino al termine della visita.

L'accoglienza riservata dal protocollo della Casa Bianca alla premier Giorgia Meloni, a Washington per il suo primo bilaterale con il presidente Donald Trump, è degna, come si è soliti dire, delle grandi occasioni. Sono dettagli non secondari a rivelarlo, come l'apertura della storica 'dependance' dei Presidenti degli Stati Uniti che tutt'ora la Casa Bianca, in casi particolari, mette a disposizione di alti funzionari, Vip e delegazioni straniere in visita. Blair House, edificio del XIX secolo unanimemente considerato un tardo esempio di Federal Style, per duecento anni è stata testimone di alcuni dei passaggi più significativi della storia politica, diplomatica e culturale statunitense. Si trova all'interno del perimetro della Casa Bianca, sulla centralissima Pennsylvania Avenue, e qui alloggerà la premier italiana e la sua delegazione, ospiti del presidente Trump fino al termine della visita.

Già questo, sottolineano gli addetti ai lavori, è un segnale di attenzione protocollare, un gesto di riguardo che negli ultimi tempi, anche per via dei costi, è stato riservato sempre meno frequentemente alle delegazioni in visita ufficiale nella Capitale.

La storia di Blair House

Costruita nel 1824, Blair House, è rivestita da tipici mattoncini in terracotta rossi che richiamano in realtà lo stile residenziale vittoriano. Un edificio dall'aspetto sobrio, in sintonia con gli arredi classici degli interni, che vanta tuttavia una storia non irrilevante nonché scandita da diversi aneddoti.  Dopo esser stata a lungo una residenza privata, questa dimora è servita come guesthouse dell'inquilino della Casa Bianca e pertanto ha fatto spesso da sfondo a incontri di alto livello e alle colazioni ufficiali organizzate dal presidente di turno.

Un'altra missione ufficiale che le è stata adibita è quella di ospitare il Presidente neoeletto degli Stati Uniti e la sua famiglia almeno cinque giorni prima dell'insediamento ufficiale, fino al trasloco definitivo negli appartamenti della Casa Bianca. Nelle stanze di questa residenza, tutti i presidenti americani degli ultimi 60 anni hanno preparato il loro discorso d'insediamento. Qui hanno anche soggiornato le vedove dei presidenti defunti - come Nancy Reagan e Betty Ford - durante la preparazione dei funerali di stato dei loro mariti. In tempi ben più recenti la tradizione fu rispettata anche in occasione dell'imponente cerimonia funebre organizzata per l'ex presidente Jimmy Carter che, non a caso, ha visto la sua famiglia partire in corteo, da Blair House fino alla cattedrale nazionale di Washington.

Le sale più celebri di Blair House, fra tutte la 'Lee Dining Room' sono testimoni di episodi cruciali della storia contemporanea statunitense come certifica il voluminoso "guest book" di Blair House, a detta degli storici, un documento di come le relazioni internazionali tra Usa e resto del mondo si sono evolute dal 1942, data in cui il governo federale Usa acquistò l'edificio per gestire il numero crescente di capi di Stato in visita a Washington, durante la seconda Guerra Mondiale. Tra i primissimi a soggiornarvi, nel 1944, il generale De Gaulle, allora leader in esilio della Francia libera. Si ricorda anche la permanenza, nel 1948, del primo presidente del governo provvisorio israeliano, Chaim Weizman, e dell'ex premier indiano Nehru, leader della battaglia per l'indipendenza nonché dei Paesi non allineati. E poi, dagli anni '80, vi soggiornarono anche Francois Mitterand (1988), la Regina Elisabetta e il Principe Filippo (1991), Boris Yeltzin (1992), Ariel Sharon (2001) e l'ex premier giapponese Junichiro Koizumi, nel 2001, pochi giorni dopo le stragi dell'11 settembre.

Tra i grandi ad avere l'onore di firmare il libro delle presenze di Blair House figurano anche l'ex presidente della Repubblica Sandro Pertini (nel 1982) e, nel febbraio del 2013, l'ex presidente Giorgio Napolitano, in visita di commiato a Washington e, in questa circostanza, "special guest" dell'allora presidente Usa Barack Obama. Alcune delle pagine piu' emblematiche della storia Usa, secondo gli studiosi, sono state scritte proprio nelle sale assolutamente non sontuose di questa residenza dove, durante la seconda guerra mondiale, visse anche l'ex Presidente Harry Truman. Ed è proprio qui, si narra, che Truman lesse il famoso "lungo telegramma" redatto da Mosca dal giovane diplomatico George Kennan: 5mila parole sulla reale situazione politica dell'Unione Sovietica ovvero il primo input a elaborare la "dottrina Truman" che marco' la fine dell'isolazionismo Usa e la politica estera americana nei 40 anni di Guerra Fredda.

Sempre nella 'Lee Dining Room' dove Truman era solito tenere le sue riunioni di governo fu preparato il "Foreign Assistance Act" (1948), che dette il via al Piano Marshall per la ricostruzione dell'Europa. Anche per questa ragione e' 'prassi' consolidata che i leader europei a Blair House si rechino nella Lee Dining Room, come gesto di apprezzamento per l'assistenza allora fornita dagli Usa. Una prassi che sicuramente anche la premier Meloni non manchera' di rispettare.  

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